STORIA:
Il "Biennio Rosso" In Europa (1919-l920)
Dopo il periodo
successivo alla prima guerra mondiale l'Europa, economicamente disastrata, fu
scossa da ondate di scioperi e di agitazioni sociali.
Le masse popolari, consapevoli di aver svolto un compito da protagonista,
rivendicavano non obiettivi di natura economica, ma anche sociale, e anche i
diritti a contare di più nella vita politica. In diversi paesi d'Europa gruppi che appartenevano alla
sinistra del movimento operaio prendevano come esempio da seguire la
"Rivoluzione Russa", infatti i Bolscevichi pensavano che la rivolta del
proletariato fosse imminente in tutto il continente, ma questa si
esaurì. La Germania era il paese europeo dove più favorevoli sembravano le condizioni per
l'affermazione di una rivoluzione
comunista. Nel 1918, in diverse città del Reich erano esplosi movimenti
rivoluzionari, che portarono alla disfatta della monarchia Guglielmina.Un
primo tentativo insurrezionale fu promosso a Berlino nel gennaio del 1919 dalla
Lega di Spartaco che aveva dato vita, al Partito comunista. Il programma degli
spartachisti era ispirato al modello sovietico e prevedeva l'instaurazione di
un potere rivoluzionario fondato sui consigli operai. La rivoluzione
spartachista fu schiacciata, durante quella che fu chiamata "settimana di
sangue" (5-l2 gennaio 1919), dal governo repubblicano presieduto dal
socialdemocratico Friedrich Ebert. Nella primavera
del 1919 il governo di Berlino liquidò, con l'intervento dell'esercito,
anche" la Repubblica dei consigli" proclamata in Baviera nel novembre del 1918.
In Ungheria la Repubblica parlamentare succedette alla monarchia asburgica fu
abbattuta da una insurrezione comunista e sostituita da una Repubblica
sovietica, presieduta da Bèla Kun (marzo
1919). Anche quest'ultima ebbe vita breve. Appena cinque mesi dopo, essa venne
schiacciata da truppe rumene e cecoslovacche che, con l'appoggio degli Alleati,
consentirono l'insediamento del governo controrivoluzionario dell'ammiraglio Horthy. In Francia e in Gran Bretagna, non si verificarono
veri e propri tentativi insurrezionali, ma scontri sociali. In Italia le lotte
condotte dalle classi lavoratrici sfociarono nell'occupazione delle terre e
delle fabbriche, che segnarono il punto principale del conflitto sociale nel dopoguerra.
Allo scopo di guidare in modo coordinato e tatticamente efficace tutti quei
movimenti venne fondato a Mosca, su iniziativa di Lenin, la Terza
Internazionale (Internazionale comunista o Comintern,
marzo 1919), il cui obiettivo era la rivoluzione mondiale. La Terza
Internazionale succede alla seconda nazionale, perché allo scoppio della Prima
guerra mondiale si era dissolta poiché i diversi partiti socialisti che ne
facevano parte avevano sostenuto i governi dei rispettivi stati in conflitto.
Aderirono subito alla Terza Internazionale quei gruppi di socialisti di
sinistra che si erano schierati contro l'intervento in guerra prima e con il
programma rivoluzionario bolscevico poi. I bolscevichi avevano assunto la
denominazione di partito comunista bolscevico nel 1918. Il Partito comunista
d'Italia si costituì nel gennaio del 1921 in seguito a una scissione del
partito socialista. I segni lasciati dalla prima guerra mondiale sulla
società italiana furono molto profondi. L'economia era in piena crisi e
solo gli aiuti stranieri, in primo luogo americani, la salvarono dal collasso.
Diversi furono gli effetti che la guerra ebbe sulle classi sociali, infatti la
piccola borghesia impiegatizia vide il proprio reddito svanire dal caro vita e
dalle tasse cui lo Stato e i comuni ricorsero per far fronte ai loro problemi
finanziari. Anche gli ufficiali di complemento che una volta tornati alla vita
civile si ritrovarono privi di mezzi e di lavoro. La guerra, infatti, se aveva
impoverito la maggior parte della società, aveva creato per alcuni
privilegiati, che non avevano partecipato ai combattimenti, occasione di
arricchimento. I grandi industriali grazie ai grossi ordinativi dello Stato
avevano fatto enormi affari. Nel commercio scaltri speculatori avevano
accumulato fortune, approfittando della scarsità dei beni disponibili
sul mercato per vendere a prezzi alti. I contadini e la classe operaia diedero
inizio a un ciclo di dure lotte nelle camne e nelle grandi fabbriche che fu
chiamato "il biennio rosso". Il radicale Francesco Saverio Nitti succedette al
liberale Orlando. I tre ministeri da Lui capeggiati dovettero fare i conti con
il vecchio sistema di coalizioni parlamentari. Questo sistema non era
più in grado di funzionare per la sua incapacità di produrre
maggioranze di governo stabili. L'Italia era un paese essenzialmente agricolo,
infatti, nelle camne italiane era prevalente la piccola proprietà
contadina. Si trattava di appezzamenti troppo piccoli per dare di che vivere
una famiglia. I contadini, che avevano partecipato alla guerra, si aspettavano,
una volta congedati, di poter finalmente vedere soddisfatta la loro fame di
terra. Molte furono le promesse in cambio dei sacrifici sui campi di battaglia.
Terminata la guerra nell'estate del 1919 iniziò così un vasto
moto di occupazione delle terre. Alla testa del movimento di occupazione si
posero le Leghe Rosse e le Leghe Bianche. Le prime erano controllate dai
socialisti ed organizzate e il loro obiettivo era di garantire lavoro alla
manodopera bracciantile; le seconde erano controllate dai cattolici e il loro
obiettivo era quello di gestione cooperativa dell'azienda agricola. Nel
novembre del 1919 con le elezioni politiche indette da Nitti iniziò la
crisi dei vecchi partiti (liberali, radicali repubblicani). Dalla consultazione
i vecchi partiti ne uscirono sconfitti, mentre un grande successo ottennero il
Partito socialista e il neonato Partito
popolare, che portarono alla Camera 156 e 100 deputati (circa la metà degli
eletti). Il Partito socialista restava all'opposizione, mentre il Partito
popolare italiano, fondato dal sacerdote siciliano Luigi Sturzo (gennaio 1919),
inseriva attivamente, per la prima volta dall'unità d'Italia, le masse
cattoliche nella vita politica del paese. Nel piano di Sturzo il partito avrebbe
dovuto occupare una posizione di "centro", tra la sinistra socialista e la
destra conservatrice. Alle elezioni del novembre del 1919 a Milano si erano
presentati anche i fascisti che ottennero meno di 5000 voti, ma lo Sato
liberale debole e incapace di assicurare alla nazione governi stabili e in
grado di fronteggiare i gravi problemi che l'affliggevano, nel quadro generale
di sfaldamento delle istituzioni finì per ceder al fascismo con a capo
Mussolini, che costituì un
piccolo gruppo formato da esponenti dell'interventismo nazionalista e
socialista, ufficiali ed ex ufficiali, rappresentanti del movimento futurista e
giovani della piccola borghesia impiegatizia animati da uno spirito di
sovversione contro la monotonia della vita quotidiana. Il fascismo aveva
innalzato la violenza a valore supremo. Di questo culto della violenza
D'Annunzio era allora il più prestigioso interprete e proandista. I
governi presieduti da Nitti ebbero tutti breve durata per la loro
incapacità di dare uno sbocco alla crisi economica, politica e sociale.
Agli occhi della borghesia questa incapacità appariva come il segno di
una mancanza d'autorità dei poteri dello Stato. Nitti fu costretto a
dimettersi e Giovanni Giolitti divenne per la prima volta presidente del
Consiglio (giugno 1920). Appoggiato dalla destra conservatrice il nuovo governo
dovette affrontare la fase più acuta della lotta operaia, cioè
l'occupazione delle fabbriche. La classe operaia dei grandi centri industriali
del nord riuscì a strappare il riconoscimento della giornata lavorativa
di otto ore (1919) e aumenti salariali. In questo clima di grande
disponibilità operaia si verificò l'episodio culminante del
biennio rosso, l'occupazione delle fabbriche(Fiat a Torino, Ansaldo a Genova
ecc.. agosto-settembre 1920). La CGL,
respingendo le tendenze massimaliste
cioè dei socialisti, mantenne la
lotta operaia in ambito puramente sindacale. Questi non se la sentirono di
assumersi la responsabilità di promuovere una insurrezione e preferirono
restare del tutto inattivi. Con l'occupazione delle fabbriche il biennio rosso
aveva toccato il suo apice senza che ne seguisse lo scoppio della rivoluzione.
La rinuncia di Giolitti a fare ricorso alla forza contro gli operai venne
però giudicata dalla destra conservatrice come una prova
dell'incapacità del governo di fare rispettare le leggi dello Stato. Il
fascismo si sviluppò non solo nelle città ma anche nelle
camne, infatti, lo squadrismo fascista assunse in queste dimensioni di massa
accogliendo disoccupati, mezzadri e piccoli proprietari timorosi di vedersi
sottratte le terre dalle leghe rosse o da quelle bianche. Lo squadrismo fu
subito sostenuto anche finanziariamente dai grandi agrari che intendevano
servirsene per debellare il movimento di lotta bracciantile e contadino.
Intanto il fascismo andava sempre più guadagnando anche nei ceti urbani
(impiegati, insegnanti, burocrati, commercianti ecc..), esercitava infine
un'attrazione crescente sui giovani per una guerra. Nel novembre del 1920 i
fascisti assaltarono il municipio di Bologna e negli scontri rimasero uccise
diverse persone. si calcola che nel biennio 1920-l921 circa 600 furono le
vittime delle violenze squadriste. Mussolini usando la violenza venne visto
anche dagli industriali come l'uomo che
una volta al governo avrebbe riportato l'ordine anche nelle fabbriche. Nel 1921
Giolitti indisse nuove elezioni, che avrebbero rafforzato il governo, egli
promosse la formazione di due blocchi elettorali nazionali, che comprendevano oltre il partiti
liberali e democratici anche
nazionalisti e i fascisti, giustificando la presenza di questi ultimi per
riportare l'ordine sociale nel nostro paese. Giolitti dopo l'elezioni si dimise
non avendo accanto una maggioranza affidabile e cosi i fascisti trovarono
spianata la via. A Giolitti succedette Ivanoe Bonomi
(luglio 1921) sostituito poco dopo da Luigi Facta
(febbraio 1922) che formò il governo dopo una difficile crisi
ministeriale. I Fasci nazionali si erano costituiti in Partito nazionale
fascista (congresso di Roma 1921). Questo partito di squadristi in poco tempo
registro numerosi iscritti e iniziarono a sfidare i poteri istituzionali,
intere città furono occupate in masse dai fascisti ( Ferrara, Rimini,
Bologna, Cremona, Novara, Milano e Ancona) ormai padroni della piazza. Mentre,
Mussolini cercava di guadagnarsi la fiducia dell'opinione pubblica, dichiarando
che il fascismo aveva abbandonato la posizione repubblicana ed anticlericale ed
era favorevole alla nuova iniziativa privata, tra i capi fascisti prendeva
corpo il progetto di "una marcia su Roma" per impadronirsi del governo. Il 28
ottobre 1922 gruppi di fascisti diedero il via alla "marcia su Roma" guidati
dai "quadrunviri" (Balbo, bianchi, De Bono e De Vecchio). Questo esercito
poteva essere fermato ma Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il
decreto di stato d'assedio proposto da Facta,
quest'ultimo si dimise e il 29 di ottobre ed il re nominò Mussolini
presidente del Consiglio. Nel 1923 fu creata la milizia volontaria per la
sicurezza dello stato e fu emanata una legge elettorale che, ripristinava il
sistema maggioritario, lo scopo di questa legge era di rafforzare il potere del
fascismo. Poco dopo le elezioni Mussolini e il partito fascista furono
investiti da una crisi che minacciò di travolgerli. Giacomo Matteotti
chiese l'annullamento delle elezione di tutti i deputati, denunciando le
violenze fasciste che avevano impedito agli elettori di esprimersi liberamente.
Matteotti faceva parte del partito socialista. Alcuni giorni dopo il suo
discorso egli venne rapito e assassinato da sicari fascisti (10 giugno del
1924); il cadavere fu ritrovato due mesi più tardi. Mussolini
pronunciò alla camera un minaccioso ed arrogante discorso (gennaio del
1925) nel quale rivendicò a se stesso "la responsabilità
politica, morale, storica" di tutto quanto era avvenuto, ossia di tutte le
violenze commesse compresa l'uccisione di Matteotti. Il discorso di Mussolini
segnò l'inizio della dittatura fascista. Nel dicembre del 1925 una legge
istituiva la ura del capo del governo, quindi a Mussolini, la facoltà
di proporre al re la nomina o il licenziamento dei ministri, in contrasto con
quanto stabiliva lo Statuto Albertino del 1848 che attribuiva esclusivamente al
sovrano il potere di nominare o revocare i componenti del governo. La legge
votata nel gennaio del 1926 da un
parlamento nominato dai fascisti concedeva a Mussolini la podestà di
emanare decreti con forza di legge, veniva così svuotata la funzione
legislativa del Parlamento. Nell'autunno del 1926 furono varate le cosiddette leggi
"fascistissime". Con queste leggi furono sciolti i
partiti e i sindacati, inoltre venne abolita la libertà di stampa e
introdotta la pena di morte su alcuni reati politici. Nel 1927 venne poi
istituita l'OVRA (opera di vigilanza e repressione antifascista), la polizia
segreta con il compito di perseguire tutte le persone politicamente sospette.
Una prima legge affidò al Gran Consiglio Fascista, il più alto
organo del partito, la compilazione della lista unica nazionale dei candidati
da presentare alle elezioni politiche. Quindi potevano eletti alla camera
soltanto deputati imposti dal partito fascista. Una seconda legge
trasformò il gran consiglio in un organo costituzionale dello stato,
abilitato a dare il suo parere " su ogni questione politica, economica e
sociale". Il regime cui mise capo il fascismo fu un regime dai tratti nuovi: lo
stato totalitario dominato dal partito unico. Il totalitarismo è una
forma di potere la sua caratteristica è la identificazione tra stato,
partito e società civile. L'esigenza del fascismo era di ottenere il
consenso ed un pieno controllo e un coinvolgimento della società. Nel
1926 venne istituita l'opera nazionale balilla che raccoglieva in unità
paramilitari i giovani dagli otto ai dodici anni: periodicamente essi venivano
mobilitato a partecipare ad adunate ed esercitazioni di tipo militare. Nel 1927
videro la luce anche i GUF (gruppi universitari fascisti). Gli insegnanti e i
professori universitari furono costretti al giuramento di fedeltà del
fascismo se volevano conservare il loro posto di lavoro. Il fascismo si impegno
nell'organizzazione del tempo libero sia dei giovani e sia dei lavoratori. Per
questi istituì i "littoriali" vere e proprie competizioni a carattere
culturale e sportivo per i secondi il "sabato fascista" che consentiva il
sabato pomeriggio a partecipare a corsi di addestramento militare e
manifestazioni politiche, culturali e sportive. Mussolini per assumere il pieno
potere e consenso da parte del popolo italiano utilizzo la proanda come
stampa e radio che diventarono organi di manipolazione ed i organizzazione. Il
principale obbiettivo dal regime fascista fu di porre fine ai conflitti
sociali. Nel 1927 fu approvata la carta del lavoro che diede una disciplina ai
rapporti di lavoro: lo sciopero e la serrata furono dichiarati illegali; venne
riconosciuta validità ai contratti collettivi; la giornata lavorativa fu
fissata per tutte le categorie in otto ore. Particolare attenzione fu prestata
all'assistenza della maternità e dell'infanzia OMNI (opera nazionale
maternità infanzia). Il fascismo puntata a rendere più potente
l'Italia attraverso l'aumento dei suoi abitanti. Lo stato fascista sottopose i
lavoratori e i datori di lavoro al controllo vennero istituite le corporazioni.
Esse erano ventidue distinte nelle varie attività produttive e
professionali, dipendevano dal consiglio nazionale delle corporazioni
costituito nel 1930. L'istituzione della camera, dei fasci e delle corporazioni
venne sostituita dalla camera dei deputati in questa sedevano i membri del gran
consiglio fascista e del consiglio nazionale. Il fascismo per un certo periodo
di tempo godette di un ampio consenso presso il popolo italiano. Infatti
Mussolini dotò il regime di un sistema di leggi penali con lo scopo di
soffocare ogni forma di dissenso sociale. Perno di questa registrazione fu il
codice penale e il codice di procedura penale (1930) detti codici Rocco. Due
iniziative che fecero guadagnare consenso al fascismo furono la firma dei patti
lateranensi con la chiesa cattolica e la guerra di Etiopia. I patti
riguardavano gli accordi che riconoscevano la religione cattolica come la sola
religione di stato e la sovranità della santa sede sulla città
del vaticano.