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L'Illuminismo ebbe origine come movimento filosofico in Inghilterra, che era all'ora il paese più industrializzato d'Europa. Qui non trovò però le giuste basi per svilupparsi, dato che lo stato inglese era improntato sul liberalismo. In pratica la borghesia nata dalla rivoluzione industriale porta avanti l'illuminismo, ma tutte le sue proposte vengono esaudite dal governo, di conseguenza il movimento illuminista non ha grande sviluppo. Dall'Inghilterra, questo nuovo movimento, si trasferì in Francia dove le ideologie illuministiche trovarono terreno eccezionalmente favorevole al loro sviluppo, e alle loro più radicali applicazioni in campo politico e sociale (rivoluzione francese). Questi ideali dalla Francia si proarono poi in tutta Europa.
Le idee illuministe si sviluppano in Francia perché in questo stato vi era una situazione politica e sociale critica. La società francese era basata su tre classi sociali: III ° stato, aristocrazia e clero. Clero e aristocrazia possedevano vasti privilegi, mentre il III ° stato era ad esse subordinato. Anche in Francia comincia a sorgere una borghesia che inizia ad acquisire potere economico e che rivendica la partecipazione al potere politico: è proprio in queste rivendicazioni che le ideologie illuministe trovano terreno fertile per il loro sviluppo.
Alla base del pensiero illuministico sta' l'assoluta fiducia nella ragione umana, considerata unica forma valida di conoscenza (razionalismo
Tutti i problemi che non possono essere affrontati dalla ragione esulano dalla possibilità della conoscenza umana. Di qui l'interesse degli illuministi per i problemi metafisici, che non possono essere risolti per via razionale. Gli uomini hanno nella ragione il loro denominatore comune; di qui deriva da una parte il principio egualitario, che è una delle grandi rivendicazioni della rivoluzione francese, dall'altro la tendenza cosmopolita del secolo: l'individuo, prima di sentirsi lio di questo o di quel paese, si sente cittadino del mondo, viaggia al di la' delle proprie frontiere, impara le lingue di altri popoli.
La fiducia nella ragione, che con i suoi "lumi" deve guidare il mondo e dare origine ad una nuova storia, implica una condanna della tradizione (antistorico), e il rifiuto di un passato di cui i precedenti di varia natura (politici, religiosi ecc.) hanno impedito all'uomo di svolgersi secondo la sua più vera natura, cioè secondo ragione.
In altre parole l'illuminismo coinvolge la vita sociale perché una delle sue idee principali è quella di abbattere tutto ciò che esisteva nel vecchio mondo, che veniva considerato barbarico ed irrazionale. Si vuole rivedere e ricostruire tutta la vita politica, economica e sociale in base alla ragione dell'uomo. Sulla base di questi concetti gli illuministi procedono ad una critica del passato in tutti i suoi settori perché si è convinti che, fino a quel momento, la ragione si era addormentata perché sottomessa alla religione e al potere politico (stato di minorità codificato da Kant).
Per questo motivo non bisogna sottostare a tutto quello che la religione o lo stato afferma, ma ragionare con la propria testa senza lasciarsi influenzare dagli altri. Gli illuministi vogliono quindi riportare la mente dell'uomo ad una "tabula rasa" ed in essa riscrivere tutta la storia non accettandola passivamente ma in modo razionale e critico.
Si inerisce Rousseau per quanto riguarda la concezione della natura e cioè si ha una rivalutazione, da parte dell'uomo, dello stato di natura, al di fuori di ogni convenzione sociale. Questa critica parte dal fatto che l'uomo nasce con dei diritti alienabili (la libertà e il diritto di proprietà) che non gli possono essere portati via da nessuno, ma durante la storia è invece sempre accaduto il contrario.
Uno dei periodi che gli illuministi considerano barbarico è il Medioevo. Questo è importante perché i secoli del medioevo vengono definiti bui, in antitesi con l'appellativo "età dei lumi" (da cui nasce il termine Illuminismo) che appunto dopo un periodo di oscurità venivano a illuminare la ragione umana.
All'interno del Medioevo il periodo a cui gli illuministi guardano con più attenzione è quello dei comuni in quanto l'uomo ha avuto la possibilità di avere un ruolo nel gestire la sua vita.
Nell'illuminismo vi è anche una critica religiosa perché si pensava che tutte le religioni rivelate, in particolare la religione cattolica con le sue istituzioni, utilizzassero la fede religiosa per imporre la propria autorità al popolo e per non farlo reagire a tutte le ingiustizie che subiva.
Per quanto riguarda la religione, gli illuministi riprendono le principali credenze della rivoluzione scientifica:
Materialismo (Newton): si negava l'esistenza di dio dell'anima e di un mondo ultraterreno; esistono solo le cose materiali, se c'è qualcosa dopo la vita terrena è inconoscibile e tutto quello che l'uomo non può conoscere con certezza non esiste.
Meccanicismo: la natura è come una macchina; l'universo fisico può essere paragonato ad una grande macchina priva di anima governata dalle leggi dei corpi in movimento.
La loro è una religione razionale nella quale Dio si rivela non alla fede ma alla ragione dell'uomo. Ciò si conura nel deismo. Il Deismo non ammette direttamente l'esistenza di Dio, però afferma l'idea della divinità intesa come forza coordinatrice dell'universo. Inoltre affermava la necessità di costruire, sulle rovine delle religioni rivelate, una nuova religione che fosse fondata sull'ordine naturale, sulla razionalità e sulla libera manifestazione intellettuale dell'individuo.
Ugualmente importante è il Filantropismo: la disponibilità ad amare e a soccorrere gli altri uomini in quanto egualmente portatori di ragione.
L'illuminismo: LA TEORIA POLITICA
Per quanto riguarda la politica illuminista, emergono tre teorie fondamentali codificate da tre grandi autori francesi.
Montesquieu: monarchia costituzionale con separazione dei poteri, in cui all'aristocrazia spettava il compito di frenare le tendenze dispotiche del monarca.
Voltaire dispotismo illuminato. Voltaire temeva che un eccessivo indebolimento dell'assolutismo generasse solo una pericolosa Anarchia. Quindi propone il dispotismo illuminato, monarchia assoluta in cui il sovrano esercita e adatta una serie di riforme per il bene del popolo.
Rousseau democrazia diretta. Rousseau condanna il progresso materiale e civile della società e gli contrappone un ideale di austera comunità repubblicana dove le virtù morali e politiche contavano più delle scienze, della tecnica e degli artificiosi raffinamenti dei costumi. Uno stato in cui sovrano fosse tutto il popolo e dal popolo derivasse ogni legge, e in cui gli organi di governo fossero al servizio dell'intera comunità.
La critica sociale è basata sul concetto di nobiltà. L'intellettuale illuminista rivendica un ruolo nelle società, ispira a lavori utili per la collettività e rifiuta l'idea tradizionale di nobiltà. L'individuo non nasce nobile ma lo diventa attraverso le sue qualità e il modo in cui le mette in atto nella vita sociale.
L'illuminismo: LA LETTERATURA
Per quanto riguarda la letteratura e l'arte in genere, ne emerge un tipo che ha alla base l'utilità. Tramonta il concetto di "arte per l'arte" per creare un'arte (letteratura) che abbia dei contenuti civili, politici e sociali. Essa deve servire per educare il popolo e siccome è diretta a tutto il popolo borghese non alla vecchia aristocrazia, si modifica il linguaggio che deve essere più comprensibile (privo di arcaismi e termini tecnici) e soprattutto si modifica la struttura del linguaggio perché si passa dalla costruzione indiretta a quella diretta. No quindi alla struttura latina per far posto a quella diretta, più semplice perché ha un ordine ben preciso: in base a questa esigenza sorgerà poi una questione della lingua
Viene preferito inoltre l'utilizzo della paratassi (costruzione del periodo basata sulla coordinazione di frasi indipendenti per mezzo di congiunzioni o per semplice accostamento) più che quello dell'ipotassi (relazione sintattica tra una proposizione principale e una subordinata dipendente dalla prima).
Si introducono nuove forme metriche, si diffonde il romanzo sociale con sfondo politico, si sviluppa la forma di saggio breve e la stampa.
Il Romanzo
L'unico posto dove il romanzo non viene subito accettato come genere letterario è l'Italia dove ancora non c'era una classe borghese alla quale il romanzo era indirizzato; infatti in Italia l'avvento dell'industria e quindi del nuovo ceto sociale avvenne solo più tardi. Il primo romanzo italiano sarà
" I Promessi Sposi" del Manzoni.
Sorge il romanzo a carattere epistolare fra i quali grande rilievo ebbe
"La Nouvelle Eloise" di Rousseau.
Rousseau fra tutti gli illuministi è quello che si distingue maggiormente perché non si abbandona al razionalismo puro ma cerca di rivalutare i sentimenti ed esalta l'uomo allo stato di natura, concezione tipica di Rousseau.
Per quanto riguarda il romanzo Rousseau mette in contrapposizione cuore e ragione con una storia d'amore che non può concludersi in matrimonio e quindi dove non possono prevalere i sentimenti a causa delle convenzioni sociali che impongono il matrimonio di convenienza. Attraverso questa storia quindi fa un'analisi della sensibilità della protagonista Eloisa in contrapposizione alla razionalità del mondo che la circonda. Per questo aspetto Rousseau ha abbandonato il movimento illuminista proprio perché non pensava che l'uomo fosse costituito dalla sola ragione e perché pensava che la ragione aveva portato al progresso negativo per l'uomo che invece dovrebbe vivere allo stato di natura.
Questi aspetti dell'opera di Rousseau hanno avuto influenza sulla filosofia e sulla letteratura successiva cioè sul Romanticismo che partirà riprendendo la sensibilità Roussoiana.
Per quanto riguarda il romanzo abbiamo Ugo Foscolo che verrà considerato il precursore del romanticismo italiano che prenderà come modello "la nuova Eloisa" per comporre "Le ultime lettere a Jacopo Ortis" in cui analizzerà la stessa situazione sentimentale del romanzo di Rousseau.
L'Enciclopedia
Assieme alle altre forme letterarie troviamo l'Enciclopedia.
L'enciclopedia è la più grande opera dell'illuminismo francese. Essa ha come principio di base l'utilità della cultura e quindi è un'opera che vuole far conoscere tutti i settori del sapere ed è rivolta ad un pubblico vastissimo; è strutturata come un dizionario enciclopedico ed ha carattere universale
Dal punto di vista del linguaggio è compilata con un linguaggio accessibile. Dal punto di vista politico i compositori dell'opera hanno trovato grandi difficoltà perché ostacolati nella composizione dalla censura della chiesa e dello stato. Grazie però all'operato di Diderot, che portò avanti clandestinamente la stesura dell'opera, essa venne pubblicata.
Il Sensismo
Nell'ambito dell'illuminismo si sviluppa una corrente definita Sensismo estremamente legata al naturalismo. Ripreso soprattutto da Giuseppe Parini ne
" Il Giorno" , da Carlo Goldoni, che rivoluziona le forme teatrali, e da Vittorio Alfieri. Si rifanno al sensismo anche i fratelli Verri e Cesare Beccaria.
I teorici del sensismo europeo sono soprattutto Helvetius, Holbach e
La Metrie Questi illuministi, partendo dall'empirismo di Locke delineano la teoria sensistica della conoscenza sensista a tutta la vita dello spirito e anche alla morale. Ogni conoscenza è frutto della sensibilità però anche tutti i sentimenti e tutte la manifestazioni affettive sono determinate da una serie di sensazioni. Anche i giudizi morali sono legati alle sensazioni di piacere e di dolore che un individuo prova davanti alle cose e nei rapporti con gli altri individui. Quindi l'interesse personale e collettivo e l'utilità sono alla base di ogni legge morale. Questo concetto è importante perché, per la prima volta nella storia del pensiero, si mette in rilievo l'ambiente esterno e l'esperienza che l'uomo vive nell'ambito della società e come queste cose esercitano sul modo di pensare. Quindi se questo avviene, per migliorare l'uomo basterebbe migliorare la società (da qui traggono le loro teorie Diderot e Voltaire). Questa teoria ha avuto una grande importanza perché in un trattato di Condillac "trattato delle sensazioni" (opera che ha avuto grande divulgazione nell'Italia settentrionale) delinea un'immagine dell'attività razionale dell'uomo come attività sensibile, eliminando la rigorosa distinzione tra pensiero ed esperienza. Questo filosofo dice che il pensiero non è un'attività libera ma è incastonato nel "flusso dell'esperienza sensibile dell'uomo" dei suoi bisogni naturali che si concentrano intorno ai principi fondamentali del piacere e del dolore. In effetti questa teoria è basata su queste sensazioni cardine dell'individuo dalle quali si sviluppano le altre sensazioni e il pensiero.
Giuseppe Parini
Lo scrittore che più si avvicina al sensismo nell'aspetto letterario è Giuseppe Parini che è considerato per quanto riguarda la poesia il più grande illuminista per la sua opera "il Giorno" che accoglie oltre il sensismo anche le istanze sociali dell'illuminismo europeo perché attraverso l'ironia porta avanti una critica molto aspra nei confronti della nobiltà che in quel periodo ha perso il ruolo di guida che aveva precedentemente ed è diventata una classe inetta, improduttiva, che non fa altro che sfruttare privilegi a danno delle altre classi sociali soprattutto a danno della borghesia. La storia è incentrata sulla descrizione della giornata un giovane nobile
L'autore descrive nei particolari tutte le azioni di questo nobile mettendo in evidenza, con la ura retorica dell'iperbole e cioè esagerando le situazioni, come anche compiendo le normali azioni quotidiane il giovane sia affaticato e quindi presenta tutta la sua giornata come una grande fatica.
Oltre alla critica generale c'è anche una polemica contro il costume sociale dei nobili chiamato "Cicisdeismo" che consiste nel fatto che ogni donna della nobiltà, anche se sposata, aveva diritto ad un cavaliere servente chiamato cicisdeo che aveva il compito di soddisfare tutti i suoi voleri. Questo fatto era visto come una degenerazione dei costumi quale adulterio legalizzato che sminuiva il valore reale della famiglia.
Parini ha apportato delle modifiche al sensismo nel senso che, il sensismo europeo ,dal punto di vista della poetica, riducendo tutto alle sensazioni e ai piaceri badava di più all'esteriorità della poesia che al suo contenuto e cioè lo stato d'animo veniva condizionato non dai contenuti ma dalla forma poetica.
Parini sostiene che i contenuti e la forma poetica debbano coesistere ed essere in grado di suscitare nel lettore profonde emozioni. In questo modo Parini unisce il concetto di utilità della letteratura illuminista col concetto di bello della letteratura tradizionale.
L'Illuminismo: ILLUMINISMO ITALIANO
L'illuminismo italiano accoglie in generale tutte le teorie dell'illuminismo europeo ma, come movimento di pensiero, ha incontrato difficoltà perché in Italia ci sono ancora molti fattori che impediscono l'accettazione completa del movimento. Uno di questi fattori è l'arretratezza dell'economia che ha impedito lo sviluppo della classe borghese in contemporanea agli altri stati europei, per cui, questa classe molto debole in Italia non ha saputo influire in maniera incisiva sulle istituzioni tradizionali.
Per quanto riguarda l'Italia possiamo dire che i luoghi in cui per primi si diffondono le idee illuministiche sono Milano e Napoli. A Milano perché essendo la Lombardia a contatto con altri paesi europei è stata sempre la regione all'avanguardia sia per l'economia che per la cultura. A Napoli perché i Borboni avevano portato una serie di riforme ed inoltre perché lo stato era diventato autonomo proprio alla metà del 1700.
L'accettazione delle idee illuministiche è strettamente legata alla politica perché delle tre teorie politiche quella di Voltaire ha preso il sopravvento sulle altre (gli stati europei sono quasi tutti delle monarchie assolute con a capo un sovrano "illuminato"), e, gli stati dove gli intellettuali sono riusciti ad operare d'accordo con la classe politica dirigente hanno attuato una serie di riforme prendendo spunto dall'illuminismo. Per questo in diversi stati ci sono state delle riforme giuridiche e soprattutto nel campo dell'istruzione.
Ad esempio l'Austria si è avvalsa degli intellettuali come Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria ed è per opera di questi intellettuali che essa apportò delle riforme a carattere giuridico. In particolar modo Pietro Verri ha svolto un'opera di rinnovamento, oltre che nella pratica politica, anche con i suoi scritti basati sulla critica ai sistemi di tortura dell'epoca. Possiamo poi indicare Beccaria per il suo "trattato dei delitti e delle pene". L'opera contiene come principio fondamentale quello dell'inutilità della pena di morte e soprattutto la necessità della pena come rieducazione dell'individuo per il suo reinserimento nella società. Questo trattato è stato molto importante perché diffusosi in tutta Europa ha influenzato molti stati nei quali è stato riformato il codice penale in genere.
Illuminismo milanese
Questi intellettuali milanesi si radunavano nel Caffè che era inteso come una sorta di salotto culturale luogo di discussione e dibattito circa i problemi politici civili e letterari, che prende spunto dai Caffè inglesi. I frequentatori del Caffè fondano anche una rivista intitolata appunto "il Caffè".
Oltre a tutti gli altri settori, l'aspetto letterario viene trattato con tono polemico nei confronti della letteratura tradizionale e del concetto dell'arte per l'arte che non aveva nessuna utilità sociale. Gli illuministi ribadiscono il concetto che la letteratura deve essere utile al popolo e per questo deve trattare problemi vivi e attuali e cioè quelli che il popolo vive quotidianamente.
A Milano gli illuministi si riuniscono anche nelle Accademie che sono ritenute luogo d'incontro e di discussione e di scambio di cultura. Sorgono a Milano due importanti accademie:
1. L'accademia dei Pugni che è quella più combattiva che assume più condizioni battagliere nei confronti della tradizione (legata al Caffè vi appartiene Parini)
2. L'accademia dei Trasformati che ha posizioni più moderate ma è favorevole alle riforme (vi appartengono i fratelli Verri)
Critica sulla lingua
Alessandro Verri compone una critica sulla lingua. La sua polemica è incentrata sul vocabolario della Crusca. Verri scrive un articolo pubblicato sul primo numero del Cafè intitolato " rinunzia avanti notaio al vocabolario della Crusca". La polemica è basata soprattutto sulla scelta che nel 1500 era stata fatta per la lingua di Boccaccio e Petrarca. Alessandro Verri si chiede per quale motivo bisognava accogliere solo Petrarca se altri scrittori avevano inventato parole che potevano essere bune da inserire nel vocabolario, e rivendica, inoltre, la facoltà di utilizzare parole nuove, o italiane di nuovo conio oppure importate da altre lingue. Questa osservazione di Verri apre una nuova questione della lingua. Nel periodo illuminista la stagnazione della lingua ha creato problemi perché si diffonde l'uso della traduzione di opere straniere (es. l'Enciclopedia): gli italiani si sono trovati in difficoltà a rendere nella loro lingua tutta la terminologia scientifica, filosofica e anche letteraria contenuta nelle opere straniere. L'italiano non aveva cioè i corrispondenti, bisognava o italianizzare i termini stranieri o coniarne di nuovi che rispondessero a quei concetti e siccome stavano entrando in Italia moltissimi termini francesi possiamo suddividere gli intellettuali in due correnti:
1. Difensori della purezza della lingua
2. A favore di neologismi e francesismi (fra questi troviamo tutti gli illuministi)
La soluzione viene da Cesarotti nel "saggio sulla filosofia delle lingue" che suggerisce di affidarsi di volta in volta alla ragione e cioè l'innovazione del linguaggio culturale ci deve essere quando lo suggerisce l'uso e quando questa innovazione è funzionale, come nel caso della traduzione, e quindi ogni individuo facendo le traduzioni deve rendersi conto se è necessario introdurre un nuovo conio o utilizzare altre lingue. Anche Cesarotti critica coloro che non vogliono innovazioni per puro attaccamento alla tradizione senza rendersi conto che la lingua deve adeguarsi ai tempi.
Pietro Verri e Cesare Beccaria accolgono il pensiero sensista e cioè si indirizzano verso lo studio di meccanismi psicologici della conoscenza e quindi in generale della vita psichica dell'uomo. In particolar modo Beccaria esamina le scelte retoriche dal punto di vista storico psicologico come espressioni di stato d'animo e sensazioni. Quindi in questo modo collega anche la lingua agli stati d'animo (aspetto nuovo rispetto al sensismo europeo).
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