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La decolonizzazione, Il caso esemplare.: L'INDIA - IL DOMINIO BRITANNICO

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La decolonizzazione .

Il caso esemplare . : L'INDIA



IL DOMINIO BRITANNICO


Tra la fine del 1757 e la prima metà dell'Ottocento la Gran Bretagna si impadronì dell'India pezzo per pezzo. L'India entrò a far parte dell'impero britannico nel 1876 quando la regina Vittoria fu proclamata imperatrice delle Indie. L'India rimase sotto il dominio inglese all'incirca due secoli; per la prima volta l'intera nazione fu unificata sotto un unico governo. A governare questo enorme territorio fu inviato un alto funzionario, che ebbe il nome di viceré. Dal momento che in India in quel periodo si parlavano svariate lingue, l'Inghilterra impose la sua come lingua ufficiale. Il dominio inglese sull'India ebbe due fasi. Dapprima fu soltanto un duro sfruttamento: ad esempio, la fiorente manifattura indiana che produceva tessuti di cotone venne completamente rovinata dalla concorrenza di quella inglese, la quale faceva coltivare il cotone in India con tecniche più avanzate: così i prodotti britannici avevano un costo più volte inferiore di quelli indiani, e talvolta addirittura gli Indiani compravano indumenti e tessuti che erano stati prodotti con lo stesso cotone coltivato in India; anche l'agricoltura indiana fu devastata da quella britannica; l'India, infatti, dapprima era un enorme insieme di villaggi autosufficienti e ciascun villaggio produceva il necessario richiesto dai suoi abitanti, e i campi erano proprietà di tutti; questa "tradizione" era durata centinaia di anni. Con l'arrivo degli inglese si diffuse la grande proprietà latifondistica e i proprietari terrieri si resero conto che era molto più conveniente esportare i prodotti, cosa che fino ad allora non era mai stata svolta. Successivamente, dopo alcune ribellioni, l'Inghilterra modificò il proprio modo di governare l'India, impegnandosi anche a modernizzare la sua economia e a creare una classe media di funzionari indiani istruiti e ben addestrati che collaborassero nell'amministrazione del paese.




Si può sostenere che quella degli Inglesi in India fosse una politica coloniale più intelligente e di larghe vedute rispetto a quella generalmente in uso nell'Ottocento, ma comunque essa mirò soprattutto  a mantenere il controllo di quel vastissimo dominio.

Tuttavia il governo britannico realizzò oltre 50.000 km di ferrovie (di cui una è la quarta al mondo per estensione), 60.000 km di strade e la costruzione di scuole, ospedali, ponti, dighe,e grandi bonifiche agrarie. E non soltanto sorsero grandi piantagioni per produrre materie prime, ma vennero anche create numerose industrie locali per trasformarle in prodotti finiti.


L'INDIPENDENZA


La lotta per l'indipendenza dell'India si identifica per gran parte da Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma ("Grande Anima")., che cercò di far capire ai suoi connazionali indiani che il dominio inglese stata rovinando l'economia del paese, come aveva già fatto con l'artigianato tessile.

Tra le due guerre Gandhi aveva lottato contro il dominio britannico usando un metodo inedito chiamato "resistenza attiva non violenta" e che aveva attirato sul movimento il rispetto e la simpatia di larga parte dell'opinione pubblica occidentale.

In questo periodo il Partito del Congresso aveva avuto a volte al proprio fianco la Lega dei musulmani che però condivideva solo in parte i suoi metodi e aveva un obiettivo opposto: Gandhi combatteva per l'India indipendente ma unita; i musulmani invece volevano uno Stato islamico separato dal resto dell'India.

Dopo essersi opposto all'indipendenza per tutti gli anni Venti e Trenta e avere causato migliaia di morti, nel 1947 il governo britannico concesse l'indipendenza al paese che era stato la "perla" del suo impero. L'esultanza per la vittoria fu però guastata dalla richiesta di seccessione dei musulmani, alla quale Gandhi si oppose invano. Tra la minoranza islamica e la maggioranza induista scoppiarono tumulti sanguinosi (solo a Calcutta ci furono 10 000 morti) e nello stesso anno 1947 l'India venne divisa in due parti:


l'Unione Indiana a maggioranza induista;

il Pakistan a maggioranza musulmana, formato da due regioni geograficamente lontane perché separate da 1700 chilometri di territorio indiano.



Gandhi . "La forza della non violenza"

Il pensiero di Gandhi si basa su tre punti fondamentali:


Autodeterminazione dei popoli: Gandhi riteneva fondamentale il fatto che gli indiani potessero decidere come governare il loro paese, perché la miseria nella quale si trovava dipendeva dallo sfruttamento delle risorse da parte dei colonizzatori britannici.


Non violenza: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Il Mahatma rifiuta la violenza come strategia di lotta in quanto la violenza suscita solamente altra violenza. Di fronte ai violenti e agli oppressori, però, non è passivo, anzi. Egli propone una strategia che consiste nella "resistenza passiva", il non reagire, in altre parole, alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile, vale a dire il rifiuto di sottoporsi a legge ingiuste.

" la mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male, . portato a sistema, non con chi fa il male" (Gandhi, "Gandhi Parla di Se Stesso")


Tolleranza Religiosa: " . il mio più intimo desiderio"  dice Gandhi " . è di realizzare la fratellanza..tra tutti gli uomini, indù, musulmani, cristiani, parsi ed ebrei". Gandhi sognava la convivenza pacifica e rispettosa dei tantissimi gruppi etnici e delle diverse professioni religiose presenti in India. Queste erano delle ricchezze che dovevano convivere e non dividere politicamente la nazione. Purtroppo, gli eventi non andarono come sperava Gandhi.


 













La Vita .

Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (Grande Anima), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell'indipendenza indiana. Nasce a Portbandar in India il 2 ottobre 1869. Dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l'avvocatura a Bombay.


Nel 1893 si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana. Qui ebbe subito le prime esperienze personali, sul treno che doveva portarlo a destinazione, benché munito di biglietto, venne allontanato dal timento di prima classe perché riservato ai bianchi. A Johannesburg per colpa della sua razza non trova albergo. Queste umiliazioni da lui subite non sono dirette soltanto a lui ma a tutta la sua razza, quindi si dovette scontrare con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale.

L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica; e convoca la colonia indiana d'Africa, dove per far sì che tale gente venga accettata dalla collettività, esorta i commercianti ad essere il più onesti possibile, ad avere più cura della pulizia personale e a dimenticare le differenze di casta.



Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce. Alla fine, infatti, il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani.

Si offre per impartire lezioni di inglese gratuitamente, in modo da istruire la gente che non lo sapesse, fonte di imbrogli e vari raggiri. Successivamente prende contatto con le autorità ferroviarie con le quali raggiunge un patto per cui gli indiani, ben vestiti ed ordinati, potranno usufruire del servizio ferroviario di prima e seconda classe.

Dopo un anno di permanenza in Sud Africa, ed ormai risolta la questione legale per cui vi si era recato egli decide di reimbarcarsi per tornare in India, ma la gente che aveva conosciuto lo esorta a restare ancora per almeno un mese in modo da far guida per gli analfabeti di colore; egli accetta pur non sapendo che quel mese diventeranno poi vent'anni.


Nel 1915 Gandhi torna in India, dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l'arroganza del dominio britannico (in particolare, per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell'artigianato). Egli diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.


1919: prima grande camna satyagraha (resistenza non violenta)  di disobbedienza civile, che prevedeva il boicottaggio delle merci inglesi e il non-amento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato.

1921: seconda grande camna satyagraha di disobbedienza civile per rivendicare il diritto all'indipendenza. Incarcerato, rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano chiede l'indipendenza del suo paese.

1930: terza camna di resistenza. "LA MARCIA DEL SALE", indetta per protestare contro la tassa che vi avevano imposto gli inglesi. Gandhi percorse 140 chilometri a piedi, seguito da una folla che si faceva via via più sterminata, e si recò fino alla riva del mare per raccogliere il sale che la natura regalava agli Indiani e sul quale la corona britannica, mai sazia nella sua avidità di sfruttamento, voleva speculare. Da qui, iniziarono i moti del sale: i contadini non arono più l'imposta terriera; il boicottaggio dei tessuti stranieri divenne generale: i funzionari legislativi furono colpiti da ostracismo. I negozianti si rifiutarono di vendere i loro generi più necessari. I tribunali divennero deserti.


Gli inglesi arrestarono Gandhi e sua moglie, assieme ad altre 50.000 persone. Molti altri Indiani morirono durante la "resistenza attiva", specialmente quando gli ufficiali britannici perdevano la testa e sparavano sulla gente disarmata lasciando centinaia di morti sul terreno.


Spesso incarcerato negli anni successivi, la "Grande Anima", rispose agli arresti con lunghissimi scioperi della fame ( importante è quello che egli intraprende per richiamare l'attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).


Nel 1931 fu raggiunto un accordo definito "patto Irwin - Gandhi", per cui il Governo britannico modificava le leggi sul monopolio del sale, liberava i detenuti politici e revocava le ordinanze speciali ed il Congresso in cambio accettava di partecipare alla Conferenza della "Tavola Rotonda", nella quale fu raggiunto un vago accordo sulle linee generali della nuova costituzione.


Con l'approssimarsi del secondo conflitto mondiale Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantisse all'India l'indipendenza. Il governo britannico reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma; il quale non avendo ottenuto quello che voleva, riprese la disobbedienza civile. Questa situazione era molto delicata per il governo britannico che non poteva affrontare anche il problema dell'India visto che la maggior parte delle forse erano impegnate nel conflitto mondiale. Nessun tentativo di riprendere colloquio fu tentato fino alla fine della guerra, intanto la moglie di Gandhi morì in carcere dopo un digiuno di protesta. La svolta decisiva si ebbe nel 1945 quando i mussulmani esposero le loro tesi nelle quali essi auspicavano la creazione di uno stato mussulmano separato. Queste tesi prevalsero e il 15 agosto del 1947 l'India si spaccò in due Stati distinti: il Pakistan e l'Unione Indiana.


Per definire i confini vennero istituite due commissioni miste ma che stentavano a raggiungere un accordo, questa situazione scatenò una guerra tra mussulmani ed hindù che alla fine di quel fatale 1947 provocò circa un milione di morti e circa 5 milioni di profughi. In questa situazione Gandhi ormai vecchio e solo lottò con tutte le sue forse, pure quando l'India divenne indipendente, rischiando anche di morire di fame, ma riuscendo a portare la calma almeno a Calcutta.


Si recò di nuovo a Delhi, dove le violenze degli estremisti hindù erano molto accese; qui egli si recava ogni sera per pregare all'aperto, in quiete, ma la sera del 30 gennaio 1948 un giovane fanatico militante lo seguì e lo uccise con colpi di pistola a ripetizione. Così si chiudeva la vita di Gandhi all'età di 78 anni dopo aver lottato per tutta la vita per affermare un ideale di non violenza e amore, ed era caduto vittima di quelle stesse passioni che aveva cercato di esorcizzare .




IL MESSAGGIO che il Mahatma ci lascia è molto attuale e la storia contemporanea, purtroppo, continua ad essere macchiata dalla guerra e dalla violenza.

Gandhi, "piccolo grande uomo" , riesce con le sue sole forse, a scongere il potente Impero britannico e a realizzare il suo grande sogno dell'Indipendenza per il suo paese. Come? Con la forza sbalorditiva della nonviolenza, del boicottaggio pacifico, della resistenza passiva e della ricerca della verità (Dio).

Gandhi dimostra che la forza del singolo uomo può diventare la forza di un intero popolo. Non dobbiamo quindi disperare se ci sembra che poteri superiori vogliano decidere per noi e armarci la mano. Gandhi stesso, con le sue parole, ci incoraggia a "cercare . la propria strada e . seguirla senza esitazioni " e a "non avere paura". Rivolgendosi a ciascuno di noi aggiunge " . affidati alla piccola voce interiore che abita il tuo cuore e che ti esorta ad abbandonare . tutto, per dare la tua testimonianza di ciò per cui hai vissuto e di ciò per cui sei pronta a morire . " (The Bombay Chronicle, 9 agosto 1942).



Il precetto della seguente strofa didattica di Gajarati - "rispondere al male con il bene" - fu il principio guida di Gandhi:


"Per una scodella d'acqua

rendi un pasto abbondante;

per un saluto gentile

prostati a terra con zelo;

per un semplice soldo,

ria con oro;

se ti salvano la vita,

non risparmiare la tua.


Cosi parole e azione del saggio riverisci;

per ogni piccolo servizio,

dà un compenso dieci volte maggiore:


Chi è davvero nobile,

conosce tutti come uno solo

e rende con gioia bene per male".

(M.K. Gandhi, "L'arte del vivere").


"La nonviolenza è il primo articolo della mia fede e l'ultimo del mio credo" (Gandhi parla di se stesso)


"Sono un incorreggibile ottimista. Il mio ottimismo si fonda sulla convinzione che ogni individuo ha infinite possibilità di sviluppare la nonviolenza. Più l'individuo la sviluppa, più essa si diffonderà come n contagio he a poco a poco contaminerà tutto il monod".


" . non c'è liberazione per alcuno su questa terra,né per tutta la gente di questa terra, se non attraverso la verità e la nonviolenza, in ogni cammino della vita, senza eccezione",

(Gandhi, "La Forza della verità")


"La mia vita è il mio messaggio"


"La vera moralità non consiste nel seguire il sentiero battuto, ma nel cercare ciascuno la propria strada e nel seguirla senza esitazioni"

(Gandhi, "L'arte del vivere")


" . l'amore non conosce mai la paura . "


"una cosa è certa. Se la folle corsa agli armamenti continua, dovrà necessariamente concludersi in un massacro quale non si è mai visto nella storia. Se ci sarà un vincitore, la vittoria vera sarà una morte vivente per la nazione che riuscirà vittoriosa. Non c'è scampo allora alla rovina incombente se non attraverso la coraggiosa e incondizionata accettazione del metodo non violento con tutte le sue mirabili implicazioni. Se non vi fosse cupidigia, non vi sarebbe motivo di armamenti. Il principio della non violenza richiede la completa astensione da qualsiasi forma di sfruttamento. Non appena sirà lo spirito di sfruttamento, gli armamenti saranno sentiti come un effettivo insopportabile peso. Non si può giungere a un vero disarmo se le nazioni del mondo non cessano di sfruttarsi a vicenda".

(Gandhi, "Antiche come le montagne")





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