LO SVILUPPO DEGLI STATI UNITI

intorno alla metà dell'ottocento gli Stati Uniti erano formati da 31 stati che occupavano la Costa orientale.

Al di là di questa zona, chiamata il Far West, si estendevano immensi spazi inesplorati che presto si sarebbero rilevati ricchi di risorse.

Nel 1849 il presidente degli Stati Uniti annunciò che in California un minatore aveva scoperto un filone aurifero e che probabilmente la zona ne era piena.

L'annuncio del presidente scatenò una vera e propria "febbre dell'oro".

La corsa all'oro e il conseguente popolamento della California fecero comprendere agli americani quale ricchezza era contenuta nello sterminato territorio che si estendeva oltre la frontiera: bisognava collegare le due coste e colonizzare il West. Dall'Est cominciarono a partire migliaia di carovane di allevatori e coltivatori. Gli Americani li chiamarono pionieri.

I pionieri occupavano una fetta di territorio ci costruirono una baracca e coltivarono la terra. Quelle baracche e quelle terra diventarono in poche decine di anni centinaia di migliaia di ranch.

Dietro i coloni avanzarono le comnie ferroviarie private.

Nel 1862 esse fecero varare una legge chiamata Homestead Act che regolamentava la questione della proprietà terriera: chiunque avesse coltivato un appezzamento per al meno cinque anni diventava automaticamente padrone; chiunque lo avesse occupato per almeno sei mesi poteva riscattarlo ando una somma irrisoria.

I pionieri scelsero la prima; invece le comnie ferroviarie scelsero la seconda.

Gli indiani attaccavano i pionieri, e non solo perché si ritenevano i veri proprietari del territorio, ma anche perché la loro economia e la loro società si basava sulla caccia al bisonte, che forniva il cibo e le pelli per vestiti e le abitazioni.

I bianchi e la colonizzazione del West, infine, determinarono lo sterminio dei pellirosse attraverso le Guerre Indiane combattute fra il 1860 e il 1890.