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L'ITALIA E' L'ANELLO DEBOLE DELLA CATENA IMPERIALISTA
Le categorie leniniste di 'catena imperialista' e
'anello debole' determinante da quella esigenza strutturale del
capitale che è lo sviluppo ineguale, si esplicitano oggi in modo
particolarmente evidente nell'area mediterranea; nel divenire della crisi la
linea di demarcazione tra rivoluzione e controrivoluzione non sta più
solo ai confini, ma si sposta sempre più verso il centro della metropoli
imperialista. Infatti all'interno della catena imperialista mondiale, tutto il
sud Europa e il nord Africa, rappresentano oggi un punto delicatissimo
determinato dall'incrociarsi qui di due contraddizioni, entrambe risolvibili
dall'imperialismo solo con la guerra. La prima è quella tra nord e sud,
tra sviluppo e 'sottosviluppo', contraddizione destinata a un
continuo inevitabile aggravamento dell'approfondirsi della crisi; la seconda
è quella tra imperialismo e socialimperialismo, e qui si confrontano in
un'area per entrambi vitale, con grossi punti di instabilità, e che
è, inoltre, il ponte determinante per il controllo del medio oriente,
strategico per le sue riserve petrolifere. E' questa duplicità di
contraddizioni che rende la situazione estremamente fluida, e la presenza
diplomatica e militare dell'imperialismo, sempre più massiccia, non
dimostra tanto la sua forza, quanto la sua debolezza strategica nel settore.
Sui paesi di quest'area si è scaricata una quota rilevante delle
contraddizioni maturate dalla crisi del capitale, e questa ha causato la
rottura degli equilibri complessivi economici, sociali e politici,
preesistenti, generando una accelerazione violenta dello scontro di classe, che
in più punti ha raggiunto la fase della guerra civile, strisciante, o
anche aperta; (Italia, Turchia, Libano, p. es.). L'Italia, poi, introverte
entrambe le contraddizioni; infatti il sottosviluppo in funzione dello sviluppo
è un problema ormai storico, da noi; e oggi il divario tra aree
sviluppate e non, tende a crescere non solo proporzionalmente ma anche in
termini assoluti, generando contraddizioni sempre più esplosive.
La contraddizione tra imperialismo e socialimperialismo è introvertita
qui con la presenza del Partito 'Comunista' più forte e del
capitalismo di stato più esteso dell'Europa occ. Di tutto questo la
strategia di liberazione del proletariato deve tenerne conto. Ultima provincia
dell'impero, l'Italia funziona da 'culo di sacco', pattumiera
d'Europa e cioè da area alla quale la divisione internazionale assegna
una funzione tutt'altro che esaltante: are con il lavoro supersfruttato e
con la disoccupazione selvaggia del nostro proletariato una quota rilevante dei
costi della crisi generale del sistema; funzionare da ammortizzatore rispetto
agli 'anelli' più forti; fare quei lavori
sporchi-pesanti-nocivi-inquinanti-assassini che nessuno, proprio nessuno, vuole
più fare. Guerriglia vuol dire anche rifiuto della condizione di
'negri-bianchi' dell'imperialismo, rifiuto di una subalternità
economica, politica, culturale, scientifica, psicologica, che la quinta colonna
democristiana ci vuole imporre a qualsiasi costo. Guerriglia vuol dire rifiuto
di questa collocazione da 'paese di serie B' dentro il sistema
democratico occidentale, non per una questione di sciovinismo metropolitano, ma
perché rifiutiamo di considerare il nostro futuro dentro i limiti del modo di
produzione capitalistico e in complicità con l'imperialismo, che
è il peggior nemico dei popoli e del proletariato mondiale.
Scongeremo l'imperialismo! E lo faremo insieme a tutte le forze che in tutto
il mondo hanno impugnato le armi e cominciato a lottare.
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