storia |
La sola istituzione presente in modo quasi omogeneo in Europa nei secoli successivi alla ssa dell'impero era la Chiesa. Tuttavia non si trattava dell'organizzazione monolitica di oggi. Svanita l'amministrazione imperiale, dopo il V secolo i vescovi, che venivano eletti dalla comunità dei fedeli - coincidente di fatto con quella dei cittadini maschi - detenevano un grande potere autonomo, di natura non solo religiosa ma anche amministrativa e politica, mentre il papa, quale vescovo di Roma ed erede del primo apostolo Pietro, godeva solo di un predominio formale sui suoi pari. Il vuoto di potere lasciato dall'impero venne colmato quindi dall'autorità della Chiesa, in particolare da quella dei vescovi: nelle città era il vescovo ad amministrare la giustizia, a costruire le mura e a provvedere alla difesa dei cittadini.
Un'articolazione molto importante della Chiesa nelle camne era costituita dai monasteri. Di importanza fondamentale per la civiltà europea fu l'ordine monastico fondato da Benedetto da Norcia all'inizio del VI secolo e diffusosi nei secoli seguenti in tutta l'Europa occidentale. I benedettini ebbero un ruolo eccezionale sia nel convertire al cristianesimo popolazioni ancora ane (come gli angli e i sassoni, a opera di san Bonifacio), sia nel mantenere viva la confessione cattolica sotto le incursioni barbariche. Il monachesimo occidentale, a differenza di quello prevalente nella Chiesa d'Oriente, che era di preferenza contemplativo, si dedicava con uguale passione al lavoro. Furono i monaci a introdurre, tra il VII e l'XI secolo, importantissime innovazioni nella coltivazione dei campi: dalla rotazione triennale all'aratro pesante, dall'uso del cavallo bardato a quello dell'acqua e del vento come fonti di energia per la molitura. Le abbazie divennero spesso centri feudali che dominavano ampie aree territoriali, con numerosi servi della gleba, e gli abati (o, nel caso degli ordini monastici femminili, le badesse) potenti signori feudali. Nei travagliati secoli dell'Alto Medioevo il rango vescovile e quello abbaziale, divenuti molto ambiti, cominciarono ad avere contenuto più politico che religioso, fino a corrompersi e a richiedere drastiche riforme.
Dopo l'abolizione dell'autorità imperiale in Occidente a opera di Odoacre nel 476 d.C., l'Italia centro-settentrionale fu invasa dagli ostrogoti (già convertiti da Ulfila) di Teodorico il Grande, cui si deve una prima sistemazione di tipo feudale del territorio e un coraggioso, ma fallito, tentativo di integrazione giuridica e culturale tra conquistatori germanici e popolazioni soggette. Cacciati i goti dall'Italia al termine delle guerre greco-gotiche, nel VI secolo, l'impero d'Oriente riuscì a ripristinare il proprio controllo su gran parte delle coste, ma il resto d'Italia, dalla Pianura Padana alla Campania, fu sottomessa dai longobardi. Questi si convertirono al cattolicesimo solo sotto la regina Teodolinda, all'inizio del VII secolo, ma diedero ai loro domini, suddivisi tra i guerrieri più forti e prestigiosi con il titolo di duchi, un assetto feudale che sarebbe durato a lungo. Al contempo la loro conversione, tesa a dare una parvenza di sacralità al regno anche di fronte alle pretese bizantine, conferì ulteriore prestigio al papa; quando però insorsero contrasti tra i re longobardi e il papa, nell'VIII secolo, quest'ultimo si rivolse per aiuto ai franchi, nel frattempo anch'essi convertitisi al cattolicesimo. Infine, nel 774, Carlo, re dei franchi, che sarebbe passato alla storia con il nome di Carlo Magno, detronizzò Desiderio e si fece incoronare re dei franchi e dei longobardi. Restarono autonomi soltanto i ducati di Spoleto e di Benevento.
Nel IX secolo, quindi, la dinastia franca dei Carolingi, messasi dapprima al servizio del papa per trionfare sui longobardi e poi servendosene per rendersi definitivamente autonoma dall'impero bizantino, unificò il mondo cristiano occidentale, restaurandovi una sola fonte di legittimazione della sovranità: il Sacro romano impero, che sarebbe durato ben mille anni, dall'800 (data dell'incoronazione di Carlo Magno da parte del papa Leone III) al 1806. Questa consacrazione legittimava il potere imperiale agli occhi di tutti i vassalli del re franco, ma al contempo sanciva definitivamente il primato del vescovo di Roma rispetto agli altri vescovi occidentali, in competizione soltanto - per il primato sull'intera cristianità - con il patriarca di Costantinopoli, consacratore dell'imperatore d'Oriente. Dalla morte di Carlo Magno l'impero, subito suddiviso tra i suoi eredi, non riuscì più a riconquistare una vera unità territoriale e politica, conteso com'era tra particolarismi feudali ed ecclesiastici e talvolta apertamente contestato dai re più potenti. Esso tuttavia rappresentò per secoli, insieme e in concorrenza con il papato, il cemento ideale della cristianità europea in quanto distinta e contrapposta sia agli infedeli musulmani sia, dopo lo 'scisma d'Oriente' - ossia la separazione per motivi teologici e politici tra il papato e il patriarcato di Costantinopoli, consumatasi nell'XI secolo -, ai cristiani d'Oriente, o ortodossi.
Gli ordini monastici svolsero un ruolo fondamentale nella conservazione del sapere classico: una delle attività principali dei monaci era proprio la trascrizione dei testi classici, che venivano copiati e annotati con glosse esplicative negli scriptoria dei monasteri e quindi conservati nelle loro biblioteche. Vennero redatte opere a carattere universale, come le Etymologiae (623) di Isidoro di Siviglia. Alla base del sapere vi era però naturalmente la Bibbia e la teologia era considerata la scienza più importante, alla quale erano subordinate tutte le altre discipline scientifiche, che venivano in genere coltivate con un rigoroso rispetto dell'autorità degli antichi, alimentando così l'impressione di una mancanza di innovazione propria della civiltà medievale.
Le sedi della civiltà alto-medievale erano il castello del cavaliere investito di un beneficio feudale, il monastero e la città fortificata sede vescovile. Le lotte tra questi poteri per il dominio sui territori circostanti, che coinvolgevano imperatori, re e papi, si succedevano senza posa, complicati dalla confusione giuridica, tipica del feudalesimo, tra patrimonio personale e giurisdizione pubblica. In quelle tre sedi si svilupparono concezioni sociali e culturali diverse. Nel castello si formarono le premesse della cultura cavalleresca, fortemente impregnata di umori germanici, mentre nel monastero si coltivò la tradizione classica e biblica. Moltissime città cominciarono a sviluppare, con le fiere periodiche e i mercati permanenti, un ruolo di centro di attività artigianali e di sede di scambio commerciale, che man mano divenne scambio anche di idee e di cultura, in grado di approdare a un profondo rinnovamento con la creazione, tra le altre corporazioni e accanto alla 'scuola cattedrale' del vescovo, della Universitas di maestri e allievi.
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