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Caratteri generali
Anche nella letteratura latina il romanzo tarda ad imporsi sulla scena culturale, almeno fino al I sec. d.C., quando, durante il cosiddetto 'periodo neroniano', si afferma l'opera più famosa della letteratura latina di tipo narrativo, il SATYRICON di Petronio.
Il romanzo, in effetti, era stato da sempre considerato come forma di narrazione di carattere popolare: infatti, i primi autori della letteratura latina imitarono i generi greci epico, tragico e comico, trascurando, invece, la narrativa.
I contenuti licenziosi e fantasiosi, tipici del romanzo ellenistico, contrastavano con la 'gravitas' romana e con gli intenti di persuasione etico-politica che la classe dirigente attribuiva alle opere letterarie.
Nel I sec. d.C., Cornelio Sisenna tradusse le NOVELLE MILESIE del greco Aristide di Mileto, dando così, per primo, inizio alla narrativa latina. Successivamente, con l'affermarsi dell'Impero, vennero meno tutti gli ideali su cui, fino ad allora, si era fondata la latinità, spingendo l'intellettuale o ad adeguarsi al conformismo e alle direttive del 'princeps', o a rifugiarsi nell'erudizione, nella favola e nella narrativa.
La prima opera di questo periodo, a carattere romanzesco è la 'Storia di Alessandro Magno', in dieci libri, di Curzio Rufo, il quale scriveva sia rispondendo pienamente alle esigenze della proanda di potere, attraverso l'esaltazione della ura ideale ed eroica del protagonista, sia, con la descrizione delle avventure, dei viaggi, degli amori e delle battaglie, offriva ai Romani una possibilità di evasione, risentendo questi ultimi della sostanziale decadenza della cultura del tempo.
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