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Relazione sull'Europa dalla II Guerra Mondiale a oggi
Al termine della seconda guerra mondiale, quando l'economia
europea viveva una situazione drammatica, in alcuni ambienti europei si diffuse
la speranza che la ricostruzione dell'Europa occidentale potesse sfociare in un
accordo per la creazione di uno stato europeo unificato: il progetto
s'indebolì però con l'inizio della Guerra Fredda. Due statisti
francesi, Jean Monnet e Robert Schuman, erano tuttavia convinti che Francia e
Germania avrebbero potuto superare il loro immenso antagonismo e dunque
cooperare, di fronte alla prospettiva di ricevere incentivi economici: nel
maggio del 1950 Schuman propose allora la creazione di un'autorità
comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu
accolta in seguito da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi
che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita
alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, operativa a partire
dall'agosto 1952. Il governo britannico, invece, contrario alla natura
sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa. La CECA fu
una piccola rinuncia alla sovranità nazionale ma immensamente importante
perché aprì la strada alla formazione di altri accordi riavvicinando
nazioni che avevano combattuto l'una contro l'altra la più sanguinosa
guerra di tutti i tempi.
Così nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori
della CECA decisero di esaminare la possibilità di ampliare le basi
della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che
portò alla conclusione dei due trattati di Roma del marzo 1957,
istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità
europea per l'energia atomica. Quest'ultima si rivelò però di
minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno
controllo sui propri programmi nucleari, perché le nazioni non erano ancora
pronte a rinunciare al potere su quella che veniva considerata l'energia del
futuro sia dal punto di vista civile sia militare, ciò anche per il
clima di Guerra Fredda che caratterizzava quel periodo e il vicino colosso
comunista faceva veramente paura. Ma l'alleanza economica andò
avanti.Nel 1967 nasce la comunità europea quando le tre comunità
(CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata
Comunità europea !
(CE). Nessun ampliamento della CE o qualsiasi altro progetto innovativo fu
tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De
Gaulle, al quale succedette Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare
nuove iniziative in ambito comunitario. Il nazionalista De Gaulle infatti si
oppose all'annessione della Gran Bretagna all'unione e vi si oppose ricorrendo
all'antidemocratico diritto di veto. Infatti uno dei principali problemi della
comunità europea era l'assenza di votazioni democratiche, perché le
decisioni devono essere prese ad unanimità. Su proposta del nuovo
presidente francese, nel dicembre 1969 venne allora convocata a L'Aia una
riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un
accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità europea,
per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera
e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda,
Danimarca e Norvegia.
Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel
gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio
1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della
Comunità europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in
quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata.
Anche la Grecia entrò a far parte della CE nel 1981, mentre nel 1986 fu
la volta di Sna e Portogallo dopo l'approdo al modello democratico. Negli
anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi:
l'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in
particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri; la
costituzione del sistema monetario europeo, volto a garantire una certa
stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri; e la
graduale realizzazione del mercato unico europeo attraverso la riduzione delle
barriere doganali.
La CE è stata l'elemento fondante dell'avvio dell'unione politica fra le
potenze europee e proprio queste hanno fatto per prime il grande passo di
rinunciare alla politica monetaria interna per realizzare l'euro che, in
progetto dal gennaio del 1991 con la stesura del trattato di Maastricht si è
realizzato nel primo gennaio di quest'anno. Sono entrati nell'euro 11 dei 15
paesi aderenti all'Unione Europea (Austria, Belgio, Finlandia, Francia,
Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Sna);
Danimarca, Gran Bretagna e Sa non vi faranno parte per propria scelta, la
Grecia perché non soddisfa i 'criteri di convergenza', ovvero le
condizioni richieste per l'adesione alla moneta unica. I paesi che hanno fatto
richiesta di entrare a far parte della comunità sono stati divisi in due
gruppi: Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Polonia e Slovenia nel
gruppo 1; Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia nel gruppo 2;
mentre è stata accettata quella della Turchia dopo aver promesso di
abolire la pena capitale e questa entrerà a far parte dell'unione in un
gruppo a sé. Questi gruppi di paesi entreranno a fare parte della
comunità in quanto rispettano certi trattati internazionali come la
dichiarazione universale di diritti umani e soprattutto perché si pensa che in
un futuro non troppo lontano riusciranno ad entrare a far parte dei criteri di
convergenza.
Oltre all'economia l'Europa si sta impegnando per realizzare un apparato
legislativo centrale da sovrapporre all'apparato legislativo nazionale che
prevale sullo stesso se in conflitto. Tale potere è affidato in parte al
parlamento europeo, che un tempo era organo puramente consultivo, al quale il
trattato di Maastricht ha attribuito i poteri legislativi, esso è
l'unico organo comunitario composto da membri eletti direttamente dai cittadini
appartenenti agli stati membri. La sede del Parlamento è a Strasburgo,
anche se la maggior parte del lavoro delle commissioni parlamentari viene
svolto a Bruxelles; il segretariato generale si trova invece a Lussemburgo. I
seggi del Parlamento europeo sono 626, ripartiti in base alla popolazione di
ciascuno Stato membro: nel 1994 la Germania aveva, con 99 seggi, il maggior
numero di rappresentanti. E questo fatto spaventa molta gente perché la
preponderanza di una nazione all'interno di un parlamento si trasforma
facilmente in una maggioranza che facilmente avvantaggia la propria nazione
rispetto alle altre.Le commissioni parlamentari esaminano le proposte di legge
presentate dalla Commissione europea e spesso propongono degli emendamenti prima
di sottoporle all'esame del Consiglio dei ministri. Il Parlamento europeo
esercita, di concerto con il Consiglio dei ministri, i poteri in materia di
bilancio, ovvero adotta il bilancio annuale e ne controlla l'esecuzione. Per
alcune decisioni di particolare importanza, il Consiglio per pronunciarsi deve
ottenere il parere conforme del Parlamento.Il parlamento europeo si serve di
alcuni organi consultivi che servono a notificare problemi di vario genere, tra
questi il comitato delle regioni, incaricato a non far perdere
l'identificazione degli apparati locali.
Invece l'organo che detiene il potere giudiziario è la Corte di
giustizia, organo giudicante di ultima istanza, che è composta da
quindici giudici nominati per un periodo di sei anni; è competente sia
per le controversie tra istituzioni comunitarie, e tra queste ultime e i paesi
membri, sia per i ricorsi in appello contro le direttive e i regolamenti
emanati dall'Unione. Su richiesta di un tribunale nazionale, la Corte si
pronuncia anche sulla validità e l'interpretazione delle disposizioni
del diritto comunitario. Le sue sentenze costituiscono un precedente e
divengono parte del quadro giuridico di ciascuno Stato membro. Il Tribunale di
primo grado si occupa dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da
individui, organizzazioni o società.
Come si può vedere l'Europa ha realizzato l'unione economica e sta
realizzando l'unione politica a grandi passi, ma… fatta l'Europa
bisogna fare gli europei. Infatti credo che nessuno di noi si senta europeo
prima di sentirsi Italiano, Tedesco o Francese; infatti mille cose ci dividono
dal punto di vista culturale: istruzione, galateo, modi di vivere rapporto fra
gli individui, forni per cucinare la pizza, nazionali di calcio. E oltretutto
l'interesse per gli organi del governo europeo è minimo e l'ignoranza
quasi totale, poche persone sanno che a presiedere il governo europeo
c'è un italiano, e che recentemente ha negato i fondi di aiuto alla
Russia per la condotta tenuta in Cecenia seguito dopo poco dagli USA. Ma se
questi aspetti non coinvolgono la vita quotidiana arriverà presto l'euro
a sconvolgerci le tasche, infatti a parte il disagio dovuto al fatto di non
sapere più quanto costa indicativamente la merce dovremo fronteggiare
l'inflazione dovuta agli arrotondamenti, attuare un'unione federale per dare
alla moneta una sicurezza che solo un governo europeo può darle; ma tale
unione (per altro osteggiata da paesi come la Francia e l'Inghilterra)
servirà a farci sentire sempre più europei; se non nel cuore, che
rimarrà sempre dei colori del tricolore, almeno nel portafoglio!
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