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LA SUCCESSIONE DELLE DITTATURE IN PERÙ
L'invasione napoleonica della Sna (1808) incoraggiò le aspirazioni dei creoli all'indipendenza, ma la presenza di truppe snole a Lima, le tendenze conservatrici dell'oligarchia peruviana e l'energico governo del viceré J.F. Abascal (1804-l816), scongiurarono la rivolta. Dopo l'insurrezione di Cadice (1820), il generale argentino José de San Martin, proveniente dal Cile, alla testa di un esercito argentino e cileno, entrò in Lima insorta, proclamando la Repubblica indipendente del Perù (28 luglio 1821). Ricevuto il titolo di "protettore", esercitò la dittatura fino al settembre 1822; in seguito fu sostituito nel governo del paese da José de la Riva-Agüero (febbraio 1823), deposto poco dopo. La definitiva vittoria sulle forze snole, attive a El Callao e all'interno del paese, fu merito di Bolivar che, sceso dalla Colombia, attaccò e distrusse l'esercito snolo nelle battaglie di Junin e di Ayacucho (1824); nel 1826 modulò l'ultima guarnigione coloniale, quella del Callao.
Fallito il progetto di Bolivar, di una confederazione fra il Perù e la Gran Colombia (1827), il paese, vittima delle rivalità fra i vari caudillos, subì una serie di pronunciamentos militari, culminata nel colpo di stato (1836) del generale A. Santa Cruz, presidente della Bolivia che, approfittando del disordine politico in cui si trovava il Perù, riuscì a creare una Confederazione peruviano-boliviana della quale si dichiarò presidente. Il Cile, sentendosi minacciato, dichiarò guerra alla Confederazione e, nel 1839, l'esercito cileno con l'appoggio di emigrati peruviani sconfisse Santa Cruz restaurando l'indipendenza del Perù. Il paese tuttavia ritornò nel caos, finché il generale Ramon Castilla, sconfitti i capi militari rivali, ristabilì l'ordine all'interno del paese. Presidente della repubblica per due volte (1845-l851, 1858-l862), Castilla sviluppò l'economia nazionale, favorendo gli investimenti di capitale straniero per lo sfruttamento del guano, di cui si scoprì l'alto valore commerciale come fertilizzante, e del salnitro. Con queste risorse, riorganizzò le finanze del paese e iniziò il amento dei debiti stranieri; sviluppò le comunicazioni interne e fece costruire la prima ferrovia del Perù fra Lima ed El Callao.
In seguito, politicanti corrotti sperperarono le ricchezze accumulate con il commercio del guano, gettando il paese in una grave crisi finanziaria. Di questa situazione approfittò la Sna occupando, col pretesto di supposti maltrattamenti di cittadini snoli, le isole Chinchas, ricche di guano (1864); ne seguì una guerra navale tra la Sna e il Perù, al quale si erano alleati Cile, Bolivia ed Ecuador. La flotta snola fu costretta a ritirarsi dal Pacifico dopo il bombardamento del Callao (1866), rinunciando ai suoi sogni di riconquista coloniale; una tregua fu stipulata nel 1871, seguita, nel 1879, da un trattato di pace. Ad aggravare la crisi economica in cui si trovava il paese (acuita dal calo dei prezzi del guano) concorse la guerra del Pacifico scoppiata nel 1879, in cui il Perù, alleato alla Bolivia, fu sconfitto dal Cile e la capitale stessa venne occupata. Il governo di Lima in base al trattato di Ancon (1883) dovette cedere al Cile la provincia di Tarapacà ricca di salnitro, e subire per dieci anni l'occupazione dei distretti di Tacna e di Arica, che solo nel 1929 ebbero la loro sistemazione definitiva (Tacna al Perù, Arica al Cile). Rovinata dalla guerra del Pacifico e dall'occupazione militare cilena, la nazione fu retta da vari governi militari con l'appoggio dei proprietari terrieri.
Lo sfruttamento minerario (oro, argento, rame, zinco, petrolio) prese nuovo slancio all'inizio del XX secolo. Sotto la presidenza di A.B. Leguia y Salcedo (1919-l930), già capo dello Stato dal 1908 al 1912, la ripresa economica venne stimolata dall'apertura del canale di Panama e dalla sempre più massiccia penetrazione del capitale statunitense. A quell'epoca, sotto l'influsso delle rivoluzioni russa e messicana si formò l'Alianza Popular Revolucionaria Americana (APRA), di tendenza marxista, fondata nel 1924 con un programma di nazionalizzazione delle risorse del paese e di riforma agraria in favore degli Indios. Dopo una serie di dittature militari (nel 1935 l'APRA venne messa fuori legge), la legalità fu ristabilita dal presidente Manuel Prado y Ugarteche (1939-l945), che diresse il paese durante la crisi con l'Ecuador per questioni di confine (1941-l942) e scese in guerra contro le potenze dell'Asse (febbraio 1945). La partecipazione dell'APRA alla vita politica portò alla costituzione di un Fonte democratico nazionale, che nelle elezioni presidenziali del 1945 appoggiò la candidatura di José Luis Bustamante y Rivero (1945-l948). Le riforme del governo Bustamante, controllato dagli "apristi", provocarono la reazione degli elementi più conservatori sfociata nel colpo di Stato del generale Odria (1948), eletto presidente della repubblica nel 1950.Alle elezioni presidenziali del 1956 fu rieletto, con l'appoggio degli "apristi" e dei liberali, Manuel Prado y Ugarteche. Dopo un nuovo colpo di Stato del generale R. Pérez Godoy (1962), le consultazioni dell'anno successivo conferirono la presidenza al liberale Belaunde Terry. Ma l'instabilità di tale governo, l'assenteismo degli ambienti politici in merito ai problemi dei contadini e una serie di violenti scioperi furono all'origine del colpo di Stato del generale Juan Velasco Alvarado (ottobre 1968), che sciolse le camere, proibì i partiti politici e insediò al potere una giunta militare. Questa si propose di fronteggiare la precaria situazione economica del paese e come primo atto nazionalizzò i giacimenti petroliferi. Nonostante le tensioni con gli Stati Uniti (diverse società statunitensi erano interessate allo sfruttamento delle risorse del paese), la giunta militare procedette verso la nazionalizzazione delle fonti di ricchezza e indirizzò con oculatezza gli investimenti stranieri. Nel giugno 1969 la riforma agraria, una delle più avanzate del continente, colpì il latifondo e le piantagioni delle comnie americane, avviando contemporaneamente il processo di integrazione degli Indios. Riforme vennero inoltre attuate nell'ambito del sistema bancario, della pubblica istruzione e della pubblica amministrazione. Tale politica, non sostenuta da una sinistra indecisa, incontrò la dura opposizione della destra e nel novembre 1973 il governo dovette fronteggiare una serie di disordini e di scioperi con la proclamazione dello stato di assedio.
In politica estera la giunta militare concluse importanti accordi con la Sna, ma nello stesso tempo aderì ai paesi non allineati (1973) e firmò importanti accordi con l'Unione Sovietica e altri paesi socialisti.
L'originale esperienza peruviana ebbe termine con il colpo di Stato dell'agosto 1975, che portò alla presidenza il primo ministro, generale Morales Bermudez. Crebbero però i contrasti nell'ambito delle forze armate con scontri aperti e sollevazioni. Le misure economiche del nuovo governo provocarono inoltre scioperi e manifestazioni di massa. Il governo procedette rapidamente all'abolizione delle nazionalizzazioni, restituendo ai privati importanti settori dell'economia, e all'eliminazione di ogni controllo sugli investimenti stranieri.
Nel 1977 dirigenti sindacali e politici furono espulsi dal paese e la repressione colpì anche alcuni generali collaboratori di Velasco.
La stessa Chiesa criticò aspramente la violenza della repressione operata dal governo operata dal governo. Questo nel giugno 1978 diede inizio formale al processo di ritorno del potere ai civili con le elezioni dell'Assemblea costituente. Tale processo, che ebbe una tappa fondamentale nella costituzione del luglio 1979, trovò la sua conclusione nel maggio 1980 con l'elezione del liberale F. Belaunde Terry alla presidenza della repubblica.
Le elezioni legislative del novembre successivo furono vinte però dalla coalizione di sinistra, sintomo dello scontento che l'operato del governo generava nella società. La tensione si accrebbe, malgrado non mancassero momenti di unità, come in occasione degli scontri con l'Ecuador a causa di una vecchia controversia sul diritto di accesso al Rio delle Amazzoni e delle continue tensioni con il Cile a proposito dello sbocco al mare della Bolivia e dello spionaggio militare reciproco.
Nel corso del 1980 riprendeva attività l'azione guerrigliera e terroristica di Sendero Luminoso nelle regioni andine, di orientamento maoista e già attivo nel periodo 1970-l978. Il decennio si presentava quindi carico di tensioni, giacché a fronteggiare una guerriglia efficiente e fanatica era un governo del tutto insensibile ai bisogni popolari, con una politica economica ispirata al neoliberalismo reaganiano e appiattita sulle dure richieste del Fondo monetario internazionale (FMI).Nel 1982 Sendero Luminoso con una serie di attacchi mise in grave difficoltà il governo, tanto che Belaunde Terry si vide costretto a proclamare lo stato d'emergenza. Nonostante gli arresti in massa e la denuncia del complotto internazionale, le atrocità commesse dalle forze governative e le accuse di corruzione costrinsero Belaunde a sostituire il primo ministro M. Ulloa con l'economista liberalista F. Schwalb Lopez Aldana e a ricercare nuove alleanze moderate in vista delle elezioni municipali del novembre 1983. Malgrado ciò, nel corso dell'estate Sendero Luminoso mise in grave difficoltà il governo con attacchi in diverse province e alla periferia della capitale. Questa fu inoltre paralizzata alla fine di settembre da uno sciopero generale.
In tale clima le elezioni municipali di novembre segnarono il successo dell'APRA e della coalizione della Sinistra Unita. Nei mesi successivi lo stato d'emergenza venne esteso a 12 province, senza che tuttavia azioni di guerriglia e scioperi fossero ridotti. Nel marzo 1984 Schwalb rassegnò le dimissioni e alla carica di primo ministro venne chiamato S. Mariategui, che nel giugno successivo estese lo stato d'emergenza a tutto il paese e sospese per trenta giorni ogni garanzia costituzionale. In luglio la responsabilità delle azioni antiguerriglia fu affidata alle forze armate e subito dopo ebbe inizio una massiccia epurazione nelle file della polizia come risposta alle denunce di atrocità nella repressione dell'opposizione. Le critiche all'operato del governo non si attenuarono e il presidente Belaunde, contrario a ogni trattativa con la guerriglia, sostituì il primo ministro Mariategui con L.Percovich, considerato un duro (ottobre). Mentre il Perù perdeva credito anche presso il governo degli Stati Uniti, che sospesero il programma di aiuti, si tennero le elezioni presidenziali nell'aprile del 1985. Queste videro il successo del candidato dell'APRA, Alan Garcia, e al secondo posto il sindaco comunista della capitale, Alfonso Barrantes. Sendero Luminoso, malgrado la grave sconfitta delle forze moderate, non cambiò il suo programma di lotta al governo, costringendo il neopresidente a prorogare lo stato di emergenza nelle province che ospitavano le principali basi della guerriglia (giugno 1985).
Nei mesi successivi Garcia cercò di fronteggiare la grave situazione economica e contemporaneamente di allontanare dalle forze armate gli elementi più compromessi. A pesare sull'economia del paese era il debito estero e in ottobre, alla conferenza del FMI a Seul, Garcia dichiarò che avrebbe drasticamente limitato i amenti., accusando il Fondo monetario di preoccuparsi esclusivamente di far affluire i capitali nelle banche degli Stati Uniti. Garcia si attirò in tal modo le ire di Washington, ma ottenne la solidarietà delle neodemocrazie latino-americane e dei paesi europei. La lotta con Sendero Luminoso si intensificò nel corso del 1986 e Garcia, che fu costretto a decretare lo stato d'emergenza nella capitale (febbraio), sfuggì a diversi attentati. Nel giugno successivo l'internazionale socialista, esprimendo il suo sostegno al governo peruviano, tenne a Lima il 17° congresso ma l'avvenimento venne funestato dalla sanguinosa repressione della rivolta organizzata in alcune carceri da Sendero Luminoso. A causa di questo avvenimento il ministro della giustizia L. Gonzalez Posada rassegnò le dimissioni e il capo della guardia repubblicana venne destituito. In seguito una commissione parlamentare d'inchiesta attribuì al presidente e al governo la responsabilità del massacro. Nel luglio 1987 Garcia decretò la nazionalizzazione delle banche, suscitando un vasto movimento di protesta, alla guida del quale si pose lo scrittore M. Vargas Llosa. Pressato dalla guerriglia, dall'opposizione sindacale e dalla destra, il presidente, malgrado i continui rimpasti di governo, non riuscì a fronteggiare la crisi economica e il malessere sociale da questa determinato. Nel 1988 gli scioperi videro la partecipazione dei sindacati governativi, mentre l'inflazione superava il 1000% e i piani di austerità si succedevano senza risultato. Garcia affidò allora la carica di primo ministro a L.A.Sanchez, uno dei più prestigiosi leaders dell'APRA (maggio 1989), che però si dimise pochi mesi dopo. Nelle elezioni presidenziali dell'aprile 1990, mentre il candidato dell'APRA otteneva il 14% dei voti, lo scrittore Vargas Llosa si vide contrastato dall'indipendente Alberto Fujimori, di origine giapponese, sostenuto da una nuova formazione politica ("Cambio '90").Nel ballottaggio quest'ultimo ottenne i voti degli Indios, dei meticci e dei ceti meno abbienti in genere, scongendo in modo schiacciante il favorito. L'elezione di Fujimori, lio dell'unica potenza economica non bianca, in un paese sull'orlo della bancarotta rappresentava così una speranza. Il programma di risanamento economico del nuovo governo provocò un'inedita estensione della povertà, un grave conflitto sociale e un'escalation di violenza.
Esso è stato però messo in crisi dalla tragica epidemia di colera esplosa all'inizio del 1991: i paesi confinanti hanno subito chiuso le frontiere mentre i mercanti europei e americani hanno bloccato l'importazione degli ortaggi e del pesce peruviani, mettendo in crisi due settori fondamentali della sua economia. Nella difficile situazione venutasi a creare Fujimori accentuò il lato antidemocratico del suo governo e nel 1992, forte dell'appoggio dei militari attuò un colpo di stato incruento: sospesa la costituzione e sciolto il parlamento, dichiarò lo stato di emergenza.
Nel 1993 venne approvata la nuova costituzione che estendeva i poteri presidenziali, consentendogli la ricandidatura per due mandati consecutivi, e istituiva un parlamento bicamerale e introduceva la pena di morte.
Con la cattura nel 1994 di Abdon Cruzzat, presunto capo militare di Sendero Luminoso, iniziava una dura repressione dei movimenti sovversivi cui si aggiunsero dei risultati favorevoli in campo economico. Tutto ciò portò Fujimori a vincere con oltre il 64% dei voti le elezioni presidenziali del 1995. All'inizio dell'anno una guerra non dichiarata era scoppiata tra l'esercito peruviano e quello ecuadoriano nella regione della Cordigliera del Condor, importante zona di confine che i due paesi si contendono fin dal 1942 poiché costituisce l'accesso al Rio delle Amazzoni e i relativi diritti di navigazione. Dopo numerosi scontri, il 28 febbraio i due paesi sono giunti ad un comune accordo di cessate il fuoco in attesa di una trattativa che definisca pacificamente e definitivamente la controversia territoriale (1998). Il prestigio di Fujimori è stato messo in grande difficoltà l'anno successivo: il 18 dicembre un comando del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru diede assalto all'ambasciata del Giappone di Lima durante un ricevimento e vi si barricò dentro con 72 ostaggi, chiedendo per la loro liberazione un miglior trattamento per i suoi militanti reclusi nelle carceri peruviane. Dopo tre mesi di negoziati, Fujimori scelse la soluzione di forza e reparti speciali delle forze di polizia fecero un'irruzione nell'edificio dell'ambasciata, penetrandovi da un tunnel fatto scavare nel frattempo in gran segreto, uccidendo tutti i membri del commando e liberando gli ostaggi, di cui però uno trovò la morte durante l'operazione. Nel 1997, dopo numerosi attriti con gli altri Stati componenti, il Perù si è ritirato dalla Comunità andina restando però membro dell'ONU e dell'OAS.
Negli ultimi anni, ad un miglioramento della situazione economica (ma non dell'occupazione, che è diminuita sensibilmente) ha corrisposto un brusco peggioramento della situazione politica del paese. La volontà di Fujimori di imporre una sua terza candidatura (esclusa dalla Costituzione), ha implicato una forte pressione sul sistema politico e dell'informazione da parte del regime e un aumento delle violazioni dei diritti dell'uomo. Fujimori ha anche ottenuto la sostituzione, con persone di sua fiducia, di diversi membri della Corte Costituzionale che si opponevano ad un'"interpretazione" della Costituzione favorevole alla sua terza candidatura. Nel 1998 il Perù ha finalmente firmato l'accordo con l'Ecuador che mette fine ad un contenzioso territoriale sulla Cordigliera del Condor.
Qualche mese fa il presidente Fujimori ha preferito dimettersi in seguito a delle accuse di corruzione.
Storia militare
Le forze armate del paese sono bene organizzate e dispongono di armi ed equigiamenti moderni; al bilancio della difesa è assegnato il 3.3% del PNL; la forza alle armi che nel 1974 era di 55000 uomini, nel 1991 si è raddoppiata per l'esercito e l'aviazione e triplicata per la marina.
Costituzione
In base alla costituzione del 1993 il Perù è una repubblica unitaria di tipo presidenziale. Il potere esecutivo spetta al presidente della repubblica, eletto per sei anni a suffragio universale e rieleggibile per due mandati consecutivi. Egli nomina il primo ministro e i ministri. Il potere legislativo è attribuito all'Assemblea formata da 120, eletti ogni sei anni, unitamente al presidente della repubblica. Sul piano amministrativo il territorio è diviso in dipartimenti e regioni.
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