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L'INIZIO DELLA "GRANDE GUERRA"
L'arciduca ereditario d'Austria-Ungheria, Francesco Ferdinando, fu assassinato da uno studente d'etnia serbo-bosniaca a Sarajevo, capitale della Bosnia. L'attentato era stato organizzato da gruppi nazionalistici serbi che vedevano nell'erede al trono un avversario nella creazione di uno Stato jugoslavo sotto il controllo della Serbia. I circoli politico-militari di Vienna, che da tempo miravano a ridimensionare le ambizioni della Serbia, accusarono quest'ultima dell'attentato e gli lanciarono un ultimatum. Nel frattempo, Vienna ottenne l'appoggio della Germania nel caso in cui la Russia fosse intervenuta a favore della Serbia. La Serbia sottoscrisse quasi tutte le richieste tranne quella relativa alla presenza dei rappresentanti austriaci nella commissione d'inchiesta, questo non fu accettato dal governo austriaco e così dichiarò guerra alla Serbia. La Russia proclamò la mobilitazione parziale a favore della Serbia, respinse le intimidazioni della Germania e decise la mobilitazione generale.
Successivamente seguì la dichiarazione di guerra della Germania alla Russia. Anche la Francia dichiarò la mobilitazione militare e la Germania le dichiarò guerra ed invase il Belgio. Dopo questa invasione anche l'Inghilterra dichiarò guerra alle Germania e all'Austria. L'Italia si dichiarò neutrale.
I governi degli Stati belligeranti pubblicarono che la guerra aveva lo scopo di prevenire le minacce degli avversari. I paesi dell'Intesa giustificarono il loro intervento affermando che era stata una reazione inevitabile all'aggressività dei due imperi centrali, soprattutto quello tedesco, inoltre era uno scontro tra democrazia e autoritarismo. Per gli imperi centrali, invece, la responsabilità era della Russia che aveva ordinato la mobilitazione generale.
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