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1916: la guerra di posizione
Nel 1916, dopo aver trasferito 500.000 uomini dal fronte orientale a quello occidentale, l'esercito tedesco al comando del generale von Falkenhayn sferrò un massiccio attacco alla Francia: primo obiettivo fu la cittadina fortificata di Verdun (21 febbraio), ma l'avanzata tedesca fu contenuta e le forze alleate poterono rispondere con una controffensiva sulla Somme, iniziata il 1° luglio e protrattasi fino al mese di novembre. Né l'una né l'altra operazione furono tuttavia decisive: la spaventosa carneficina (1.600.000 morti) risultò inutile ai fini della guerra. Von Falkenhayn fu sostituito dal generale Ludendorff; sul fronte alleato al posto del generale Joffre alla testa degli eserciti francesi impegnati a nord e a nordest fu posto il generale Nivelle.
Perdite russe e sconfitta rumena
Sul fronte orientale, i russi lanciarono un'offensiva nella regione del lago Narocz per forzare i tedeschi a spostare le truppe da Verdun, ma l'operazione si risolse in un fallimento che costò loro oltre 100.000 uomini. Maggior successo ebbe invece in giugno la risposta alla richiesta italiana di un'azione diversiva che alleviasse la pressione dell'offensiva austriaca in Trentino: l'avanzata russa da Pinsk verso sud costò tuttavia perdite tali (quasi un milione di morti) da far precipitare l'esercito in uno stato di demoralizzazione e scoramento che influì non poco sugli sviluppi politici interni russi. La dimostrazione di forza indusse la Romania a entrare in guerra al fianco degli Alleati (27 agosto 1916), ma le operazioni militari si risolsero in una netta sconfitta a opera delle forze austro-tedesche e bulgaro-turche, che assicurò agli Imperi Centrali il controllo della Romania e delle sue risorse (grano e petrolio).
L'Italia e i Balcani
Sul fronte italiano il 1916 fu segnato dalla quinta inconcludente battaglia dell'Isonzo e dall'offensiva austriaca in Trentino, i cui risultati furono comunque annullati dalla reazione italiana nella camna estiva. Tra agosto e novembre altre quattro battaglie ebbero luogo sull'Isonzo, ancora senza risultati a parte la conquista italiana di Gorizia (9 agosto).
Nei Balcani gli Alleati posero sotto controllo politico la Grecia, sostenendo che il re Costantino I favoriva gli Imperi Centrali a dispetto della sua dichiarata neutralità; l'intervento alleato provocò la costituzione di un governo provvisorio a Salonicco (29 settembre) guidato da Eleutherios Venizelos, che fu riconosciuto ufficialmente dalla Gran Bretagna e che il 3 novembre dichiarò guerra a Germania e Bulgaria. Nel frattempo l'esercito serbo si univa alle truppe russe e italiane per lanciare un'offensiva congiunta contro le forze bulgare e tedesche, che fu seguita all'inizio di ottobre da un massiccio attacco alleato in Macedonia che si spinse fino ai confini con l'Albania.
Il fronte mediorientale
Le operazioni militari in Medio Oriente ebbero come teatri di scontro la Mesopotamia, la Palestina e l'Arabia, dove nel giugno del 1916 scoppiò un'insurrezione nella regione dell'Higiaz contro il dominio ottomano, appoggiata dagli inglesi. Al fine di un allargamento della rivolta araba le forze britanniche dislocate in Egitto cominciarono ad avanzare fino alla penisola del Sinai e in Palestina, conquistando varie postazioni all'inizio del gennaio 1917.
Tentativi di negoziato
Nel corso del 1916 il presidente degli Stati Uniti (a quel tempo ancora neutrali) Woodrow Wilson cercò di spingere al negoziato le potenze belligeranti sulla base di una 'pace senza vittoria'. A fine anno il governo tedesco rese nota la disponibilità in tal senso degli Imperi Centrali, alla quale tuttavia la Gran Bretagna non diede credito.
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