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IL NEOREALISMO
Il neorealismo coincide con la letteratura dell'antifascismo, della guerra, della Resistenza, della sorte postbellica, in quanto revisione e riscatto dei valori morali e civili che la politica fascista e la sua avventura internazionale avevano adulterato.
Non pare quindi possibile limitare il neorealismo ad una semplice questione di poetiche, in quanto esso ha elaborato un diagramma di richieste che travalicano la frontiera strettamente letteraria per investire la situazione dell'uomo e dell'intellettuale, e insieme l'avvenire sociale e politico del cittadino.
In questo senso il neorealismo nasceva da una consapevolezza e una responsabilità che imponevano all'arte e in generale alla cultura un impegno preciso, intendendo farle partecipi di una radicale promozione etica dell'individuo e della comunità.
Non si trattava tanto di riadottare i vecchi schemi del naturalismo e meno che mai di rispolverare gli abiti ormai smessi del provincialismo, quanto di conseguire, attraverso la rappresentazione di verità locali e dirette, una più attiva cognizione della problematica extranazionale, per sentirsi vivere nuovamente nel circuito della cultura europea e cosmopolita.
Il neorealismo comprende opere, autori e progetti che non si lasciano accomunare in una sola direzione. La loro provenienza e la loro formazione sono assai diverse e spesso appartengono a culture ed esperienze antitetiche. Gli anni di fioritura del neorealismo iniziano nel 1929/30, con la pubblicazione di "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia, "Fontamara" di Ignazio Silone, "Gente in Aspromonte" di Corrado Alvaro.
La distanza ed il contrasto tra l'ottimistica Italia ufficiale del fascismo e la realtà del paese, sconvolta da drammatici squilibri sociali, economici, culturali, inducevano sempre più gli scrittori ad abbandonare le evasive esercitazioni di stile e a ritrarre il mondo con la maggior dose possibile di verità
Grandi autori quali Pavese, Fenoglio, Bernari, Brancati, Calvino, Levi, Vittorini, Bartolini, Viganò e Bigiaretti, contribuirono con le loro opere a diffondere l'influenza e l'importanza del neorealismo. Verso la metà degli anni '50 si andarono evidenziando però i limiti entro i quali si era mossa l'intera esperienza neorealista e che riguardavano sia la scarsa coscienza stilistica, sia la generica prospettiva ideologico-politica che non andò mai al di là della vaga proposta di un radicale cambiamento sociale, privo però di precisi connotati scientifici e storici.
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