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L'Ellenismo - Quadro storico-politico, La cultura greca nell'età ellenistica, Epicureismo e Stoicismo

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L'Ellenismo

Quadro storico-politico

 






Il dominio greco-macedone



Nascono nuovi regni

Declino delle polis

L'incredibile ascesa di Roma


Alessandro, da poco succeduto sul trono del padre Filippo II, dopo aver distrutto l'impero persiano riuscì a creare un organismo statale che si estendeva dalle rive dell'adriatico sino ai confini dell'India e della Cina. La civiltà greca della polis si trovò nel giro di poco tempo proiettata in un orizzonte molto più vasto. Nel 323 a.C. Alessandro muore a Babilonia e immediatamente iniziò una serie di interminabili lotte che videro impegnati i generali dell'esercito alessandrino. I diadochi, cosi venivano chiamati i generali, che avevano partecipato alla prodigiosa conquista tentarono di prendere il posto di Alessandro; ben presto, dal momento che nessuno riuscì ad avere la meglio, iniziò un periodo caratterizzato dalla nascita di una serie di regni autonomi: regno d'Egitto con i Tolomei, il regno di Siria coni Seleucidi, il regno di Macedonia con Antigono, il regno di Pergamo con Attalo . . Le città che avevano fatto la storia della Grecia come Atene, capitale della cultura, e Sparta era ormai in un fase di pieno declino. Questo grande Commonwealth che era venuto formandosi dovette ben presto fronteggiare l'incredibile ascesa di un nemico mortale: Roma. Nel periodo in cui Alessandro era impegnato nell'opera di sottomissione dell'oriente intero, Roma era ancora un piccolo Stato ma nel giro di qualche decennio divenne un'invincibile potenza.
















La cultura greca nell'età ellenistica

 




I caratteri dell'ellenismo

Il cittadino e la società

Individualismo e cosmopolitismo

Uso politico della cultura

La funzione del libro



Nel periodo compreso fra il 323 a.C. (morte di Alessandro) ed il 31 a.C. ( battaglia di Azio ) si formò una società multirazziale e cosmopolita caratterizzata dall'uso di una lingua comune: la koinh. In questo periodo città greche sorsero un po' ovunque dall'Egitto alla Mesopotamia grazie ad un'imponente fenomeno di urbanizzazione favorito dai sovrani ellenistici. Tra le città più importanti possiamo ricordare: Alessandria in Egitto, Antiochia in Siria. La cultura greca finisce per diventare patrimonio comune a tutti i popoli. In questo nuovo mondo a cambiare fu innanzitutto il rapporto fra cittadino e società: la collettività intera partecipava alla vita politica della polis ed i legami di solidarietà sociale erano forti ma adesso il cittadino che veniva inserendosi in un contesto ben più ampio di quello cittadino diventa un suddito in una mescolanza di genti di culture diverse, diventa un microcosmo. L'individualismo ed il cosmopolitismo diventano due importanti caratteristiche di questo tipo cultura che con l'aiuto delle nuove filosofie tende a creare una ura di saggio capace di bastare a se stesso. L'ellenismo fu l'età della specializzazione; l'idea de "l'arte per l'arte" si attesta proprio in questo periodo. Molto importante è la scissione che avviene tra una letteratura definita colta ed una definita popolare. La prima diventa infatti depositaria dei valori più alti della cultura e della civiltà mentre l'altra è più che altra fine ad un intrattenimento di massa. La poesia ellenistica è una poesia d'occasione di cui i più grandi committenti diventano i monarchi del tempo. I sovrani ellenistici diventano dei veri e propri mecenati che commissionano agli intellettuali e ad i poeti di corte opere proandistiche oppure opere fini all'esaltazione della propria persona. Tutto questo accade però con una precisa finalità politica: quella di controllare la cultura e quella di preservare la classe dominante greca. In tutto questo la comunicazione orale perde significato ma occupa un posto di importante rilievo la lettura dei testi perché ormai ci si trova a contatto con un pubblico internazionale. Il libro diventa un modo importante di far fronte alle esigenze di una comunità allargata e dispersa. Si ha la diffusione del libro e di conseguenza vengono a determinarsi una serie di nuovi canoni compositivi: si ha l'uso di un linguaggio diverso basato sull'erudizione e sulla perfezione stilistica. L'arte ben presto con Callimaco diventa un'arte raffinata ed esclusiva.













Epicureo cominciò la sua attività di maestro a trentaduenni. La scuola aveva sede nel giardino di Epicureo, sicché i seguaci si chiamarono "filosofi del giardino". Nessuno dei discepoli di Epicureo è stato in grado di apportare un contributo originale alla dottrina del maestro. Epicureo vede nella vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come liberazione dalle passioni. Il valore della filosofia è dunque puramente strumentale: il fine è la felicità. Mediante la filosofia l'uomo si libera da ogni desiderio irrequieto e molesto; si libera dai turbamenti e dalle opinioni irragionevoli. Con il termine quadrifarmaco vengono indicate le quattro massime fondamentali in cui si articola la concezione epicurea della filosofia come "medicina dell'anima":

liberare gli uomini dal timore degli dei

liberare gli uomini dal timore della morte

dimostrare la facile raggiungibilità del piacere

dimostrare la brevità e la provvisorietà del dolore


La fisica di Epicureo,


Secondo Epicureo la felicità consiste nel piacere, il quale rappresenta il criterio di ogni scelta e di ogni valutazione. L'epicureismo distingue due tipi di piaceri: il piacere stabile o catastematico, che consiste "nel non agitarsi e nel non soffrire" e il piacere in movimento o cinetico che consiste nella gioia e nella letizia. I piaceri stabili sono, in riferimento al corpo, l'aponia (assenza di dolore) e , in riferimento allo spirito, l'atarassia (assenza di turbamento). Epicureo ha una concezione negativà della felicità dal momento che è convinto che essa risieda nella distruzione del dolore. Sulla base della sua visione negativa del piacere Epicureo distingue vari tipi di bisogni:

bisogni naturali e necessari ( la fame, la sete, il sonno)

bisogni naturali e non necessari (i piaceri amorosi)

bisogni non naturali e non necessari ( la gloria, la potenza, l'onore)

Il noto comandamento epicureo "vivi nascosto" deriva dalle premesse del sistema. Infatti, pur credendo fermamente nell'amicizia, Epicureo disdegnava la politica e i suoi affanni, ritenendo che i beni supremi dell'uomo non risiedessero negli illusori fasti del potere, ma nella serenità dell'animo




Il fondatore dello Stoicismo fu Zenone il quale dal momento che era un meteco e non poteva possedere beni immobiliari collocò la sede delle sue lezioni in un locale pubblico: stoa poikile. Lo stoicismo, rispetto alle altre scuole di pensiero, appare come un sistema di pensiero collettivo e in divenire. Due importanti personaggi contribuirono allo sviluppo di questa filosofia: Cleante e Crisippo. Del primo stoicismo ci resta molto poco e quel poco che abbiamo deriva da testimonianze indirette.

Successivamente lo stoicismo entra a Roma (stoicismo di mezzo), grazie al suo codice morale che incontrò il favore della classe dirigente. I personaggi più importanti di questo nuovo periodo furono Panezio e Posidonio. A Roma Panezio conobbe lo storico Polibio e cominciò a frequentare il circolo degli Scipioni.

Secondo lo stoicismo, il cosmo è un entità vivente le cui parti, anche le più minute o quelle che sembrano insensibili, sono legate fra loro da un reciproco influsso.

Sulla base del loro rigido razionalismo gli stoici ritenevano che ciò che fa smarrire ad un uomo la chiarezza della ragione sono le passioni: di qui la necessità di estirparle in ogni modo, ricorrendo in primo luogo alla ragionevolezza e praticando una severa disciplina spirituale. La prima virtù del sapiente è quindi l'apateia (l'impassibilità) davanti ad una qualsiasi situazione e ad ogni evento, per quanto felice o triste esso possa presentarsi. Nulla dunque deve turbare il saggio, nessun dolore e nessuna sofferenza fisica o morale.

Gli stoici professavano una sorta di panteismo fondato sull'identificazione fra Dio e l'ordine dell'universo. Dio secondo gli stoici coincideva con il principio attivo del mondo, ovvero con quel Logos che,agendo sulla materia (principio passivo), produce gli esseri singoli. Gli stoici avevano anche una visione ciclica del mondo dal momento che pensavano che la storia complessiva del cosmo fosse destinata a ripetersi infinite volte, per l'eternità.

La massima fondamentale dell'etica stoica è quella di "vivere secondo natura", intendendo, per natura, sia la natura universale, sia quella umana, che è parte di quella universale. E poiché la natura, in tutte le sue eccezioni, è ordine e razionalità, la massima stoica equivale a quella di "vivere secondo ragione". Gli stoici introdussero nell'etica stoica la nozione di dovere, intendendo, con tale concetto, un'azione conforme a ragione. La virtù era per loro una disposizione costante ad agire in modo conforme alla ragione e al dovere. Secondo questi filosofi, la virtù rappresenta l'unico vero bene e si oppone diametralmente al vizio













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