L'Italia: da paese di
emigranti a paese di emigrati. Flussi migratori nel Novecento italiano.
Nell'ultimo secolo
il nostro paese è stato oggetto di flussi migratori riguardanti intere
generazioni di persone, causati soprattutto da motivi economici. Queste ondate
migratorie hanno portato il nostro paese a diventare, ai giorni nostri, un
insieme multietnico e policulturale di individui. Ma
quali sono state le cause reali di queste migrazioni di genti?
La storia socio-economica del nostro paese può
essere suddivisa in due momenti: uno, coincidente con la prima metà del
secolo scorso, caratterizzata da un'economia molto arretrata e da spostamenti
di italiani all'estero; un altro, coincidente con la seconda metà del
secolo passato, caratterizzata da un progressivo benessere economico e
dall'immigrazione di gruppi etnici, appartenenti soprattutto ai paesi orientali
ed asiatici, nella nostra penisola. Infatti all'inizio del Novecento la nostra
penisola godeva di un'unità politica, ma non ancora economica, poiché nel
settentrione erano ancora evidenti i segni della recente industrializzazione,
mentre nel Mezzogiorno la popolazione era ancora legata alla terra, che veniva
gestita spesso con metodi simili a quelli feudali. Inoltre il suolo risultava
spesso poco produttivo a causa dei sistemi di coltura arretrati. La popolazione
contadina si trovava di frequente vittima di crisi agrarie che in quel periodo
erano ricorrenti. Ad aggravare la già tragica situazione economica dei
contadini erano gli esosi tributi imposti loro dalla monarchia. Quindi è
pienamente comprensibile l'ondata migratoria che portò molti meridionali
a spingersi verso l'ignoto in cerca di lavoro e possibilità di guadagno,
soprattutto in America. Nonostante i progetti degli emigranti fossero di
stabilirsi nel Nuovo continente, essi non mancavano di tornare nel paese
natale, perché ancora legati alle proprie origini; ed era naturale che, se
qualcuno avesse offerto loro l'opportunità di acquistare un terreno con
il denaro guadagnato in America, non ci pensavano due volte a sfruttare tale
possibilità, ristabilendosi nuovamente nel Meridione. Ma, purtroppo, gli
eventi e le circostanze negative, che gli avevano spinti alla partenza anni
prima, si ripresentavano puntualmente e con essi anche la miseria. Di certo
molti di loro decidevano di restare in Italia per amor di patria o per amore di
una ragazza. Ma la sorte era uguale per tutti: la miseria. Finalmente con la
fine della Grande Guerra si ebbe l'inizio del secondo momento del Novecento
italiano, quello del cosiddetto "boom economico", che permise anche al
Mezzogiorno di risollevare le proprie sorti, portandolo ad una maggiore
emancipazione economica e sociale. Ma, a partire dagli anni '80, l'Italia da
paese di emigranti divenne un paese di immigrati, desiderosi di lavorare,
provenienti soprattutto da quei paesi che non erano stati coinvolti dallo
sviluppo economico. Infatti la nostra penisola poteva fornire lavoro in quanto
aveva raggiunto una situazione di piena occupazione nelle aree settentrionali
più sviluppate e la disoccupazione persisteva solo al Sud dove
però i giovani rifiutavano di svolgere i lavori più dequalificati
e faticosi. L'ingresso di extracomunitari nel nostro paese era stato facilitato
anche dall'apertura delle frontiere per ragioni turistiche, che aveva permesso
a molti immigrati una permanenza illegale. Questo fenomeno immigratorio
persiste tutt'oggi ed è importante per l'economia italiana, poiché offre
lavoratori disposti a svolgere i mestieri più umili, che altrimenti non svolgerebbe
nessuno. Di inestimabile valore è poi lo scambio culturale che
scaturisce dall'incontro con altre genti. Questi
fattori rendono l'immigrazione un fenomeno che, se controllato, può
agire sicuramente in maniera positiva sull'economia italiana.