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POMPEO E CRASSO
Mentre c'era ancora Silla entrano in scena Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso.
Anche se Mario era morto c'erano in giro ancora dei mariani, e fu dato a Pompeo il compito di sterminarli (76-72 a.C.)
Nel 74 un gruppo di schiavi comandato da Spartaco attaccò lo Stato; Crasso infine riesce a scongerli.
Grazie a queste buone imprese i 2 tornati in patria diventano consoli (70 a.C.). Reintroducono i cavalieri delle giurie. Capiscono di dover far colpo sull'aristocrazia senatoria.
Nel 67 il senato assegna a Pompeo il comando speciale per la lotta contro i pirati che ostacolavano i commerci; questo ottiene la vittoria. Vinse anche nella guerra contro Mitridate.
Pompeo espande l'egemonia romana in medio-oriente e tornato in patria fa assegnare terre ai suoi soldati.
L'ASCESA DI CESARE
Cesare, nipote di Gaio Mario, nasce nel 100 a.C. Si tiene in contatto con Pompeo e Crasso per la carriera
Nel 69 diviene questore di Sna e nel 63, grazie ad amicizie, origini e corruzioni, diventa pontefice massimo.
Capisce che a Roma servivano riforme profonde da imporre con un potere forte: una dittatura democratica.
Nel 60 propone a Pompeo e Crasso di fare un accordo per dividersi le cariche politiche: il primo triumvirato.
Nel 59 Cesare diviene console e fece dei provvedimenti a favore degli altri 2 triumviri: distribuì terre ai veterani di Pompeo e favorì gli esattori delle tasse (a cui era legato Crasso). Si fece consegnare la Gallia Cisalpina e la Gallia Narbonese. Scelse questi territori perchè erano un buon punto di partenza per un'operazione di conquista verso la Gallia centrale. Cosi avrebbe avuto fama ed un esercito a lui fedele.
Nel 58 dovendo andare in Gallia affidò a Publio Clodio l'incarico di esiliare Cicerone e Catone.
Arrivato a destinazione, capisce che per scongere i galli era facile visto che erano molto divisi sul piano politico. Come primo atto aggredì gli el, che volevano andare ad ovest fuggendo dai germani, col pretesto di difendere gli Edui. 260.000 morti dei 370.000 el partiti.
Dopo ciò si alterò l'equilibrio dei galli e Cesare ne approfittò scongendo i belgi e altri. Sentendosi sicuro torna a Lucca per incontrare Pompeo e Crasso.
Nel 56 si aggiornano gli accordi tra i triumviri: Pompeo e Crasso nel 55 sarebbero stati consoli e Cesare per altri 5 anni sarebbe stato in Gallia. Poi Pompeo andava a governare la Sna e Crasso diventava il proconsole in oriente.
L'anno dopo torna in Gallia; sbarca in Britannia e supera il Reno portandogli grande fama.
Nel 53-52 una coalizione di popoli gallici comandata da Vercingetorige, si schierò contro Roma. La battaglia decisiva fu ad Alesia con la sconfitta dei galli.
CESARE DITTATORE
Quando Cesare tornò a Roma, inizia il contrasto con Pompeo che aveva richiamato Cicerone in patria. In più con la morte della lia di Cesare, nonchè moglie di Pompeo, i loro rapporti si inasprirono. Pompeo dopo i suoi 5 anni di consolato invece di andare in Sna resta a Roma.
Nel 53 Crasso muore in una battaglia contro i parti.
Nel 52 viene ucciso Clodio (principale agente di Cesare) e nella confusione Pompeo diviene console senza collega.
Finita la sua permanenza in Gallia, Cesare volle tornare a Roma per candidarsi al consolato. Pompeo gli dice che se vuole entrare doveva sciogliere il suo esercito. Cesare era disposto, ma solo se l'avrebbe fatto anch'esso. Dopo il rifiuto di Pompeo, Cesare passa il confine sul Rubicone con l'esercito entrando in Italia. Pompeo fugge in Grecia.
Nel 48 Cesare, dopo esser diventato console, va in Grecia. Si scontra e sconge Pompeo a Farsalo. Quest'ultimo fugge in Egitto, ma Tolomeo XIII lo uccise.
Dal 47 al 45 Cesare sconfisse definitivamente i seguaci di Pompeo in 3 battaglie: Asia Minore, Africa sett. e Munda.
Dopo ciò Cesare era pontefice massimo, console e fu nominato imperator, ma non bastava. Si fa nominare dittatore a vita. Capisce che si può governare contro la vecchia classe dirigente, ma non senza di essa. Decise di graziare molti nemici coinvolgendoli nella gestione dello Stato, fu data la cittadinanza agli abitanti della Pianura Padana, fece colonie e ampliò la classe dirigente.
Alle idi di marzo (15/3) del 44 Cesare viene ucciso da Bruto e Cassio.
OTTAVIANO, ANTONIO E IL 2° TRIUMVIRATO
2 giorni dopo la morte di Cesare il console Marco Antonio (generale di Cesare) convoca il senato: viene concessa l'amnistia agli assassini, riconosciuti gli atti di Cesare e data una somma di denaro a ogni proletario. Marco Antonio sembrava il continuatore della politica di Cesare. Nel frattempo entra in scena il pronipote di Cesare: Gaio Ottaviano. Il senato vuole tenersi dalla propria parte Ottaviano e i suoi veterani per andare contro Antonio.
Ad Antonio viene assegnata la Macedonia, ma la vuole scambiare con la Gallia. Però Decimo Bruto (legittimo designato) non vuole cederla e si scontra con Antonio a Modena. Antonio diviene nemico pubblico e grazie ad Ottaviano vince Decimo Bruto. Antonio si rifugia in Gallia con Marco Emilio Lepido (altro generale).
Nel 44 Ottaviano dopo esser diventato console pensa che sia meglio fare una trattativa con Antonio e Lepido: il 2° triumvirato. Prima cosa i cesaricidi divennero nemici pubblici. Vengono reintrodotte le liste di proscrizione (con le quali viene ucciso Cicerone) anche per guadagnare soldi a favore di un esercito contro Bruto.
Nel 42 i triumviri si scontrano e vincono contro i Cesaricidi a Filippi. Bruto e Cassio si suicidano dopo la sconfitta.
Tra il 41 e il 40 torna la rivalità tra Antonio e Ottaviano. La moglie e il fratello di Antonio con i proprietari terrieri (ai quali erano state tolte terre da dare ai soldati) si rifugiarono a Perugia dove furono assediati da Ottaviano.
I triumviri stipulano un nuovo accordo: Ottaviano a capo di Italia e Occidente, Antonio dell'Oriente e Lepido dell'Africa. Antonio pose una base in Egitto, dove si legò con Cleopatra. Da qui coordinò interventi militari in medio-oriente. Ottaviano presenta Antonio come un traditore.
Nel 31 Cleopatra e Antonio si scontrano contro Ottaviano ad Azio, dove trovano la sconfitta. Poi i 2 si suicidano. L'Egitto entra a far parte dell'Impero Romano.
Dopo che, di vecchiaia, muore anche Lepido, Ottavianio diviene l'unico padrone di Roma.
Dal 29 Ottaviano riesce ad esaudire il desiderio di tutti: la pace.
LA COSTRUZIONE DEL PRINCIPATO
Ottaviano si fa nominare Principe facendo morire la repubblica e nascere l'impero chiamato per l'appunto principato. Si fece attribuire la tribunicia potestas (i poteri dei tribuni); pontefice massimo, princeps senatus (principe del senato); il consolato. Fu chiamato Augusto (venerabile, protetto dagli dei).
Divise le provincie in senatorie (più antiche e tranquille) e imperiali (più pericolose, serviva un esercito a presidiarle). I guadagni delle provincie imperiali andavano al fisco (cassa a disposizione del principe).Aveva il proconsolato maius et infinitum cioè il controllo su tutti i territori conquistati.
Fece delle riforme amministrative: promosse i cavalieri dandogli un posto nella classe dirigente e rese più efficiente la burocrazia.
Introdusse gli incarichi prefetti (funzionari incaricati di diversi compiti) assegnati ai cavalieri. Il più importante era il prefetto del pretorio, cioè il capo di un gruppo di soldati scelti (i pretoriani).
Ebbe buoni rapporti con il senato
Consolidò i confini e conquistò la Reazia, la Pannonia e la Mesia.
DOPO AUGUSTO
Alla sua morte Augusto fu costretto ad adottare Tiberio Claudio Nerone come suo successore. Inizia cosi la dinastia giulio-claudia: Tiberio (14-37), Caligola (37-41), Claudio (41-54) e Nerone (54-68).
Dopo Nerone seguì un anno di vuoto di potere. Nel 69, infatti, ci furono 4 imperatori: Galba, Otone, Vitellio e infine Flavio Vespasiano (designato imperatore dall'esercito).
Con lui inizia la dinastia dei Flavi: Vespasiano (69-79), Tito (79-81) e Domiziano (81-96).
Dopo di esso ci fu per due anni l'anziano Nerva.
Dopo di esso inizia l'epoca del principato adottivo: Traiano (98-l17), Adriano (117-l38), Antonio Pio (138-l61) e infine Marco Aurelio (161-l80) che lasciò il regno al lio Commodo (ma fu ucciso nel 192).
Dopo la morte improvvisa di Commodo segue un periodo di anarchia e dopo diverse guerre si impone Settimio Severo (197-211). Dopo di lui: Caracalla, Eliogabalo e Alessandro Severo che ressero l'impero fino al 235.
Alcuni di questi imperatori avevano buoni rapporti col senato, ma altri volevano un governo assoluto, senza la partecipazione del senato.
Cresce il peso dell'esercito e dei pretoriani.
LA MASSIMA ESPANSIONE DELL'IMPERO
I successori di Augusto si preoccuparono di consolidare i confini, fare negoziati e stringere accordi.
Furono consolidati i confini sulla linea Reno-Danubio.
Fu conquistata la parte meridionale della Britannia, al quale confine nord fu eretto il vallo di Adriano.
Traiano Conquistò la Dacia e, a oriente, l'Armenia e la Mesopotamia scongendo definitivamente i parti. Però poi si ribellarono e alla morte di Traiano, Adriano fu costretto ad abbandonare le nuove conquiste. Con Traiano l'Impero Romano conobbe la sua massima estensione.
L'APOGEO DELL'IMPERO
I primi 2 secoli dell'impero furono d'oro con una fiorente economia, commerci intensi, diffusione della cittadinanza, mobilità sociale (tutti potevano diventare ricchi). Furono fatte molte biblioteche.
Nel 212 Caracalla, lio di Settimio Severo, estese la cittadinanza a tutti, tranne alcune categorie inferiori.
Cominciano a scarseggiare gli schiavi poiché non conquistando nuove terre, non ce n'erano di nuovi. Manca lo sviluppo nel settore agricolo.
IL CAOS DOPO I SEVERI: L'ANARCHIA MILITARE
Nel 235 con la morte di Alessandro Severo, finì la dinastia dei Severi che aveva governato per 40 anni. Anch'essi erano saliti al potere dopo 5 anni di dure lotte.
Dal 235 al 284 ci fu la più grave e lunga crisi militare finora affrontata da Roma. In questo periodo si alternarono circa 70 principi, alcuni legittimi e altri no. Chi andava al potere era scelto e sostenuto dai soldati, quindi si parla di anarchia militare.
Nella maggioranza dei casi questi imperatori non andavano al potere con un progetto per migliorare l'impero, ma rappresentavano soprattutto gli interessi dei propri legionari che si attendevano dei riconoscimenti. A volte capitò anche che i soldati, non contenti dell'operato del principe, lo eliminassero con la facilità che l'avevano eletto. Poi siccome erano divise ai 4 angoli dell'impero, capitava che ci fossero contemporaneamente 4 principi.
Cosi il ruolo del senato veniva fortemente ridimensionato. Il suo compito ormai era diventato solo per convalidare che un soldato era diventato un imperatore.
IL CEDIMENTO DELLE FRONTIERE
L'esercito divenne così forte anche perché in quel periodo la difesa dell'impero era un elemento molto importante.
Infatti a partire dal III secolo le invasioni di vari popoli si fecero sempre più pesanti e da vari fronti.
Da est tornano in gioco i parti dopo secoli di pace, con la nuova dinastia dei Sasanidi che si proclamarono i re del mondo. Con questa dinastia le provincie orientali dell'impero erano sempre sotto attacco. Nel 260 l'imperatore Valeriano viene fatto prigioniero da re Shapur I. Era la prima volta che un imperatore diventava schiavo di un sovrano straniero.
Sul fronte Reno-Danubio invece le popolazioni germaniche dei franchi, alemanni e vandali penetrarono in Gallia, Sna e arrivarono fino in Italia. A causa loro Roma dovette abbandonare la Dacia. Intanto i Goti giunsero in Grecia e in particolare saccheggiarono Atene.
A causa di queste invasioni l'impero si divise per fronteggiarle: per alcuni anni ci fu un "impero delle Gallie" mentre le provincie dell'area siriana si organizzarono nel regno di Palmira.
Aureliano, dopo le invasioni in Italia, si preoccupò per Roma e fece costruire una nuova cinta di mura intorno alla città.
DA DIOCLEZIANO A COSTANTINO: LA DIVISIONE FALLITA E LA NUOVA CAPITALE
Quando del 284 Diocleziano salì al potere si ritrovò una situazione di gravissima instabilità. Il suo progetto era di risolvere i numerosi problemi.
A causa delle numerose invasioni e delle lontananza del centro di comando (Roma) dai punti caldi, Diocleziano decise di dividere l'impero in 2 grandi parti: Occidente e Oriente. Ciascuna delle quali divisa in 2 distretti.
Ogni distretto aveva per capitale la città più vicina al confine: in Occidente Milano e Treviri, in Oriente Sirmio e Nicomedia. Roma non era più la capitale dell'impero.
C'erano 2 "augusti" che erano i responsabili delle 2 parti e 2 "cesari" con funzione di vice imperatore. A Oriente ci fu l'augusto Diocleziano con il cesare Galerio, a Occidente l'augusto Massimiano con il cesare Costanzo Cloro.
Questo governo è detto "tetrarchia": governo di 4. Alla morte di un augusto prendeva il posto il suo cesare, cosi non si sarebbero più verificate anarchie militari.
Diocleziano, visto che ormai il senato perdeva sempre più i suoi poteri, rafforzo quello dell'imperatore.
Esso per mettere alla prova la tetrarchia rinunciò al potere e con lui anche Massimiano. Cosi divennero augusti i cesari Galerio e Costanzo Cloro che a loro volta nominarono altri 2 cesari.
Però alla morte di Costanzo Cloro le legioni della Britannia acclamarono imperatore suo lio Costantino anche non essendo cesare.
Così scoppiò una nuova violenta guerra civile dalla quale uscirono vincitori Costantino in Occidnete e Licinio in Oriente. La tetrarchia divenne diarchia.
Però Costantino provvedde nel 324 a eliminare Licinio, riunendo tutto l'impero nelle sue mani. Poi alla sua morte lasciò il potere ai suoi 3 li.
Costantino quando riunì l'impero realizzò una nuova capitale: Costantinopoli (l'antica Bisanzio) per 2 motivi: poteva meglio governare i confini essendo al centro tra Oriente e Occidente, e perché volle allontanarsi dall'aristocrazia di Roma che in parte era ancora influente. Infine fondare nuove città era segni di grande prestigio.
Costantino aumentò il numero di soldati, fortificò i confini e la cavalleria da arma di completamento, divenne fondamentale in battaglia per la sua grande mobilità.
L'IMPERATORE DA PRINCIPE A DIO
Nel secolo tra Alessandro Severo e Costantino cambiò la ura dell'imperatore. Prima era considerato semplicemente un magistrato. Ora la sua ura viene sacralizzata, il principe diviene quasi una ura sovrumana. E con lui divenne sacro tutto ciò che c'è intorno all'imperatore: il palazzo, il letto, ecc.
Anche la religione fece la sua parte: infatti l'imperatore veniva considerato un dio sulla terra, il dio più importante di tutti.
L'ECONOMIA IN UN'ETA' DI CRISI
Nell'età tardo-antica oltre mezzo milione di soldati, continue invasioni di popoli germanici con il seguito di razzie, saccheggi e distruzioni e un potere politico instabile: c'erano tutte le premesse per una gravissima crisi economica e sociale. Questo anche perché, dopo l'alt alle espansioni, non affluiva più denaro nelle casse pubbliche. Sempre a causa dell'arresto delle espansioni, non c'erano più territori da coltivare e non aumentando le persone , di conseguenza anche le tasse erano poche.
Per mantenere il numeroso esercito romano e per garantire le distribuzioni alimentari ai nullatenenti, i vari imperatori furono costretti ad aumentare sempre più le tasse. Gli esattori delle tasse diventano ure molto odiate da tutti.
La difficoltà dell'agricoltura, le attività economiche esposte a saccheggi e invasori, la scarsa disponibilità di metalli preziosi, portarono a una svalutazione della moneta. Il valore delle monete non era nominale come oggi, ma si basava sulla quantità di oro e argento presenti. Quindi, avendo la necessità di coniare sempre più monete, la quantità di metalli preziosi venne ridotta causando la svalutazione e una forte inflazione (i prezzi aumentavano per compensare la svalutazione).
DIOCLEZIANO E LA RIFORMA IMPOSSIBILE
In conseguenza della diminuzione del potere d'acquisto, Diocleziano nel 301 fece "l'editto sui prezzi" che fissava un prezzo massimo per ogni bene, che non poteva esser superato. Ma questo suo tentativo fallì (le merci sparirono dal mercato e venivano vendute nel mercato nero). Poi con Costantino tornò la grave inflazione.
Sempre con Diocleziano e i principi successivi, ci furono provvedimenti che proibivano di cambiare mestiere a chi svolgeva attività strategiche per l'economia e la difesa dell'impero, e imposero ai loro li di svolgere lo stesso lavoro dei genitori.
Se prima c'era una grande mobilità sociale, ora era tutto l'opposto. I rapporti sociali si cristallizzarono: un povero non aveva speranze di salire di classe.
Ma mentre la maggior parte della gente si impoveriva, c'era chi, come senatori, comandanti di eserciti e grandi funzionari, che diventavano sempre più ricchi. I loro latifondi erano diventati sterminati. A lavorare in essi non c'erano più gli schiavi in quanto si erano notevolmente ridotti: nacque la ura dei coloni.(coloro che lavoravano le terre, avano le tasse e invece di esser nutriti, dovevano coltivarsi un loro pezzo di terra per vivere;in pratica erano schiavi, erano strettamente legati alla terra, se questa veniva venduta, venivano venduti anche loro con essa).
LA NASCITA' DEL CRISTIANESIMO
La Palestina era il luogo in cui erano concentrati gli ebrei. Questo territorio non era una provincia di Roma, ma un governo indiretto affidato al re Erode.
Da qui partirono movimenti di opposizione al dominio romano, soprattutto da parte degli zeloti. Gli ebrei erano in attesa del Messia che li avrebbe protetti e salvati dai romani.
Nel 6 d.C. la Palestina diviene provincia romana e il suo governatore era Ponzio Pilato.
Quando nacque Gesù, fu scambiato per un profeta come un altro. Lui e i suoi seguaci presero una posizione neutrale nei confronti delle ribellioni. Le idee di Gesù erano basate su amore e fratellanza, in modo da rendersi degni dell'aiuto di Dio.
Tra il 26 e il 36 Gesù fu crocifisso perché Ponzio Pilato si era insospettito e aveva paura di una grande rivolta.
Il cristianesimo si comincia a diffondere nel 40 quando Paolo di Tarso predicò anche al di fuori della Palestina, portandolo a fondare comunità cristiane in vari posti, compresa la stessa Roma dove fu ucciso.
Il cristianesimo non puntava ad andare contro le autorità, ma bisognava rispettarle in quanto provenienti da Dio.
Il cristianesimo ebbe cosi successo per vari motivi: assenza di requisiti etnici, sociali o culturali, apertura trasversale(uomini e donne, liberi e schiavi, ricchi e poveri), un'etica chiara(solidarietà verso i poveri e gli esclusi), la prospettiva di una salvezza immediata(la vita oltre la morte)
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