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TEOCRITO - (310-250 ca.)
Vita Nato a Siracusa, è incerta la sua data di nascita (forse il 310, l'anno della vittoriosa spedizione navale di Siracusa in Africa contro i Cartaginesi). Una sua composizione del 275, dedicata al tiranno della sua città Gerone II, Le Càriti, fa supporre che egli desiderasse usufruire dei favori della corte per potersi stabilire a Siracusa come poeta protetto dal tiranno. Si sa che si recò a Cos, dove strinse amicizia con il medico e letterato Nicia (di cui ci sono arrivati otto epigrammi): tale viaggio comportò il suo ingresso nel gruppo dei poeti-studiosi di Filita e Asclepiade. Riuscì anche a trovare, ad Alessandria, un sovrano mecenate in Tolomeo II Filadelfo, a cui dedicò un Encomio. Ignoti sono il luogo e la data di morte del poeta, forse intorno al 250 a Cos.
Opere I componimenti che ci sono giunti sotto il nome di Teocrito sono compresi nella raccolta dei poeti 'bucolici' (compilata da Artemidoro di Efeso nell'età di Silla) insieme a quelli di altri minori. In tale raccolta sono attribuiti a Teocrito:
30 carmi col nome di Idilli (ossia 'quadretti');
25 epigrammi, che trattano di compianti funebri, contenuti erotici e dediche a poeti (composte nel metro caratteristico di ciascuno): si tratta, però di un'appendice che nulla toglie o aggiunge al Teocrito 'maggiore';
Un carme urato, La Siringa, che imita l'oggetto nella forma dei versi.
La critica attribuisce solo 21 idilli al poeta, distinguendoli per la raffinatezza e l'armonicità dell'ispirazione.
La maggior parte di questi (9) sono propriamente bucolici, hanno cioè contenuto agreste; tra essi spiccano:
Tirsi o il canto: il pastore Tirsi e un capraio, incontratisi, si sfidano in una gara di canto, ma è il solo Tirsi a cantare (per più di 80 versi, con l'uso del ritornello di origine popolare) la morte del mitico pastore Dafni per una ferita d'amore;
Le Talisie (che la tradizione vuole composta nell'isola di Cos, sono un idillio denso di riferimenti poetici): Simichida (sicuramente Teocrito) racconta che, mentre si recava con amici ad una festa, incontra il capraio Licida, esperto di canto, che lo sfida ad una gara e lo premia con il dono del suo bastone. Simichida e i suoi amici vanno poi alla festa, e l'idillio termina con la festosa descrizione della natura;
I Mietitori: dialogo tra il giovane mietitore Buceo, innamorato di Bombica, e il duro Milone, che esalta le gioie del lavoro agricolo;
Il Ciclope: In forma di lettera poetica all'amico Nicia, Teocrito afferma che il canto è medicina per ogni dolore, narrando la serenata dell'orrido Polifemo alla bella ninfa del mare Galatea.
4 sono poemetti epico-mitologici (epilli) che riportano alla poetica di Callimaco: Ila, Eracle bambino, Dioscuri, Epitalamio di Elena.
L'Ila parte da un assunto per cui l'amore fa perdere ogni dignità anche agli eroi, e quindi sviluppa la narrazione epica a partire da una sorta di epistola poetica, così come i Dioscuri sono compresi in una struttura che ricorda molto gli inni omerici, come anche l'Eracle bambino e l'Epitalamio di Elena. In mancanza di una cronologia, è difficile stabilire i rapporti con Callimaco e Apollonio, anche se nel complesso Teocrito non rinuncia alle sue peculiarità, ossia la cornice bucolica e lo stile fortemente personale, che rinuncia alla narrazione distesa e si concentra sui particolari, sulla cornice naturale e borghesizza il mito.
6 sono mimi (componimenti che descrivono, sotto forma di dialogo, aspetti della vita quotidiana), tra cui spiccano:
Le siracusane: vero e proprio squarcio di commedia, che rappresenta la visita di due signore borghesi di Alessandria, Gorgo e Prassinoa, alle feste di Adone organizzate dai Tolomei;
Le Incantatrici: monologo di una donna abbandonata, Simeta, che con riti magici cerca di riconquistare l'amore di Dafni, che l'ha sedotta, e poi, rimasta sola, narra a Selene, la luna, la sua bruciante passione d'amore, rassegnandosi poi al dolore dell'abbandono;
L'amore di Cinisca: mimo che descrive il dialogo tra Eschine, che racconta il tradimento della sua donna, l'etera Cinisca, e Tionico, che con fare ironico ne smonta le smanie d'amore consigliandogli di arruolarsi nell'esercito tolemaico (altro riferimento encomiastico).
2 sono carmi erotici di argomento omosessuale (in metro e dialetto eolico).
2 encomi: Le Càriti (encomio di Gerone II, che ha dei riferimenti alla guerra che stava per iniziare contro i Cartaginesi e che è quindi da situare nel 276 a.C.); Tolomeo (encomio di Tolomeo II Filadelfo, che ci suggerisce il suo viaggio in Egitto sia avvenuto verso il 271 circa): in questi carmi il poeta mostra notevole perizia stilistica e compositiva, ma sicuramente meno finezza nell'elogio rispetto alla misura di Callimaco.
Considerazioni Teocrito è con ogni probabilità il maggiore poeta dell'età ellenistica, vero creatore del genere bucolico, ma anche poeta di versi amorosi e leggeri. Si esprime, da vero poeta ellenistico, con una grande varietà di generi, spesso mescolandoli con disinvoltura: inni, elegie, liriche, epigrammi. Il metro di Teocrito negli Idilli è l'esametro epico, che illustra, con effetto straniante tra la solennità del metro e l'umiltà del soggetto, aspetti quotidiani della vita dei pastori e di grandi città come Alessandria, ma vuole essere comunque gradito alla sua epoca, aggiornandosi alle tendenze della letteratura ellenistica:
Ironia: oscilla tra serio e comico, quasi invitando il lettore a non prenderlo troppo sul serio. Come Callimaco, Teocrito fa dell'opera d'arte il lusus di un letterato che guarda il mondo con occhio ironico e disincantato.
Brevità (affermata nell'idillio Le Talisie, insieme alla raffinatezza)
Raffinatezza della forma (senza disdegnare il dialetto dorico della città natia): la grande ricercatezza stilistica e linguistica del poeta crea negli idilli un raffinato gioco letterario, con una lingua che quasi disorienta chi legge e gli dà la sensazione che, appunto, non si tratti che di finzioni.
Tuttavia Teocrito fu famoso fin dall'antichità per la freschezza del suo genere bucolico. Il titolo di Idilli, in effetti, è generico (indica solo 'visioni naturalistiche'), ma proprio a partire da Teocrito designa la poesia campestre, ambientata nell'assolata camna siciliana e popolata da pastori. Con Teocrito si afferma, nella letteratura greca, il sentimento della natura come specchio dell'anima e come rifugio contro le tensioni e le ipocrisie della vita sociale. Alcuni di questi idilli ispireranno Virgilio, che tuttavia accentuerà il carattere 'irreale' di questa natura, mentre nel poeta siciliano essa appare sentita con i sensi di chi vi è immerso, come una creatura viva.L'amore è visto come passione devastante, priva di apamento, ora tenera, come nel Ciclope, ora dolorosa e malinconica, come in Buceo o in Simeta, il cui animo inquieto contrasta con il paesaggio sereno. E', dunque, una passione che il poeta, almeno in parte, guarda con partecipazione e con lo sgomento di chi sa che l'uomo è in balia della Tyche e non riesce a trovare spiegazione razionale ai moti e ai drammi dell'animo umano.
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