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SVILUPPO, POPOLAZIONE, RICCHEZZA
Dopo la grave crisi recessiva che aveva colpito la società europea tra la metà del Trecento e la metà del Quattrocento, nel XVI secolo l' Europa attraversò una lunga fase di crescita demografica ed economica accomnata da due processi concomitanti: l'espansione verso Oriente e Occidente e la riconversione di diversi settori industriali verso una produzione di livello più basso, ma di minor costo. Lo sviluppo demografico fu più intenso nei paesi meno interessati dalle guerre (Inghilterra +50%), nelle aree urbane e in quelle aree rurali dove l'accesso all'uso della terra favoriva una maggiore indipendenza e autonomia lavorativa dei contadini.
L'incremento demografico stimolò la produzione agricola, che crebbe soprattutto
recuperando alle coltivazioni le terre abbandonate durante la crisi trecentesca: la cerealicoltura (grano e cereali inferiori) si estese anche a spese delle aree destinate al bosco e al pascolo. Il regime alimentare dei ceti più umili si impoverì e le proteine animali rimasero appannaggio di un ristretto ceto sociale spesso fino al XX secolo. Il centro di maggior produzione del grano si spostò dal Mediterraneo alle regioni del Baltico, soprattutto nel regno di Polonia dove i grandi proprietari terrieri riuscirono ad aumentare la produzione accentuando il carattere feudale della gestione della proprietà
L'industria del libro conobbe tra Quattrocento e Cinquecento una grande diffusione: stamperie sorsero in tutta Europa, e alcune città divennero veri e propri centro di produzione tipografica. Tale vivace attività imprenditoriale, pur in espansione, subì però le conseguenze della divisione religiosa provocata dalla riforma luterana (limitazioni della produzione e della circolazione dei libri sia nei paesi cattolici, sia in quelli protestanti). Un altro settore industriale in rapida espansione nello stesso periodo fu quello delle armi da fuoco che stimolò anche l'introduzione ei forme organizzative e tecniche produttive nuove nella lavorazione dei metalli.
La produzione italiana di pannilana, egemone nel Medioevo, era regolata e controllata dalle grande corporazioni urbane che, pur avendo dovuto rinunciare alla partecipazione al potere politico, conservavano un potere sufficiente a garantire un adeguato tenore di vita per sé e per i lavoratori del settore. I pannilana italiani erano dunque di buona qualità, ma di prezzo elevato. Oltralpe, invecem le città non erano riuscite ad assogettare estese aree rurali e quindi le corporazioni urbane non furono in grado di impedire che proprio nelle camne si sviluppasse una produzione di minor pregio, ma anche di prezzo inferiore. Nel corso del XVI secolo si assistette dunque alla progressiva emarginazione delle città italiane, tranne di quelle, come Firenze, dove l'industria della lana fu sostituita da quella della seta.
Anche nel commercio e nella finanza, catalani, fiorentini, genovesi, lombardi e veneziani furono affiancati e poi sostituiti da impresari delle Fiandre, della Germania (Fugger e Welser), dei paesi baltici che gestivano un'ampia gamma di attività: del traffico dei cereali allo sfruttamento delle miniere, dalle industrie alla compravendita degli uffici ecclesiastici, dall' esplorazione nel Nuovo Mondo al finanziamento del debito pubblico degli stati. Mentre nel commercio intercontinentale le differenze di prezzo fra le merci continuavano a essere saldate con argento od oro, a livello europeo era molto diffusa la lettera di cambio.
Anche se, nel corso del XVI secolo, il centro dei traffici marittimi si spostò sul versante atlantico dell'Europa, nel Mediterraneo le tradizioni correnti di traffico non si esaurirono. Venezia cercò inutilmente di contrastare l'avanzaat dei portoghesi nell'oceano Indiano anche ricercando l'alleanza con i sovrani musulmani; quando i costi crescenti della difesa dell'impero commerciale asiatico crearono delle difficioltà al Portogallo, Venezia seppe recuperare e mantenere a lungo una buona posizione nel commercio tra Europa e Asia. Il vero pericolo era costituito dalla ripresa dello scontro tra musulmani e cristiani e dalla pirateria.
Nel 1546 vennero scoperti ricchissimi giacimenti di argento nel Perù e nel Messico; da allora l'argento americano invase l'Europa che se ne serviva per coniare le monete più diffuse. L'abbondanza d'argento, l'aumento della popolazione, il suo insediamento in centri urbani stimolarono la crescita dei prezzi generando un lungo processo inflattivo. L'ipotesi che la massa di metalli preziosi sia stata la causa principale dell'inflazione cinquecentesca è oggi messa in discussione dalla storiografia, che sottolinea altri fattori, non monetari, quali l'incremento demografico, con conseguente aument della domanda di merci, e l'incidenza dei costi di trasporto. In ogni caso l'inflazione colpì soprattutto i ceti a reddito fisso (salariati e titolari di rendite), ma favorì gruppi e individui più intraprendenti e dinamici innescando un processo di svecchiamento e di mobilità sociale.
Nel corso del XVI secolo risorse e si affermò un ricco filone culturale che ebbe al suo centro la riflessione sulla politica. L'opera di Niccolò Macchiavelli tese, per la prima volta dall'antichità classica, a ridurre la politica a una problematica tutta umana, priva di riferimenti alla provvidenza e alle leggi divine, suscitando per questo la condanna dei moralisti. L' Utopia di Tommaso Moro diede invece avvio a un altro filone del pensiero politico basato sull'elaborazione di progetti utopistici di organizzazione sociale e politica. L'opera dei 'politici' francesi, tra i quali Jean Bodin, riprese le riflessioni di Macchiavelli e teorizzò il primato della monarchia ssoluta, la sola in grado di esercitare un'effettiva sovranità.
Nella realtà europea coesistevano istituzioni politiche assai differenti tra loro. Oltre alle due grandi monarchie elettive supernazionali (impero e papato) vi erano regni ereditari ed elettivi, principati, ducati, feudi, signorie, confederazioni di città, stati territoriali cittadini, città con domini coloniali, città libere, ma senza un dominio ecc. I regimi monarchici presentavano forti differenziazioni a seconda del peso conservato in essi dalla nobiòtà feudale, del diverso rispetto dei privilegi di città e corporazioni, della presenza o meno di assemblee parlamentari che facessero da contrappeso al potere monarchico.
Nelle grandi monarchie nazionali la necessità dell'amministrazione della giustizia (rivendicata dai sovrani almeno in ultima istanza), i compiti di un esercito e di una diplomazia permanenti e di una efficiente fiscalità pubblica, furono all'origine di una caratteristica specifica degli stati moderni: la moderna burocrazia costituita da funzionari di professione. Essa si affermò anche in quella forma tipicamente italiana di stato moderno che è lo stato regionale.
RIFORME E CONTRORIFORME
Alla fine del Quattrocento la chiesa cattolica era travagliata da una profonda crisi: a una diffusa negligenza dell' alto clero, spesso interessato alle rendite ecclesiastiche (benefici) più che all'effettivo svolgimento dei propri compiti, si accomnavano le carenze del basso clero, povero, spesso ignorante in materia di fede e assenteista. A questa crisi dell'istituzione ecclesiastica si affiancava una religiosità popolare, formata da elementi assai diversi: sopravvivenze delle antiche religioni pre-cristiane, culti e forme devozionali intensi ed esuberanti che spesso sconfinavano nell'idolatria o in quel fanatismo da cui traevano alimento tendenze ferocemente intolleranti.
Le esigenze di una riforma profonda della chiesa erano sentite nella stessa gerarchia ecclesiastica, che nel V Concilio Lateranense (1512-l7) aveva progettato una serie di riforme interne che però non erano state realizzate. Grande diffusione in tutta l' Europa ebbero le opere di Erasmo da Rotterdam improntate a un moderato riformismo religioso basato su un'idea ottimistica della divinità, sul libero arbitrio, sul primato della pace e della concordia sulle controversie teologiche. I per numerosi 'erasmiani', sostenitori di una riforma dall'alto della chiesa, furono ostacolati dal rinserrarsi delle fila dei difensori del vecchio sistema ecclesiastico. L'erasmianesimo, pur sconfitto, ha dato i suoi frutti migliori in quel fermento da cui è nata l'idea moderna di tolleranza.
Le 95 Tesi di Lutero (1517) attacarono la pratica diffusa e il principio stesso della vendita delle indulgenze. Dopo la condanna di papa Leone X, Lutero ampliò i temi della sua riforma dottrinale: negò l'autorità del papa e dei concili, la validità dei voti monastici e i sacramenti non istituiti da Gesù, affermò la teoria del sacerdozio universale, secondo la quale ogni cristiano ha il diritto-dovere di accedere direttamente alla parola di Dio, e la teoria della giustificazione per fede, secondo la quale l'uomo si salva non per le sue scelte o lesue opere, ma in virtù della fede, che è un dono individuale di Dio.
Convocato dalla Dieta di Worms (1521) dall' imperatore Carlo V, Lutero rifiutà di ritrattar ele sue tesi e fu bandito dall'impero. Trovò rifugio presso il principe elettore di Sassonia, Federico il Saggio, mentre le sue idee si diffondevano. Negli stessi anni le ragioni tedesche furono sconvolte da grandi rivolte nelle quali le motivazioni sociali si intrecciano alle aspirazioni religiose. Una rivolta della piccola nobiltà, impoverita dall'inflazione, fu sconfitta dall'alleanza tra principi luterani e vescovi cattolici. La rivolta contadina guidata da Thomas Müntzer, il cui rivoluzionario programma comprendeva tradizionali rivendicazioni contadine ed elementi del più radicale riformismo religioso, fu sconfitta, con l'avvallo di Lutero, dai principi tedeschi uniti (Frankenhausen 1525) e duramente repressa. Lutero collaborò, con Melantone, alla costruzione di una nuova organizzazione ecclesiastica territoriale, gerarchizzata e subordinata al potere politico del principe a cui veniva riconoscciuto il ruolo di 'vescovo esterno'
La nuova dottrina fu introdotta in Svizzera da Huldrych Zwingli il quale tentò di fare di Zurigo il centro irradiatore della ver fede. La sua politica aggressiva nei confronti dei cantoni cattolici venne fermata dalla battaglia di Kappel (1531). L'attività del francese Giovanni Calvino, che portò alle sue estreme conseguenze la dottrina della predestinazione, ebbe il suo centro a Ginevra, di cui disegnò, con le Ordinanze ecclesiastiche (1541), un nuovo assetto politico-religioso basato sull'intransigente controllo di tutta la vita sociale, che sfociò spesso nella persecuzione
La corrente più della riforma chiedeva ai propri aderenti di ricevere il battesimo solo in età adulta (anabattisti) di astenersi scrupolosamente ai dettami della Bibbia (divieto di prestare giuramento e usare le armi). La potenzialità eversiva degli anabattisti spinse autorità politche e religiosi, sia cattoliche, sia riformate, a una feroce repressione che si concluse (1535) nella sanguinosa conquista del principato vescovile di Münster dove gli anabattisti avevano realizzato una sorta di comunismo cristiano basato sull'abolizione della proprietà privata e sull'adozione della poligamia.
In Inghilterra, Enrico VIII, dopo il rifiuto del papa di annullare il suo matrimonio, assunse
il titolo di capo unico e supremo della chiesa d'Inghilterra (Atto di Supremazia, 1534). La confisca e la successiva alienazione dei beni della chiesa inglese favorì la formazione di un robusto ceto di possedimenti rurali, ma ridusse in miseria quella fascia di popolazione che lavorava per il clero o viveva delle sue elemosine; alcune sollevazioni popolari furono represse nel sangue. Le frequenti oscillazioni in materia di fede ebbero termine con i 42 articoli di religione che accoglievano alcuni principi luterani e imponevano l'uniformità della liturgia.
In Danimarca, e nei paesi a essa sottomessi (Norvegia e Islanda) il re Cristiano III diede vita a una chiesa statale luterana procedendo alla consueta politica di epropriazione dei beni ecclesiastici. In Sa e in Finlandia la stessa opera fu compita dal re Gustavo Vasa. Sulle coste meridionali del Baltico la compresenza di svariati gruppi etnici e il disordine politico dell'area favorivono la diffusione delle idee luterane, ma anche del calvinismo e dell'anabattismo. In Prussia Alberto di Hohrnzollern sciolse l'Ordine dei cavalieri teutonici (1525) e trasformò i suoi domini in un principato ereditario. La chiesa del nuovo ducato di Prussia venne organizzata secondo il modello luterano.
In Italia la riforma si diffuse soprattutto nelle corti, tra gli aristocratici, i ceti professionali urbani e gli stessi chierici, ma assunse un carattere non conflittuale sia nella speranza di una grande riforma dall'interno della chiesa cattolica, sia per una sostanziale svalutazione dei problemi teologici. Per tale debolezza teologica e per la debolezza politica dei principi italiani, la riforma in Italia rimase legata a un piccolo drapello di vescovi e cardinali disponibili a un compromesso, ma poi battuti dallo schieramento controriformista. La riforma sopravvisse nelle valli piemontesi, tollerata dai duchi di Savoia, riallacciandosi all'antica eresia medievale dei Valdesi
La reazione della chiesa cattolica di fronte alla riforma fu rallentata dalla frattura presente al suo interno tra spirituali, disponibili a un compromesso con le posizioni riformate, e intransigenti, per i quali la riforma morale e disciplinare della chiesa doveva essere la premessa di una lotta contro l'eresia dottrinale dei protestanti. A entrambi i partiti riformatori si opponevano i curiali, interessati alla difesa del vecchio ordine ecclesiastico. L'alleanza tra intransigenti e curiali isolò gli spirituali e condusse alla nascita di strumenti di difesa dell'ortodossia, quali la Concregazione del Sant'Uffizio (Inquisizione, 1542), e l'Index librorum prohibitorum (1559). La controffensiva della chies cattolica condusse anche, tra il 1524 e il 1535, alla nascita di nuovi ordini religiosi: i frati minori cappuccini, i teatini, i barnabiti, i somaschi, le suore angeliche e orsoline e soprattutto la comnia di Gesù, fondata da Ignazio Loyola, che assunse un ruolo decisivo nella formazione delle classi dirigenti
Accogliendo una richiesta da tempo circolante nel mondo cristiani e più volte elusa, papa Paolo III, nel 1542, convocò un concilio a Trento. La speranza che fosse possibile raggiungere, in quella sede, un'intesa fra cristiani e si rivelò presto un illusione. Il concilio ribadì la tradizionale dottrina cattolica in ogni suo aspetto. Anche in campo disciplinare il concilio estese istituti e pratiche già sperimentati in precedenza (obbligo del celibato e di residenza per vescovi e curiati, fondazione di seminari, divieto di cumulo dei benfici ecc). La crescita, voluta dal concilio, delle funzioni di controllo e di governo esercitate dai vescovi si scontrò tuttavia ancora a lungo con le resistenze della curia romana
Se la riforma delle istituzioni ecclesiasitiche secondo le linee del concilio fu un processo lentissimo, nel settore del monachesimo femminile essa andò a dirittura al di là del dettato tridentino: fu restaurata ed estesa a tutti gli ordini femminili la clausura, realizzata in un'ottica duramente carceraria. In campo matrimoniale la chiesa registrò un indubbio successo: il suo irrigidimento dottrinale ebbe l'effetto di estendere la sua influenza nella sfera dei comportamenti sessuali, fenomeno che caratterizzò anche le chiese luterane e calviniste.
L'EUROPA DEGLI STATI E DEGLI IMPERI
Interrottasi con il sultano Bayazid II, l'espansione turca riprese con Selim I, che conquistò Armeni,a Kurdistan, Egitto, Siria e Mesopotamia. Suo lio Solimano II 'il Magnifico' si rivolse verso l'Europa conquistando Belgrado, scongendo il re ungherese Luigi II (Mohacs, 1526) e ponendo l'assedio a Vienna (1529) finchè non ottenne la spartizione dell' Ungheria (1533). Il successo e la stabilità dell'impero turco, che alla metà del Cinquecento si estendeva dall'Europa danubiana al Caucaso, erano dovuti al rispetto delle tradizioni religiosi dei popoli assogettati, e al fatto che sia i quadri della burocrazia, sia le truppe scelte, erano composti da giovani di famiglie cristiane
Nel Mediterraneo i turchi occuparono Rodi e Cipro e intensificarono gli atti di pirateria contro le navi cristiane e i saccheggi delle coste europee. Una flotta della 'lega santa' promossa da papa Pio V e alla quale aderirono Sna, Venezia, Genova e il duca di Savoia, sconfisse la flotta turca nella battaglia di Lepanto nel 1571. Successivamente i turchi continuarono a sostenere la pirateria barbaresca, ma non furono più in grado di mutare, con conquiste clamorose, gli equilibri politici nel Mediterraneo.
Anche se non mancarono conflitti e frizioni tra stati, in seguito alla pace di Lodi (1454) si affermò in Italia la tendenza a mantenere una situazione di equilibrio tra gli stati principali, rimasta sostanzialmente inalterata fin quasi alla fine del XV secolo.
Anche se unificati nelle persone dei sovrani, i regni iberici d' Aragona e di Castiglia rimasero a lungo due stati distinti e separati. Elemento unificante di tutti i regni snoli e dei loro domini fu il tribunale supremo dell' Inquisizione che aveva il compito di vigilare sulla popolazione ebraica e suo moriscos (musulmani convertiti). L'espulsione degli ebrei non convertiti (1492), seguita dall'espulsione di tutti i mori (1609) privò la Sna sia delle risorse finanziarie e imprenditoriali degli ebrei, sia delle tradizioni contadine dei mori. La produzione agricola venne subordinata agli interessi della pastorizia.
Alla fine della guerra delle due rose (1485) sul trono inglese era salito Enrico VII Tudor che adottò una politica di pacificazione del paese e di intervento in campo economico: nel 1493 vennero cacciati i fiamminghi dall'Inghilterra con l'intento di favorire l'affermazione di un ceto di imprenditori locali. Il lio Enrico VIII eliminò il pericolo di un invasione scozzese e diede impulso alla costruzione di una flotta. In seguito allo scisma religioso diede vita a una chiesa nazionale subordinata alla corona e incamerò i patrimoni ecclesiastici.
Eletto imperatore nel 1493, l'arciduca d' Austria Massimiliano I d'Asburgo tentò di inserire nel disgregato organismo dell'impero germanico alcuni elementi accentratori (Tribunale camerale), ma maggior fortuna ebbero i vecchi metodi della politica dinastico-familiare con i quali la casa d'Austria riuscì a estendere la propria influenza in Borgogna, Boemia, Ungheria e Sna.
Alla fine della guerra dei cent'anni (1453) la Francia, libera dal pericolo inglese, procedette all'annessione della Provenza e della Bretagna. Il re Carlo VIII dovette invece rinunciare alle sue aspirazioni sull'Artois e la Franca Contea (territori borgognoni passati, per via matrimoniale, a Massimiliano d'Asburgo), ma ottenne in cambio mano libera sull'Italia meridionale, che i re di Francia rivendicavano in nome degli antichi diritti angioini.
Con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII iniziarono le guerre italiane fra le potenze europee per la conquista della penisola. La formazione di una lega antifrancese convinse il sovrano a rientrare in Francia, ma la spedizione innescò alcune reazioni: Pisa si ribellò al dominio di Firenze: a Firenze i Medici furono scacciati e il potere passò a un governo democratico-popolare sotto l'influsso di Girolamo Savanarola. Con il re di Francia Luigi XII il regno di Napoli passò alla Sna (1504) e il ducato di Milano alla Francia, che ne aveva scacciato il duca Ludovico Sforza. Con la morte del papa Alessandro VI crollò anche il dominio del lio Cesare Borgia nelle Marche e in Romagna. La lega di Cambrai (1508), tra impero, Francia e altri stati italiani, promossa dal nuovo papa Giulio II, inflisse una dura sconfitta a Venezia (Agnadello 1509). Una nuova lega antifrancese (lega santa) portò alla perdita del ducato di Milano da parte della Francia, che però ne riacquistò il controllo con una nuova guerra guidata da Francesco I. La pace di Noyon (1516) tra Francia e Sna sancì il passaggio del regno di Napoli alla Sna e di Milano alla Francia.
Per una serie di incroci dinastici Carlo d'Asburgo si trovò a ereditare tutti i regni snoli e i loro domini in Italia e in America, i domini della casa d'Austria, i Paesi Bassi e la Franca Contea. Carlo, promettendo ai suoi elettori una considerevole somma di denaro, fu eletto imperatore (1520) nonostante l'ostilità pontificia e la concorrenza francese. Francesco I riattraversò le Alpi per recuperare Milano occupata dalle truppe di Carlo V e del papa, ma nella battaglia di Pavia (1525) fu fatto prigionieri. L'inasprirsi dei conflitti religiosi in Germania portò alla formazione della lega di Samalcalda tra i principi riformati, mentre in Italia si formava una nuova lega antiimperiale tra Francia e papato che risulterà sconfitta (pace di Cambrai 1529)
Francesco I riaprì più volte il fronte italiano per contrastare l'egemonia imperiale, ma il dilagare nella stessa Francia delle truppe di Carlo V lo costrinse alla pacedi Crépy (1544). Sconfitta la lega di Samalcalda (Mühlberg 1547) l'imperatore, alla Dieta di Augusta, dettò le proprie condizioni per la pace religiosa, ma una nuova alleanza tra i principi protestanti e il nuovo re di Francia Enrico II riaccese la guerra. Con la pace religiosa di Augusta (1555) fu riconosciuto il diritto di principi e città di aderire alla riforma e il principio secondo il quale gli abitanti dovevano seguire la religione dei loro principi. Nello stesso anno carlo V abdicò alla corona snolo in favore del lio Filippo; successivamente abdicò ai domini d'Austria in favore del fratello Ferdinando. Nel 1559 Enrico II di Francia e Filippo II di Sna firmarono la pace di Cateau-Cambrésis che sanciva il predominio snolo sulla Franca Contea e sull'Italia; la Francia restituiva il Piemonte ai Savoia, ma conservava il possesso dei vescovadi di Metz, Verdun e Toul.
LE GUERRE DI RELIGIONE IN ITALIA
Durante il lungo regno di Filippo II venne accellerato il processo di centralizzazione dello stato e proseguì l'opera di conversione forzata degli ebrei e dei mori (che scatenarono una grande rivolta in Andalusia) e di repressione del calvinismo nei Paesi Bassi. Lo stato continuo di guerra provocò gravi e ripeture crisi finanziarie; l'annessione del regno del Portogallo alla corona snola durò solo sessant'anni e si concluse con la rinascita dello stato portoghese.
In Inghilterra, dopo il breve tentativo di restaurazione del cattolicesimo compiuto da Maria Tudor, moglie di Filippo II, salì al trono Elisabetta I (1558) che riportò in vigore l'Atto di supremazia e la chiesa anglicana. Elisabetta condusse nei confronti della Sna cattolica una politica aggressiva che soddisfaceva le esigenze delle grandi comnie commerciali: con l'appoggio della regina, i corsari inglesi assaltavano navie possedimenti snoli in Europa e America. L'inevitabile scontro si concluse con una grave disfatta per l' 'Invincibile Armata' snola. Negli stessi anni il calvinismo trionfava nel regno di Scozia mentre l' Irlanda rimase arroccata nel suo cattolicesimo che diventerà elemento costitutivo della lotta per l'indipendenza nazionale.
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