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Le armi da fuoco
Fin dall'antichità l'Uomo ha applicato la sua
intelligenza per costruire strumenti di morte sempre più micidiali. La
storia delle armi da fuoco ne è un esempio.
Carbone di legna, zolfo e salnitro: sono questi gli
elementi che entrano nella composizione della polvere da sparo (detta anche
polvere pirica), diffusa in Europa probabilmente a partire dal XIII secolo.
Grazie a questa invenzione, si diffusero rapidamente le armi da fuoco,
destinate a modificare profondamente le guerre: non più una serie di
scontri individuali, come succedeva nel Medioevo, ma battaglie condotte da
lontano, in cui l'abilità e il coraggio del singolo avevano un peso
sempre minore.
L'archibugio
Le prime armi da fuoco erano formate da un tubo di ferro o di bronzo
con una delle estremità chiuse e fornito di un piccolo foro laterale,
nel quale si introduceva un ferro rovente per accendere la polvere da sparo che
scagliava all'esterno il proiettile.
Da questo primo modello si sviluppa l'archibugio, so all'inizio
del Cinquecento, un'arma con la canna lunga anche più di un metro e un
calcio di legno spesso finemente lavorato e fornito di un acciarino formato da
una ruota immersa nella polvere da sparo che la fa esplodere quando viene
sfregata con un pezzo di pirite.
Il fucile
Dall'archibugio si sviluppò presto il fucile, fornito invece di
un acciarino a pietra focaia: la pietra focaia, percossa dal grilletto, colpiva
una piastra d'acciaio, liberando delle scintille che facevano così
esplodere la polvere da sparo. Il fucile, che all'inizio del Cinquecento
determinò molte importanti vittorie militari, rimase sostanzialmente
invariato fino al 1807, quando lo scozzese Alexander Forsyth inventò il
sistema per sparare più colpi in rapida successione. A partire da questo
importante progresso tecnico, quest'arma è stata sempre migliorata, fino
ai moderni fucili automatici, in grado di scagliare oltre 600 proiettili al
minuto.
Il cannone
Il primo cannone fece la sua sa verso il XIII secolo; a
quell'epoca si chiamava bombarda e lanciava grosse frecce, oppure palle di
pietra o di metallo. Col passare del tempo, le bombarde divennero sempre
più grosse e pesanti, fino a trasformarsi in cannoni: con questo nome,
dalla fine del XVI secolo furono indicate tutte le armi da fuoco grosse e
pesanti utilizzate negli assedi, sulle navi, ma anche montate su carri trainati
da cavalli o buoi e utilizzate sui campi da battaglia.
Gli esplosivi
La polvere pirica è stato il primo esplosivo utilizzato
dall'Uomo, ma non l'unico. Nel 1846 fu scoperta la nitroglicerina, che
però aveva lo svantaggio di essere poco sicura perché esplodeva al
minimo urto. Nel 1967 lo svedese Alfred Nobel scoprì un metodo per
rendere più stabile la nitroglicerina, mescolandola a una sostanza
assorbente: nasceva così la dinamite. Andando avanti nelle sue ricerche,
Nobel realizzò le gelatine esplosive e la balistite, due esplosivi molto
usati ancora oggi. Quando però lo scienziato vide l'uso distruttivo che
veniva fatto delle sostanze da lui inventate, decise di devolvere i suoi beni a
favore di una fondazione che ogni anno assegnasse un premio ai benefattori
dell'umanità. Nacque così (era il 1901), il premio Nobel.
La ruota
La ruota è l'invenzione per eccellenza: il
colpo di genio di qualche sconosciuto, che ha fatto fare alla civiltà
umana un balzo in avanti incredibile.
Un corteo di pesanti carri da guerra avanza
rotolando su grandi ruote di legno. È questa la prima rappresentazione
che ci è giunta della ruota, una delle invenzioni più importanti
dell'umanità. Risale a 5500 anni fa e si trova sullo Stendardo di UR,
un mosaico che ci racconta di un'antichissima civiltà nata in Mesopotamia,
l'odierno Iraq, circa 6000 anni fa.
Queste prime ruote erano di legno pieno e fatte di tre pezzi uniti
insieme con delle traverse, sempre di legno, o con corregge di cuoio: i due
pezzi laterali erano a forma di mezzaluna; quello centrale aveva i bordi
arrotondati e presentava un foro nel quale passava l'asse che trasmetteva il
movimento al carro. Erano pesanti eppure rivoluzionarono i trasporti perché
permettevano di spostare materiali ingombranti con una certa facilità.
Ma dovevano passare ancora molti anni perché si inventasse la ruota a
raggi: le prime vero intorno al
E prima
della ruota? Il primo sistema usato dall'Uomo per trasportare
carichi pesanti fu probabilmente la slitta; poi si scoprì che era
possibile farli scorrere su tronchi d'albero utilizzati come rulli: i tronchi
venivano inseriti sotto l'oggetto da spostare, man mano che si avanzava. Da
questa tecnica si passò infine alla ruota vera e propria, ottenuta
inserendo un perno al centro di un disco di legno.
Ridurre l'attrito: nascono i cuscinetti
Ruotando intorno all'asse centrale, la ruota produce un attrito che
rende difficile il suo movimento. Per questo intorno al
E dopo la ruota?
La bicicletta. Immaginata
da Leonardo da Vinci nel 1400, la prima vera bicicletta a pedali fu realizzata
sono nel 1855 da Ernst Michaux, un ingegnoso operaio francese.
La locomotiva
La prima locomotiva funzionava con un motore a vapore e fu costruita
dall'ingengere inglese Richard Trevithick nel 1803. Pesava 5 tonnellate, ne trasportava
25, alla velocità di
L'automobile. La prima carrozza
a motore vide la luce nel 1889, grazie al tedesco Daimler Gottlieb che
montò il motore a scoppio di sua invenzione su un mezzo a quattro ruote.
La motocicletta.Fu realizzata alla
fine del 1800 da due giornalisti parigini: Michel e Eugene Werner. I due
applicarono un motore a scoppio a una bicicletta e realizzarono un sistema di
leve per controllare il propulsore dal manubrio.
Il telefono
Forse perché è stato inventato da un
italiano, o forse perché siamo un popolo di chiacchieroni, nel nostro Paese il
telefono è divenuto un oggetto indispensabile. Ecco la sua storia.
II
telefono, destinato a rivoluzionare in maniera significativa la nostra vita
quotidiana, fu il primo strumento per comunicare davvero personale, in grado di
mettere in contatto diretto le persone, e addirittura di trasmettere la voce di
chi è lontano anche migliaia di chilometri.
Ma come funziona? Per capirlo, bisogna pensare che quando noi parliamo
non facciamo altro che emettere una serie di onde sonore. Ebbene, nella
cornetta del telefono c'è una membrana che, quando viene colpita da
queste onde sonore, vibra; questa vibrazione viene trasformata in corrente
elettrica e fatta viaggiare attraverso i cavi telefonici.
Quando arriva a destinazione, infine, è di nuovo trasformata in
onde sonore, permettendo a chi riceve la telefonata di ascoltare la voce di chi
si trova all'altro capo del filo.
Oltre
cent'anni al telefono A inventare il telefono fu, nel 1871, Antonio Meucci,
anche se, a causa delle difficoltà economiche, non fu in grado di trarre
vantaggio dalla sua invenzione. Fu perciò Alexander Graham Bell a
mettere sul mercato il primo telefono. Gli apparecchi che vediamo oggi nelle
nostre case sono però molto diversi da quelli di più di un secolo
fa: piccoli e maneggevoli, hanno una tastiera che ha sostituito la scomoda
rotella dei primi modelli a parete, mentre in alcuni casi, come ad esempio nel cordless,
possono perfino fare a meno del filo!
I telefoni cellulari
Diffusi in maniera capillare a partire dagli anni Ottanta, i cosiddetti
'telefonini' sono apparecchi che funzionano a batteria e non hanno
bisogno di un collegamento fisso; comunicano infatti, via radio o via satellite,
grazie a una rete di ripetitori ognuno dei quali si trova al centro di una zona
particolare, detta 'cella' (da qui il nome di questi apparecchi).
Grazie a questo sistema, è possibile chiamare o ricevere
telefonate praticamente da ogni luogo e in ogni momento, anche quando non si ha
a disposizione un apparecchio fisso.
Le fibre ottiche Fili di vetro dello spessore di un capello, riuniti in cavi e in grado di trasportare migliaia di conversazioni contemporaneamente in uno spazio minimo: sono questi i vantaggi della fibra ottica, un materiale che sta oggi rivoluzionando il mondo della comunicazione. Il primo collegamento mediante fibre ottiche fu realizzato dalla Comnia dei Telefoni della California nel 1977; da allora, le fibre ottiche si sono diffuse sempre di più, prima in America, poi in Giappone e in Europa.
La lampadina
Oggi basta premere un interrutore per illuminare le
nostre case, ma meno di un secolo fa le cose non erano così semplici. Ci
si arrangiava con candele e lampade a olio. Poi arrivò la lampadina.
Un filo percorso da corrente elettrica si
arroventa e diventa incandescente, emanando luce. È su questo principio,
scoperto già all'inizio dell'Ottocento, che si basa il funzionamento
della lampadina. Per arrivare a metterla a punto, doveva però passare
ancora molto tempo. Il problema fondamentale era quello di creare il vuoto
intorno a questo filamento: in presenza di aria, e quindi di ossigeno, esso
infatti brucia e si consuma molto velocemente. Nel 1865, il chimico tedesco
Hermann Sprengel costruì finalmente una pompa abbastanza potente da
riuscire ad estrarre quasi totalmente l'aria. Così, gli esperimenti per
produrre una lampada elettrica a incandescenza furono ripresi parallelamente da
due scienziati, l'inglese Joseph Swan e l'americano Thomas Alva Edison, che nel
1879 riuscirono entrambi, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, a
presentare al pubblico una lampadina a incandescenza.
Di qui iniziò un fecondo rapporto di collaborazione tra i due
scienziati, che nel 1883 unirono i loro sforzi creando un accordo commerciale
che portò alla formazione di una comnia per la produzione di
lampadine. Da allora, la luce elettrica è entrata in ogni casa,
modificando profondamente il nostro stile di vita e lo stesso aspetto delle
nostre città.
Come si crea il vuoto?
Per costruire una lampadina ed essere certi che possa durare a lungo,
è necessario estrarre tutta l'aria dal vetro: altrimenti, l'ossigeno
farà immediatamente bruciare il filamento. Per estrarla, bisogna fabbricare
un bulbo di vetro che ha sulla sommità un piccolo tubicino. Questo viene
collegato a una pompa che aspira l'aria contenuta nel bulbo. Infine, il tubo di
vetro viene riscaldato fino a farlo fondere e quindi tagliato: in questo modo,
l'aria non può entrare di nuovo. Così, all'interno del bulbo si
è formato il vuoto!
Di cosa è fatto il filamento all'interno della lampadina?
Per riuscire a fabbricare una lampadina in grado di funzionare per
molte ore, bisognava che il filamento interno, quello che viene attraversato
dalla corrente elettrica, fosse realizzato in un materiale in grado di
resistere alle alte temperature. Le prime lampadine furono realizzate con
materiali semplici: per la prima, che durò più di 40 ore, Edison
usò del filo di cotone carbonizzato. Poi, però, gli sforzi degli
inventori si concentrarono nella ricerca di materiali sempre più
resistenti; oggi si usa il tungsteno, un metallo che resiste fino alla
temperatura di
La lampada a neon
II neon è un gas che, quando viene attraversato dalla corrente
elettrica, emette una luce rossa. A scoprirlo fu, nel 1910, il chimico francese
Georges Claude, che sfruttò questa proprietà del neon per
fabbricare lampadine dalle forme più varie e fantasiose: non avendo
bisogno del filamento per emettere luce, infatti, le lampade al neon possono
assumere qualsiasi forma. Perciò si rivelò presto il tipo di
lampada adatta per le insegne pubblicitarie: il primo negozio ad avere un'insegna
al neon fu un barbiere di Boulevard Monmartre a Parigi, mentre il primo
sectiunellone pubblicitario al neon fu realizzato, sempre a Parigi, per
reclamizzare i prodotti della Cinzano.
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