storia |
Nel 1956 un movimento di operai e intellettuali porta al governo Gomulka, appoggiato da Chrusèëv, che apre relazioni commerciali con l'occidente.
Nel 1968 viene deposto Gomulka e si afferma la chiesa cattolica.
Nel 1980, si assiste ad uno sciopero degli operai dei cantieri navali di Danzica, provocato dall'aumento dei prezzi e guidato da Lech Walesa; si ottiene il riconoscimento del un sindacato cattolico Solidarnosè. Forti di questa vittoria e appoggiati dalla chiesa cattolica (il Papa è polacco), i polacchi chiedono libere elezioni, ma i dirigenti del Partito comunista polacco cedono il campo al colpo di stato del generale Jaruzelski, che impone la legge marziale, la censura, il divieto di sciopero e la militarizzazione delle industrie, ma la protesta continua.
Nel 1988 gli operai di Danzica scioperano e ottengono il crollo del governo e le libere elezioni, che portano alla vittoria di Solidarnosè guidato da Mazowiecki, che non riesce però ad attuare una reale trasformazione economica; a causa della disoccupazione e della disastrosa situazione finanziaria, nel 1993 i comunisti ottengono di nuovo la vittoria e Walesa, eletto presidente nel 1990, è rimpiazzato da Kwasniewski, leader degli ex comunisti, che attua nuove riforme, tra cui la privatizzazione, l'abbattimento dell'inflazione, la riduzione della disoccupazione e il processo di laicizzazione.
Ungheria
Nel 1955 firma il Patto di Varsavia.
Nel 1956 un movimento popolare rovescia il governo comunista di Ràkosi e porta al potere Nagy e Kàdàr; ma quando questi decidono di ritirarsi dal patto di Varsavia, l'Urss reprime la rivoluzione e condanna Nagy, lasciando il governo a Kàdàr che attua una politica di sviluppo economico teso al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e ad una blanda occidentalizzazione. Qui i paesi europei non sono intervenuti perché, secondo gli accordi di Yalta, l'Ungheria appartiene all'Urss.
Con la riabilitazione di Nagy, viene sciolto il Partito comunista e nasce la Repubblica d'Ungheria; il presidente, eletto nel 1990, sarà il leader dei liberali e dei conservatori, Amali.
Cecoslovacchia
Con la Conferenza di Teheran, viene in parte annessa all'Urss dopo la seconda guerra mondiale.
È caratterizzata da istituzioni democratiche e società industriale occidentale.
Nel 1955 firma il Patto di Varsavia.
Dubèek, capo del partito comunista ceco, avvia un programma di democratizzazione, tentando di realizzare un "socialismo dal volto umano", rispettoso delle libertà civili e aperto all'iniziativa privata, ma Breznev risponde con l'intervento armato, ponendo fine nel 1968 alla "primavera di Praga".
Nel 1989 le manifestazioni di piazza chiedono libertà e democrazia; Havel è eletto presidente nel 1990, ma le diversità tra i due territori, Boemia (più sviluppata e legata all'Europa centrale) e Slovacchia (dipendente dall'Urss e arretrata), portano prima ad una crisi e ad una separazione consensuale, con la nascita della Repubblica ceca e della Repubblica slovacca.
Romania
Con la Conferenza di Teheran, viene in parte annessa all'Urss dopo la seconda guerra mondiale.
È caratterizzata da tradizione di lunghe lotte politiche e sistemi sociali pre-industriali
Nel 1955 firma il Patto di Varsavia.
È il paese più povero dell'Urss; nel 1989 il popolo si ribella al presidente Ceausescu, che risponde inviando la Securitate, non riuscendo tuttavia ad impedire il rovesciamento del regime e la sua condanna a morte. Lo schieramento neocomunista nomina a presidente Iliescu.
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