storia |
LAVORO FEMMINILE
Le donne di qualsiasi componente proletaria occupano sempre
posizioni inferiori, subordinate e peggio ate rispetto agli uomini. Inoltre
subiscono la schiavitù del lavoro domestico. Il lavoro femminile, anche
quello fatto in casa è pertanto antagonista alla società
capitalista. Il risveglio delle lotte femminili e dei contenuti impliciti ed
espliciti di queste lotte avrà sempre più peso ed importanza nel
movimento rivoluzionario. La bestialità dei rapporti di produzione
capitalistici e dei loro risvolti sociali ha risvegliato anche questa enorme
forza sociale; le armi della critica radicale e la critica radicale delle armi
hanno toccato finalmente anche l'ultimo tabernacolo: la sfera della famiglia e
dei rapporti uomo-donna, sfera di decisiva e fondamentale importanza per
spalancare le porte al cambiamento della vita e del mondo. Possiamo dire che
con l'entrata delle donne sulla scena della rivoluzione tutte le forze sono
ormai mature e per i porci è veramente l'inizio della fine!
Indubbiamente la soggettività dell'MRPO, come del resto la sua
composizione non è omogenea e tra le diverse componenti si svolge una
lotta politica e ideologica.
Si tratta di 'contraddizioni in seno al popolo' e la loro esistenza
non contrasta ne esclude uno sbocco strategico unitario.
Noi lottiamo per la ricomposizione soggettiva del Movimento di Resistenza
Proletario Offensivo sul programma di attacco allo stato imperialista e di
costruzione del Partito Comunista Combattente.
C'è chi ha detto che il proliferare dei gruppi armati dà fastidio
alle Brigate Rosse. Se non fossimo certi che si tratta di un altro attacco
degli strateghi della controguerriglia psicologica per tentare di isolare la
nostra organizzazione, ci farebbe piacere che il nemico fosse così
stupido.
In realtà sa bene che la tendenza ad armarsi da parte delle avanguardie
proletarie è inarrestabile, che anzi è destinata ad estendersi;
quello che lo terrorizza è proprio l'eventualità che si superino
i limiti dovuti alla situazione di obiettiva disgregazione in cui nasce la
lotta armata, e si coaguli la direzione strategica del processo rivoluzionario
e si organizzi in Partito Combattente.
Chiaramente l'attacco proandistico del nemico è rivolto a ritardare
il più possibile questa presa di coscienza delle avanguardie di classe,
mistificando spudoratamente i termini della proposta politica che la nostra
Organizzazione rivolge a tutte le avanguardie. Non siamo i soli a farlo, ma
è certo che le Brigate Rosse combattono e lavorano da sempre per la
costruzione del Movimento di Resistenza, perché le avanguardie comuniste
colgano l'occasione storica che si offre per la realizzazione di una crescita
formidabile del processo rivoluzionario. Questo ci riporta ad un'altra
questione centrale e sulla quale si fa molta confusione: la costruzione del
Partito Combattente; bisogna togliersi dalla testa al più presto, ed una
volta per tutte, che lo sviluppo della lotta armata verso la guerra civile
generalizzata, verso la guerra di popolo di lunga durata, possa essere un
processo spontaneo. La guerra di classe nasce spontaneamente dalle condizioni
specifiche e dalle contraddizioni di classe particolari e generali che il
sistema imperialista produce.
L'esigenza a resistere alla ristrutturazione scaturisce
'naturalmente' all'interno della classe operaia e del proletariato e
spinge la sua avanguardia ad armarsi e combattere il decorso della crisi di
regime che crea la situazione oggettiva in cui ci troviamo; è
l'esistenza di una consistente frangia di proletariato rivoluzionario che ha
creato le condizioni della guerra civile strisciante, quale forma reale in cui
si è espresso il movimento di resistenza armato. Radicare la lotta
armata nel proletariato, costruire la sua capacità di vittoria strategica,
non è un processo spontaneo.
Creare le condizioni per un'alternativa di potere, organizzare strategicamente
il potenziale rivoluzionario del proletariato è un processo cosciente e
forzato operato dall'avanguardia comunista. Si tratta quindi di assumersi il
compito e la responsabilità di guidare il proletariato, di porsi alla
sua testa ed assumere la direzione, di costruire tutte le articolazioni del
potere proletario, se si vuole, come noi vogliamo, che la guerra civile
generalizzata sia una tesi vincente e non il solito inutile massacro. La storia
del movimento proletario del nostro paese, può essere considerata, in
definitiva, la storia delle sue sconfitte; anzi se c'è una costante
è proprio quella che quando la lotta diventa guerra di classe e si conura
come alternativa di potere, il nemico ha partita vinta se il proletariato non
riesce a darsi una direzione ed un'organizzazione strategica.
Questo è oggi prioritariamente il compito delle avanguardie comuniste ed
è la costruzione di questa organizzazione che chiamiamo Partito
Combattente.
Noi assumiamo la Prassi Sociale come criterio oggettivo di verità,
convinti che tutti i pensieri che si accordano con la realtà oggettiva
permettono di ottenere successi, al contrario quelli che non si accordano con
questa conducono al fallimento 'non c'è che una verità:
sapere se la si è scoperta o no non dipende da vanterie soggettive, ma
dalla prassi oggettiva. Solo la pratica rivoluzionaria di milioni di uomini
è il metro per misurare la verità'.
Assumere il criterio della prassi sociale come criterio di verità e
perciò anche di validità dell'azione rivoluzionaria ci porta ad
affermare questo principio generale: 'Quando i proletari conducono una
lotta contro la borghesia se agiscono isolatamente o in maniera dispersiva la
loro lotta fallisce; vince se essi agiscono unanimamente e
nell'unità'. E dunque ci porta anche a rilevare una condizione di
debolezza del movimento di resistenza proletario offensivo, vale a dire la
notevole dispersione di forze causata dalla collocazione particolaristica di
molti nuclei combattenti che concludono la loro azione entro i limiti ristretti
delle situazioni specifiche di cui sono espressione.
Molto spesso così l'iniziativa armata stempera la sua efficacia
abbattendosi, anche se con forza eccezionale, su contraddizioni oggettivamente
secondarie. Pertanto l'iniziativa politico-militare di questi nuclei, oltre a
non incidere a fondo sulla controrivoluzione preventiva fatica a darsi un
respiro strategico e a dialettizzarsi sulla questione centrale che il
proletariato metropolitano in questa fase deve affrontare: portare un attacco
disarticolante alla ristrutturazione imperialista dello stato.
Lo stabilizzarsi di questa situazione di estrema frammentazione, sul piano
della soggettività, che alcuni famigerati opportunisti sono giunti
perfino a teorizzare, favorisce inevitabilmente il riflusso verso tendenze
politiche che hanno come carattere principale lo 'spontaneismo
armato' e in taluni casi porta alla esaltazione delle condizioni che
definiscono la sua debolezza tattica e al rifiuto di svolgere una funzione di
avanguardia politico-militare in rapporto agli strati più avanzati del
proletariato. L'iniziativa armata rischia così, al punto più
basso, di restare imprigionata nelle sue determinazioni puramente
'militari' essendo incapace di rappresentare una prospettiva politica
di liberazione.
Imbracciare il fucile è una condizione necessaria ma non sufficiente per
lo sviluppo della guerra di classe rivoluzionaria di lunga durata.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta