storia |
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La svolta imperialistica
Roma si avvia a diventare padrona del Mediterraneo
Il II secolo a.C. segnò il decollo della città come potenza internazionale in grado di unificate per la prima volta nel mondo antico diverse civiltà, sempre state in lotta tra loro. L'elemento originale che caratterizzò il nuovo corso della politica estera romana fu l'interesse verso l'Oriente, che avrebbe portato a frequenti interventi nei confronti degli stati ellenistici al fine di prolungare gli equilibri esistenti e di impedire la formazione di organismi potenzialmente pericolosi.
Spedizioni militari in Occidente
Prima di espandersi ad oriente Roma volle assicurarsi il controllo della penisola italica: conquistò la Gallia Cisalpina, fondò Aquileia, 181 a.C., nelle regioni abitate dai Veneti al fine di controllare i valichi alpini e con una lunga e difficile camna militare (180-l70 a.C.) sottomise anche i Liguri.
I maggiori ostacoli furono incontrati nella penisola iberica dove nonostante la formazione di due province (la Sna Citeriore e la Sna Ulteriore), le popolazioni locali continuavano ad opporre una tenace resistenza. Furono necessarie numerose camne di guerra che si conclusero nel 133 a.C., con l'espugnazione di Numanzia dopo un lungo assedio da Publio Cornelio Emiliano: la città fu rasa al suolo e gli abitanti venduti come schiavi.
I regni ellenistici alla fine del III secolo
La situazione politica alla fine del III secolo a.C appariva instabile: dal momento della dissoluzione del grande impero ellenistico 323 a.C. le ambizioni dei sovrani fondatori di nuove dinastie avevano impedito la formazione di un nuovo organismo politico unitario. Macedonia, Siria ed Egitto rappresentavano le principali potenze. Col sovrano macedone Filippo V i romani avevano stipulato la pace di Fenice nel 205 a.C. In quello stesso anno era rientrato ad Antiochia, la capitale dell'impero dei Seleucidi, Antioco III il Grande (questo appellativo gli fu dato per aver compiuto una gloriosa spedizione fino all'Indo sulle orme di Alessandro Magno).
La conquista della Macedonia
Nel 202 a.C. si diffuse il sospetto che Filippo V e Antioco III avessero stretto un'alleanza per ingrandirsi a danno dell'Egitto, allora in difficoltà per motivi dinastici. IL senato Romano temette una minaccia e aprì le ostilità con Filippo V (guerra preventiva). La camna militare si concluse con la vittoria Romana di Cinocefale, nel 197 a.C., ad opera di Tito Quinzio Flaminino. Con un trattato di pace Filippo si impegnò a riconoscere l'autonomia delle poleis greche e ad abbandonare i territori conquistati in Tracia e in Asia Minore. Il generale romano Tito Quinzio Flaminino si dimostrò un abile diplomatico, l'anno successivo infatti durante i giochi istmici che si svolgevano a Corinto, suscitò un'ondata di simpatia filoromana annunciando la liberazione della Grecia. Roma non rinunciò tuttavia ad azioni di ingerenza nella vita interna delle poleis e questo portò alla perdita dell'appoggio da parte delle popolazioni locali. Roma si avventurò in un'altra guerra contro Perseo, succeduto al padre Filippo V, lo sconfisse definitivamente nella battaglia di Pidna (168 a.C.) e impose dure condizioni di pace.
La guerra siriana
Approfittando della situazione a lui favorevole Antioco III decise di estendere il proprio dominio e nel 192 a.C. sbarcò in Grecia; l'anno successivo però il suo esercito fu vinto da quello romano. Inseguendo Antioco, un altro contingente romano passò per la prima volta nell'Asia Minore e ottenne una decisiva vittoria nei pressi di Magnesia (198 a.C.); in seguito il sovrano siriano accettò di stipulare la pace nel 188 a.C.
Al termine di queste vicende Roma raggiunse una posizione di egemonia sul mondo greco rinunciando tuttavia, per il momento, ad una politica di annessione, limitandosi ad un controllo indiretto.
a.C. |
LE GUERRE IN ORIENTE |
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PRIMA GUERRA MACEDONCA |
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Durante la permanenza dell'esercito cartaginese nella penisola italica (seconda guerra punica) i Romani sono stati costretti ad una prima guerra macedonia, in seguito all'alleanza stipulata tra Annibale e Filippo V di Macedonia. |
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Termina la seconda guerra punica dopo la vittoria ottenuta da Scipione a Naràgara, nei pressi di Zama, in territorio africano. |
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200-l97 |
SECONDA GUERRA MACEDONICA |
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Filippo V è sconfitto a Cinocefale (197 a.C.) da Tito Quinzio Flaminio, il quale, durante i giochi istmici a Corinto, proclama la libertà della Grecia (196 a.C.). |
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191-l68 |
GUERRA SIRIACA |
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La guerra contro Antioco III di Siria nel 191 a.C. Dopo la sconfitta subita a Magnesia (189 a.C.) Antioco accetta la pace di Apemea (188 a.C.) |
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171-l68 |
TERZA GUERRA MACEDONICA |
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Il nuovo sovrano macedone Perseo, lio di Filippo , viene sconfitto a Pidna (168 a.C.). Alla Macedonia vengono imposte dure condizioni di pace: mille cittadini achei, tra i quali lo storico Polibio, vengono condotti a Roma come ostaggi e la Macedonia viene divisa in quattro territori indipendenti. |
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Distruzione di Corinto in Grecia in seguito a una ribellione e annessione delle città ribelli alla provincia macedone; nello stesso anno, alla fine della terza guerra punica, viene distrutta Cartagine. |
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letteratura latina ebbe un grande impulso a partire dalla seconda metà del III secolo a.C., con la traduzione di opere dell'epica greca e lo sviluppo di un teatro che su quello greco era modellato; nel secolo successivo queste tendenze si enfatizzarono, e si diffusero a Roma le prime scuole filosofiche greche. Se è vero che questa ellenizzazione della cultura romana dispiacque ai più conservatori, come al vecchio Catone il Censore, il filoellenismo divenne invece uno dei tratti distintivi dell'autorevole famiglia degli Scipioni. " v:shapes="_x0000_s1026">
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