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Il quadro istituzionale per lo sviluppo rurale
In questo modulo si fornirà un quadro dei provvedimenti istituzionali promulgati dall'UE per favorire lo sviluppo integrato dell'ambiente rurale, e di come questi sono stati recepiti in Italia. In particolare si porrà l'accento al ruolo che i prodotti tipici e tradizionali rivestono in tali provvedimenti.
Verranno illustrate anche le azioni che la Regione Lazio ha intrapreso per favorire lo sviluppo rurale attraverso la valorizzazione delle produzioni tipiche e tradizionali regionali.
1 L'Iniziativa Comunitaria Leader 2
La Commissione Europea (CE) con l'Iniziativa Comunitaria (IC) LEADER 2[1] (1994-l999), prosegue e rafforza quanto aveva avviato con la precedente Iniziativa LEADER 1 (1991-l994), promuovendo lo sviluppo endogeno, integrato e sostenibile delle aree rurali.
Si tratta di un'esperienza pilota da cui poter trarre delle riflessioni per un approccio innovativo alla programmazione delle aree rurali. L'obiettivo generale che si propone è di dinamizzare il contesto locale favorendo la crescita e lo sviluppo, nel medio e lungo periodo, d'attività economiche e socio-culturali funzionali alle potenzialità delle aree rurali.
Più in particolare possiamo così elencare i diversi obiettivi che l'iniziativa Leader 2 si propone di raggiungere:
Incentivare lo sviluppo integrato e sinergico d'iniziative nei diversi settori economici, al fine di superare le problematiche che investono l'intero sistema socio-economico di un'area; ovvero agricoltura, piccole e medie imprese, artigianato, tutela dell'ambiente e valorizzazione delle tradizioni locali.
Creare partenariati a livello locale, coinvolgendo gli operatori sociali ed economici, sia pubblici sia privati, nella definizione, gestione e realizzazione delle linee d'intervento individuate dall'IC e delle azioni per promuovere lo sviluppo delle aree beneficiarie.
Individuare e sperimentare soluzioni innovative di sviluppo rurale. Queste possono riguardare sia l'approccio ai problemi di sviluppo, in altre parole diversificazione, integrazione, multisettorialità, sia il contenuto degli interventi specifici proposti, ad esempio l'originalità del prodotto o dei servizi, del processo produttivo, della commercializzazione.
Attivare una serie d'iniziative a dimostrazione dello sviluppo conseguito, che possano costituire esempio anche per altre zone rurali, favorendone la diffusione in tutti gli stati membri dell'Unione Europea.
Realizzare alcuni progetti in comune tra le diverse aree rurali dell'unione, per favorire la coesione tra gli stati membri.
Per il raggiungimento di questi obiettivi, la Commissione Europea ha stanziato all'incirca 1.780 MECU, da ripartire tra gli stati membri, finanziati dai tre fondi strutturali: Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia (FEOGA); Fondo Sociale Europeo (FSE); Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
Con l'iniziativa LEADER 2, sono finanziati due tipologie di beneficiari:
I Gruppi d'Azione Locale (GAL), costituiti da un insieme di partner pubblici e privati, che elaborano congiuntamente un Piano d'Azione Locale (PAL) multisettoriale, finalizzato alla rivitalizzazione delle aree rurali, attraverso interventi sia di tipo economico, a sostegno d'agricoltura, ambiente, turismo artigianato, che socio-culturali, con azioni d'informazione, sensibilizzazione e formazione delle popolazioni locali.
Gli Operatori Collettivi (OC), sia pubblici sia privati, che elaborano PAL monotematici, ad esempio per la tutela dell'ambiente, la valorizzazione di prodotti tipici.
A differenza d'altri interventi strutturali, l'iniziativa Leader 2 è una proposta di "politica leggera", in altre parole basata su azioni prevalentemente di carattere immateriale e con una modesta dotazione finanziaria.
Il suo valore perciò non va ricercato nel peso economico delle azioni realizzate, quanto nella capacità dei beneficiari di attivare e consolidare strumenti in grado di sensibilizzare la popolazione, rendendola partecipe del proprio percorso di sviluppo.
L'iniziativa LEADER 2 si applica nelle zone rurali che rientrano negli obiettivi 1 e 5b del regolamento 2081/93, sulla riforma dei Fondi Strutturali.
Il territorio ammissibile al contributo deve avere, a titolo indicativo, una dimensione locale inferiore a 100 mila abitanti.
Quattro sono le misure previste:
Misura A) "Acquisizione di competenze"
Misura B) "Programmi d'innovazione rurale"
Misura C) "Cooperazione transnazionale"
Misura D) "Creazione di una rete Leader 2 "
L'iniziativa Leader deve coordinarsi con gli assi prioritari d'intervento individuati dai programmi di sviluppo comunitari e regionali nelle zone rurali; deve funzionare come un moltiplicatore dell'impatto delle azioni previste, operando in complementarietà con gli altri interventi attuabili al territorio.
La logica fondamentale di quest'intervento è la non sovrapposizione con le altre iniziative, in modo da concentrare le risorse su un obiettivo e non disperderle.
Le azioni ammesse dall'iniziativa Leader 2 possono essere così suddivise:
Azioni nuove rispetto alle tipologie d'intervento degli altri programmi
Azioni solo in parte rientranti tra le tipologie d'intervento previste dagli altri programmi
Azioni che rientrano nella tipologia d'intervento d'altri programmi, ma che sono ad esso complementari.
In base al principio di sussidiarietà, il programma Leader 2 è attuato nella maniera più decentrata possibile, secondo le competenze di ciascun Ente Territoriale.
L'attuazione e la gestione dell'iniziativa sono, perciò, di competenza delle Regioni, mentre al Ministero per le Politiche Agricole spetta il compito d'indirizzo e coordinamento.
L'iter da seguire è questo:
Comunicazione CE agli stati membri;
Richiesta ad operatori sociali ed economici locali, da parte delle Regioni, di manifestazioni d'interesse (progetti di massima). Gli operatori possono essere sia pubblici sia privati;
Elaborazione del Piano Leader Regionale (PLR) da parte degli organismi di concezione e decisione, istituiti a livello regionale. Questi raggruppano tutti gli organismi cofinanziatori dell'iniziativa;
Approvazione da parte della Commissione Europea, di concerto con lo stato membro, dei Piani Leader regionali;
Assegnazione del contributo comunitario, cui va aggiunto il cofinanziamento dello Stato membro e dei privati;
Presentazione da parte dei GAL e degli OC del PAL;
Selezione dei PAL da parte degli organismi di concezione e decisione;
Erogazione dei fondi ai GAL o agli OC ed attivazione del programma Leader 2 a livello locale.
Lo sviluppo dei prodotti tipici rappresenta un'azione pienamente in sintonia con gli obiettivi dell'iniziativa Leader, sia per l'effetto potenziale sull'agricoltura, sia per quello sulla diversificazione delle attività produttive di un'area (turismo, industrie di trasformazione e di packaging per i prodotti agricoli,.).
1.1 L'Iniziativa Leader 2 in Italia
Nel nostro paese l'indirizzo ed il coordinamento del programma leader sono affidati al Ministero per le Politiche Agricole (MIPA), mentre l'attuazione e la gestione del programma sono di competenza della Regione.
L'approvazione, da parte della CE, dei 21 Piani Leader Regionali (PLR) presentati dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, ha seguito un iter piuttosto lungo (1994-l996) e complesso, che ha comportato numerose modificazioni ed integrazioni.
Il tempo medio richiesto, dalla trasmissione della comunicazione sul Leader 2 agli Stati membri (Giugno 1994) all'approvazione dei PLR da parte della CE, è stato di 560 giorni (oltre un anno e mezzo).
I PLR rappresentano il riferimento per l'attuazione dell'Iniziativa Leader 2 nelle Regioni italiane, infatti, vi sono contenute tutte le indicazioni relative alle strategie regionali per lo sviluppo rurale.
In linea generale tutti i PLR presentano la stessa articolazione:
Una prima sezione dedicata all'analisi del territorio e quindi alla valutazione delle aree d'intervento e dei relativi punti di forza e debolezza;
Una seconda sezione dedicata ad obiettivi, strategie ed azioni ammissibili del programma, individuate in base alla diagnosi territoriale, nonché al riparto delle risorse finanziarie per annualità, fondo e, in alcuni casi, anche per sottomisura
Una terza sezione in cui sono fornite le informazioni relative alle procedure d'attuazione dell'iniziativa nella regione ed alle modo di presentazione e selezione dei Pal.
La selezione delle aree d'intervento per il Leader 2 e l'individuazione dei contesti territoriali omogenei dal punto di vista socio-economico, ha risposto all'esigenza di individuare gli obiettivi da raggiungere e le strategie da seguire nelle diverse aree, ma anche di garantire una maggiore efficacia ed efficienza degli interventi, assicurando la concentrazione delle risorse e la realizzazione di progetti integrati con il territorio.
Alcune Regioni hanno, invece, scelto di applicare l'iniziativa su tutto il territorio regionale ammissibile (zone dell'obiettivo 1 e 5b del Reg. (CE) 2081/93).
Tabella 2-l: aree prioritarie d'intervento regioni obiettivo 1
Abruzzo |
Aree svantaggiate secondo la direttiva 286/75, ad esclusione dei comuni >di 30000 abitanti |
Molise |
Escluse le aree della fascia costiera |
Campania |
Aree svantaggiate, con priorità a quelle incluse in sette aree individuate dalla regione |
Calabria |
Tutto il territorio regionale, articolato secondo la zonizzazione utilizzata per definire i centri di divulgazione agricola. |
Puglia |
Tutto il territorio regionale, articolato in zone interne, svantaggiate ed aree di pianura. |
Basilicata |
Aree svantaggiate della direttiva 268/75. Non sono prioritarie le aree interessate da programmi d'inserimento industriale, quelle costiere a sviluppo agricolo intensivo ed i comuni urbani >di 30000 abitanti. |
Sicilia |
Esclusi i comuni >100000 abitanti, quelli interessati dall'iniziativa URBAN. |
Sardegna |
Aree svantaggiate della direttiva 268/75. Sono esclusi i comuni>100000 abitanti e sono prioritarie le aree coincidenti con i parchi regionali e nazionali. |
Fonte: Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale
Tabella 2-2: Regioni dell'obiettivo 5b
Piemonte |
Aree dell'obiettivo 5b, articolate in zone omogenee corrispondenti alle Comunità Montane |
Valle d'Aosta |
Aree dell'obiettivo 5b, articolate in zone omogenee corrispondenti alle Comunità Montane |
Lombardia |
Priorità alle aree della direttiva 268/75 e delle comunità montane (L.R 13/93), articolate in tre aree omogenee |
Provincia di Bolzano |
Priorità alle aree maggiormente distanti dai maggiori centri economici e con una seri di requisiti socio economici (tasso d'attività agricolo, altitudine, senilizzazione, ecc.) |
Provincia di Trento |
Aree dell'obiettivo 5b, articolate in sette unità territoriali omogenee, corrispondenti alle Comunità Montane |
Friuli V.Giulia |
Prioritarie le zone delle "subarea di montagna" del DOCUP, articolate in zone omogenee corrispondenti alle Comunità Montane |
Emilia Romagna |
Prioritari i comuni localizzati nelle are montane e nel territorio svantaggiato della provincia di Ferrara |
Lazio |
Aree dell'obiettivo 5b articolate in tre aree omogenee |
Liguria |
Tutte le aree dell'obiettivo 5b |
Marche |
Tutte le aree dell'obiettivo 5b |
Toscana |
Tutte le aree dell'obiettivo 5b |
Fonte: Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale
Le Regioni hanno il compito di individuare gli obiettivi e le strategie da adottare in funzione delle necessità e delle caratteristiche proprie d'ogni territorio. L'obiettivo che si propongono i PLR, in linea con la filosofia alla base dell'iniziativa Leader 2, è di sostenere e promuovere lo sviluppo rurale, valorizzando tutte le risorse produttive, ambientali, culturali, favorendo la pluriattività economica, preservando e salvaguardando l'ambiente; in sintesi migliorare la qualità della vita nelle aree oggetto d'intervento.
Gli elementi fondamentali che devono ispirare gli interventi, così come stabilito dalla comunicazione CE agli stati membri, sono:
Innovazione,
Dimostrabilità,
Trasferibilità.
Al 31 dicembre 1998 le Regioni hanno selezionato 187 PAL, di cui 175 presentati da GAL e 12 da OC. Molte regioni hanno scelto di finanziare esclusivamente GAL, tra cui anche il Lazio, o di privilegiarli, da cui deriva il grosso squilibrio fra i numeri di GAL ed OC selezionati.
PLR delle regioni dell'Obiettivo 1 prevedono il finanziamento di tutte le misure dell'iniziativa (A, B, C); questo non vale, invece, per tutti quelli delle regioni dell'Obiettivo 5b.
Le tipologie d'interventi ammissibili per i Piani d'Azione Locale rientrano nell'ambito delle azioni previste nei Piani Leader Regionali.
Ogni Regione ha ampliato l'elenco delle azioni ammissibili proposto dalla CE in base alla situazione locale.
Nell'ambito dell'iniziativa Leader 2, in Italia sono previsti interventi per un importo di 814,66 milioni d'ECU (MECU), dei quali 561,66 provenienti da fondi pubblici (Unione Europea, Stato) e 233 da fondi privati.
Le aree dell'Obiettivo1 beneficiano di un finanziamento di circa 402 MECU, mentre le aree dell'Obiettivo 5b di 392,65 MECU.
Mediamente la spesa pubblica rappresenta il 60% degli investimenti previsti per le aree dell'Obiettivo 5b ed il 75% nell'Obiettivo 1.
ura 2- : piani finanziari per soggetto cofinanziatore
Il finanziamento dell'iniziativa Leader 2, per la quota a carico dell'UE, vede l'intervento di tutti e tre i suoi fondi strutturali: FEOGA, FERS, FSE.
La ripartizione del finanziamento tra questi è evidenziata nella ura 2-
ura : piani finanziari dei PLR per fondo (MECU)
Si può notare che nelle regioni dell'Obiettivo1 il peso del FEOGA, finalizzato al sostegno d'azioni maggiormente legate al settore agricolo, è pari ad oltre il 50%, mentre nelle regioni dell'Obiettivo 5b il FERS, finalizzato al sostegno d'azioni di carattere extra agricolo, rappresenta il 48% del contributo comunitario.
Il FSE rivela, invece, uno squilibrio minore tra le due aree.
1.2 L'Iniziativa Leader 2 nel Lazio
Il Lazio è caratterizzato dal forte contrasto tra le aree adiacenti Roma, che presentano le problematiche tipiche delle grandi città ed il resto del territorio regionale che, nonostante tentativi recenti d'industrializzazione nella sua parte meridionale, presenta un'economia con un ritmo di crescita lento.
Il sistema produttivo delle aree rurali è caratterizzato dal peso predominante del to agricolo. Queste aree sono chiamate a superare i problemi legati al crescente utilizzo intensivo dei suoli, dall'assenza di un efficace sistema di servizi per la tutela dell'ambiente, dalla scarsa integrazione di filiera fra il settore agricolo e gli altri, dalla mancanza di cultura d'impresa.
La presenza di un notevole patrimonio naturale, archeologico, artistico e culturale, può costituire il volano per lo sviluppo delle aree rurali laziali.
Il programma Leader Regionale del Lazio, approvato dalla Commissione Europea il 16/10/1996, è indirizzato alle aree dell'obiettivo 5b del Lazio.
Gli obiettivi perseguiti sono volti a favorire la permanenza delle popolazioni nell'ambiente rurale, proteggere e valorizzare il patrimonio ambientale, culturale, artistico, valorizzare le produzioni tipiche locali e promuovere lo sviluppo integrato dell'area.
Per quanto riguarda le misure e le azioni ammissibili dal PLR, la Regione non ha previsto di finanziare la misura A, concentrando le risorse nelle azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi del programma, che sono concentrate nella misura B.
In particolare vanno segnalati una serie d'interventi, come la produzione d'energia alternativa e rinnovabile, lo sviluppo dell'acquicoltura e della pesca sportiva, la creazione di marchi di qualità e la realizzazione di studi di mercato. Nel PLR non è previsto il finanziamento d'OC, ma solo dei GAL.
Tabella 2-3: Cronogramma di attuazione dell'iniziativa Leader 2 nel Lazio
EVENTO |
DATA |
Approvazione PLR dalla CE |
16 Novembre 1996 |
Approvazione PLR dalla Giunta Regionale |
27 Dicembre 1996 |
Pubblicazione PLR sul BURL |
20 Febbraio 1997 |
Approvazione CIPE |
28 Dicembre 1996 |
Emissione amento anticipo dalla Ragioneria Generale dello Stato |
12 Maggio 1996 |
Primo accredito ai PAL |
3 Marzo 1998 |
Fonte: Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale
Tabella 2-4: piano finanziario regionale (valori in ECU)
MISURA A |
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MISURA B |
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MISURA C |
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M&V |
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TOTALE |
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Fonte: Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale
Secondo la Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale, la ripartizione delle risorse tra i vari soggetti cofinanziatori dell'iniziativa Leader 2 nel Lazio è quella illustrata nella ura 2-3.
Nella categoria "privati" sono compresi i soggetti privati, portatori di interessi collettivi, che sono entrati a far parte delle partnership costituite a livello locale per la realizzazione dell'iniziativa Leader
La categoria può comprendere soggetti quali:
cooperative
Associazioni di produttori
Associazioni di categoria
Associazioni culturali e sociali
Istituti di Credito
Imprese associate.
ura 2-3: ripartizione delle risorse per soggetto cofinanziatore
1.3 I GAL del Lazio
Nel Lazio si sono costituiti dieci GAL:
Gal Sabino, Tiburtino, Cornicolano, Prenestino
Gal Comunità Montane Basso Lazio
Gal Alta Tuscia
Gal Monti Prenestini
Gal Comunità Montana dell'Aniene
Gal Versante Laziale del Parco Nazionale dell'Abruzzo
Gal Reatino
Gal Isole Pontine
Gal Colli Tuscolani
Gal Sabina.
Il GAL Reatino ha sede a Rieti, e serve una superficie di 1.606 Km
L'importo del PAL è di oltre 13 miliardi di lire da suddividere tra diverse azioni, in prevalenza (53.8%) indirizzate alla creazione di servizi. Il 16.2% delle risorse del PAL è destinato all'agricoltura, mediante azioni rivolte alla valorizzazione delle produzioni tipiche, sostegno alle colture alternative, all'incentivazione del turismo rurale.
Il GAL "Sabino, Tiburtino, Cornicolano, Prenestino", ha sede a Tivoli (Roma) e serve una superficie di 446 Km
L'importo del PAL e di oltre 15 miliardi di lire, di cui il 4.5% è destinato all'agricoltura per azioni a favore della diversificazione delle attività agricole , di assistenza tecnica e di investimenti per le produzioni tradizionali.
Il GAL "Sabina" serve una superficie di 279 Km2 ed ha sede a Nerola.
L'importo del PAL è di oltre sette miliardi di lire di cui il 13.5% destinate all'agricoltura, per lo svolgimento di azioni rivolte alla promozione dei prodotti locali, manutenzione e conservazione del territorio a fini agricoli, paesaggistici e forestali.
Il GAL "Colli Tuscolani" ha sede a Rocca di Papa (Roma) e serve una superficie di 128 Km
Il PAL ha un importo di oltre 13 miliardi di lire, di cui il 5% destinati all'agricoltura per azioni di valorizzazione dei prodotti locali in fiere,mostre, degustazioni ed altre iniziative promozionali.
Il GAL "Comunità Montana dell'Aniene" ha sede a Subiaco (Roma) e serve una superficie di 677 Km
L'importo del PAL è di quasi undici miliardi, di cui il 4% è destinato all'agricoltura per la costituzione di un consorzio per la valorizzazione dei prodotti tipici locali, e per l'avvio di iniziative a sostegno di tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione.
Il GAL "Monti Prenestini" ha sede nel comune di Zagarolo (Roma) e serve una superficie di 310 Km
Il PAL ha un importo di oltre 17 miliardi di Lire, di cui l'8.3% destinato all'agricoltura per azioni di promozione delle produzioni tipiche locali e per la diversificazione delle attività agricole.
Il GAL "Versante Laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo" ha sede nel comune di Alvito e serve una superficie di 412 Km
Il PAL ha un importo di 12 miliardi di Lire, di cui il 13% destinato all'agricoltura per azioni di valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità, di diversificazione delle produzioni agricole e per interventi di riqualificazione del paesaggio.
Il GAL "Comunità Montane del Basso Lazio" ha sede nella provincia di Frosinone, e serve una superficie di 41.800 Km
L'importo del PAL è di oltre 18 miliardi di Lire da suddividersi tra diverse iniziative che, nel settore primario, prevedono la promozione delle produzioni tipiche locali, anche mediante a creazione di marchi di qualità, e l'assistenza tecnica necessaria alla valorizzazione di specialità locali.
Il GAL "Il Golfo e le Isole Pontine" ha sede nel comune di Gaeta (LT) e serve una superficie di 285 Km
L'importo del PAL è di oltre 12 miliardi di Lire da destinare ad azioni che, per il settore primario, sono rivolte alla promozione dei prodotti locali di qualità, anche mediante la creazione di marchi.
Come si può notare tutti i Gal del Lazio hanno deciso di basare i loro PAL sulla valorizzazione dei prodotti tipici e tradizionali.
Il GAL "Alta Tuscia", vista la sua importanza ai fini della promozione dei prodotti tipici e tradizionali dell'Alto Lazio, verrà trattato più nel dettaglio nella sezione che segue.
1.4 Il GAL Alta Tuscia
L'area del GAL "Alta Tuscia" è situata a nord della provincia di Viterbo, ed è compresa fra il lago di Bolsena ed i comuni di Canino e Piansano.
La sede è situata nel comune d'Acquapendente (VT).
Il GAL "Alta Tuscia" si è costituito come associazione senza fini di lucro il 24 Aprile 1997, con lo scopo di attuare il Piano d'Azione Locale. L'associazione si compone di ventisei soggetti, tra pubblici e privati, portatori d'interessi collettivi.
Tabella 2-5: Soggetti componenti del GAL "Alta Tuscia" Fonte: Carrefour Lazio, 2001)
AMMINISTRAZIONI COMUNALI |
Acquapendente, Bolsena, Canino, Cellere, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Onano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Valentano. |
SOGGETTI PUBBLICI |
APT di Viterbo, Arsial, Consorzio di Bonifica "Val di Paglia Superiore", Comunità Montana "Alta Tuscia" |
SOGGETTI PRIVATI |
Unione Provinciale Agricoltori, CIA, Coldiretti, Associazione Produttori di Patate del Centro Italia, Proloco di Acquapendente, Lega Regionale delle Cooperative, Confederazione Nazionale Artigianato |
La superficie totale del territorio in oggetto è pari a 776,22 Km2, pari al 4,5% del territorio regionale.
Dal punto di vista socio-demografico, l'area si caratterizza per una popolazione residente, nel 1998, di 35.585 unità, con una costante tendenza al diminuzione, fenomeno questo, però, in rallentamento rispetto allo scorso decennio.
La densità abitativa è di circa 45 abitanti per Km-2, contro un dato provinciale che è circa il doppio; questo rende l'area del Gal fra le meno popolose del Lazio che, nel 1998, registrava una densità di 300 abitanti per Km2 .
Il territorio è piuttosto omogeneo dal punto di vista geo-morfologico; infatti, è costituito per l'80% da residui d'origine vulcanica e si estende principalmente su zone collinari e montane.
L'unico elemento di discontinuità è costituito dall'alveo del fiume Paglia, che separa nettamente la zona in una parte più settentrionale (Proceno e riva sinistra del Paglia), d'origine alluvionale, ed una meridionale d'origine vulcanica.
Il paesaggio, a forte valenza ambientale, naturalistica e culturale, è caratterizzato dal lago di Bolsena, dal quale emergono le due isole di Martane e Bisentina, ricche di testimonianze storiche e valori naturalistici; dalla presenza d'aree protette (riserva naturale regionale di Monte Rufeno, riserva naturale regionale della Selva di Lamone); da testimonianze storiche e culturali d'epoca Etrusca, Romana, Medioevale, Rinascimentale.
L'area del Gal presenta un discreto livello d'infrastrutture: è servita dalla S.S n° 2 Cassia che interessa la zona est, dalla S.S. Castrense, su cui gravitano i restanti comuni, che costituisce una delle maggiori vie di comunicazione verso l'Italia centrale.
La navigazione interna al lago di Bolsena è garantito da servizi pubblici con approdi a Bolsena e Capodimonte.
Il territorio presenta una sostanziale condizione di sottosviluppo economico, dovuto al fatto che l'agricoltura, per lungo tempo motore dell'economia locale, presenta vincoli strutturali che rendono problematica la specializzazione e l'intensificazione produttiva.
Il 42,79% del territorio ricade in "zona svantaggiata", secondo la direttiva CEE 268/75, poiché vi si riscontrano zone con terreni poco produttivi o poco idonei alla coltura ed all'intensificazione del processo produttivo.
Obiettivo del PAL è di attivare un modello di sviluppo fondato sulla redditività economica del patrimonio ambientale e culturale, salvaguardando, però, la sua sostanziale integrità. L'idea di base che ha animato fin dalla fase d'ideazione ed elaborazione il PAL, è il tema della qualità, intesa in senso ampio come qualità globale del territorio. Da questa idea strategica, derivano gli obiettivi prioritari del PAL, che si possono così sintetizzare:
Realizzazione di misure volte a favorire forme sostenibili di sviluppo agricolo, strettamente legate alla valorizzazione di produzioni tipiche locali
Incremento e qualificazione dell'offerta turistica
Favorire la stabilità insediativa mediante la crescita e l'incentivazione di nuove attività imprenditoriali ed artigianali di qualità.
Da tutto ciò si rende evidente l'importanza che produzioni tipiche e tradizionali rivestono nell'attività del GAL Alta Tuscia.
Un fattore strategico nel coordinamento e nell'integrazione delle iniziative è stato quello di individuare, già in fase di progettazione del PAL, la Comunità Montana dell'Alta Tuscia Laziale come organismo di riferimento e beneficiario d'alcune iniziative cardine di questa politica. Tale scelta è giustificata dal fatto che questa stava gia portando avanti, all'interno del proprio territorio, una serie d'iniziative legate allo sviluppo ed alla valorizzazione delle produzioni tipiche e tradizionali dell'Alta Tuscia.
Con questi presupposti, è stato naturale per il GAL collaborare con la Comunità Montana alle iniziative da questa già intraprese, contribuendo a svilupparle in un ottica più ampia, anche dal punto di vista territoriale.
L'obiettivo centrale del GAL rispetto a questo tema è di innescare un processo di valorizzazione globale delle produzioni tipiche e tradizionali locali, da attuarsi sia attraverso la creazione di un sistema di controllo e di certificazione di qualità dei prodotti, sia attraverso la loro promozione integrata con gli specifici luoghi di promozione e commercializzazione.
Le azioni del PAL su cui si basa la politica di valorizzazione dei prodotti agro-alimentari sono di seguito elencati:
Trasferimento di tecnologie
Sistema di qualità
Promozione di prodotti tipici
Commercializzazione.
In pratica si tratta di realizzare singoli marchi per i prodotti agro-alimentari, che costituiscano la base per poi creare un marchio identificativo del territorio ed arrivare ad un "sistema integrato di qualità" (Cipollini, 2000, p. 2).
2 Il Piano di Sviluppo Rurale del Lazio
Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) è un documento innovativo, che subentra all'Iniziativa Comunitaria Leader 2 (1994-l999), ed alle misure che regolamentano l'accesso ai fondi strutturali (Regolamenti CE 2078/92; 2079/92; 2080/92; 950/97; 951/97; 952/97; 866/90; 867/90; Documento Unico di Programmazione obiettivo 5b 1994-l999). Esso rappresenta il primo esempio della nuova logica di programmazione voluta con la riforma della politica agricola comune, denominata "Agenda Duemila" e scaturita nel Regolamento CE 1257/99, che intende traguardare a sette anni il periodo di attuazione dei nuovi regolamenti strutturali.
Si è raccolto in un unico quadro normativo tutti gli strumenti di politica rurale preesistenti, in modo da coordinarli, finalizzandoli alternativamente a costruire od a rafforzare la competitività delle zone rurali, mantenendo l'occupazione in quei territori.
Gli strumenti previsti dal piano vogliono affrontare le principali emergenze che rischiano di compromettere lo sviluppo delle zone rurali, individuandole nella marginalità economica e produttiva dell'agricoltura e delle industrie connesse, nel degrado ambientale del territorio e nel suo utilizzo non sostenibile, nel degrado del paesaggio.
L'approccio seguito viene definito di tipo Europeo (PSR del Lazio, p. 4), in quanto per arrivare alla sua stesura definitiva ha seguito delle procedure di consultazione delle forze sociali, nonché una metodologia di analisi compiuta principalmente con l'individuazione dei punti di forza e di debolezza del sistema.
Il risultato cui si è arrivati è stato la formulazione di una serie di obiettivi strategici articolati in assi prioritari, sottoprogrammi e misure, secondo la metodologia individuata dal regolamento (CE) 1257/99 per la programmazione degli interventi strutturali per lo sviluppo rurale nel periodo 2000-2006.
Il piano è stato presentato ufficialmente il 17 Giugno 2000, e costituisce il punto di riferimento programmatico contenente gli orientamenti e le certezze delle politiche che la Regione Lazio intende perseguire nel to agricolo, forestale ed agro-industriale.
In esso sono definite le azioni da porre in essere riguardo ai temi agro-ambientali, di ecocompatibilità, nonché di salvaguardia dello sviluppo dell'ambiente rurale nel suo complesso.
Tutto ciò è perfettamente coerente con le impostazioni che sono alla base dei compiti che la regolamentazione comunitaria affida alle regioni, ma anche nei confronti delle metodologie di intervento seguite nel precedente periodo di programmazione e con il Piano Agricolo Regionale (PAR), approvato nel Giugno 1999, che delinea le principali linee di intervento per l'ammodernamento dei sistemi agricoli e lo sviluppo delle aree rurali regionali per il periodo 1999-2003.
La strategia del piano per raggiungere l'obiettivo globale si articola secondo tre priorità di intervento, che coincidono con gli obiettivi globali dei singoli assi.
Questi sono perseguiti, a loro volta, mediante obiettivi specifici, il cui conseguimento si ottiene realizzando gli interventi previsti all'interno delle singole misure in cui è suddiviso ogni asse.
A ciascuna misura corrispondono una o più obiettivi operativi, sempre seguendo la logica a cascata o a tendina con cui è strutturato l'intero piano di sviluppo.
L'obiettivo globale è "consolidare lo sviluppo delle aree rurali", da conseguire mediante tre obiettivi specifici, che corrispondono agli obiettivi globali dei tre assi prioritari di intervento:
Incremento della competitività del sistema agro-industriale
Sviluppo delle aree rurali, mediante la valorizzazione delle risorse territoriali ed il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni residenti
Salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali, mediante il sostegno delle attività agricole in chiave ambientale, valorizzazione delle risorse forestali e tutela del territorio.
Questi obiettivi globali sono perseguiti mediante un insieme di obiettivi specifici, che per ciascun asse sono i seguenti:
Aumento della competitività aziendale
Miglioramento della qualità della produzione
Valorizzazione delle produzioni tipiche
Aumento degli investimenti aziendali
Aumento del reddito aziendale
Cambiamento degli ordinamenti produttivi
Aumento degli sbocchi commerciali
Aumento dei vantaggi per gli operatori di base
Diversificazione delle attività nelle aziende
Crescite della diversificazione economica nelle aree rurali
Valorizzazione delle risorse turistiche locali
Valorizzazione dei prodotti ad alta tipicizzazione (biologici e tipici)
Aumento della qualità della produzione
Miglioramento del reddito delle popolazioni rurali
Miglioramento della competitività dei territori rurali
Ridurre i costi sociali delle carenze infrastrutturali e del mancato accesso ai servizi
Valorizzazione del patrimonio storico-culturale ed architettonico delle aree rurali a fini sociali e turistici
Favorire la diffusione di metodi di produzione agricola finalizzati al contenimento degli impatti ambientali negativi
Contribuire alla tutela della salute dei consumatori e degli operatori agricoli
Favorire la tutela e la conservazione degli habitat naturali e semi naturali, della biodiversità, del paesaggio e del benessere degli animali
Favorire la tutela del patrimonio forestale, nonché il suo utilizzo produttivo, in un'ottica eco-compatibile.
Analizziamo più nel dettaglio le varie misure previste all'interno dei tre assi prioritari in cui si articola il PSR.
Il primo asse persegue principalmente obiettivi legati all'ammodernamento del sistema agro-industriale regionale, con interventi concentrati nelle filiere di interesse strategico per la Regione, quali:
Filiera lattiero casearia
Filiera carne
Filiera vitivinicola
Filiera olivicola
Filiera ortofrutta
Filiera cerealicola
Agriturismo.
I restanti due assi prevedono, invece, interventi con più marcata denominazione territoriale, tenendo conto delle specifiche caratteristiche socio-economiche di territori omogenei individuati dalla Regione, ed applicati sempre a specifici settori produttivi di interesse regionale:
Filiera forestale
Agricoltura biologica.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, l'asse 1 comprende interventi volti alla valorizzazione ed al potenziamento delle strutture produttive aziendali, in un'ottica di miglioramento della qualità dei prodotti, ammodernamento della conduzione aziendale, diversificazione delle attività.
L'innovazione tecnologica ed organizzativa può portare alla riduzione dei costi unitari di produzione e dell'impatto ambientale dei processi produttivi in ogni fase della filiera.
In questo modo si favorisce la qualità delle materie prime e dei prodotti finiti, rafforzando la capacità contrattuale dei produttori all'interno della filiera, permettendogli di accrescere la quota di valore aggiunto. Come conseguenza, si avrà anche un incremento di competitività delle imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Un altro intervento, compreso in quest'asse, mira al miglioramento ed alla riqualificazione delle risorse umane, alla formazione per l'introduzione di tecniche produttive eco-compatibili, che preservino le risorse ambientali e paesaggistiche del territorio.
L'asse due comprende, invece, interventi più esplicitamente mirati a compensare difficoltà di sviluppo legate a fattori locali, come la debolezza strutturale ed economica delle aree più interne, o la marginalità territoriale.
Tutte le misure hanno, quindi, carattere preminentemente territoriale, ad eccezione di quella relativa al miglioramento della commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità (3), e sono applicate ai Comuni "a deficit di sviluppo" e "a sviluppo contenuto", secondo le definizioni stabilite dal piano di zonizzazione del territorio regionale.
In quest'asse sono inserite misure in favore della diversificazione economica e del miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali. L'obiettivo è di valorizzare le risorse endogene del territorio, le specificità locali, in modo da permettere di svolgere attività capaci di generare fonti di reddito complementari o alternative dell'attività agricola, come l'agriturismo, il turismo, l'artigianato.
Nell'asse tre, sono inseriti interventi finalizzati alla diffusione di metodi di produzione agricola compatibile con le esigenze di tutela e miglioramento dell'ambiente, nonché azioni volte alla cura dello spazio rurale.
Sono previsti anche interventi per l'imboschimento delle superfici agricole e lo sviluppo della silvicoltura, in una ottica di salvaguardia del territorio da fenomeni erosivi ed eventi franosi.
Particolare rilevanza nella misura assumono le misure agroambientali, che costituiscono una serie piuttosto articolata di azioni che si pongono l'obiettivi piuttosto specifici, tra cui la diffusione di metodi di coltivazione a basso impatto ambientale e biologici, riduzione degli imput chimici.
Queste misure si rivolgono in particolare alle aree di pianura, dove è concentrata la produzione agricola con ordinamenti colturali intensivi, con sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e scarsa tutela per la biodiversità.
Tabella 2-6: distribuzione delle misure nell'Asse uno dello PSR 2000-2006
Misura |
Obiettivo |
Zona di applicazione |
Spesa pubblica periodo 2000-2006 (Euro) |
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Investimenti nelle aziende agricole |
Intero territorio |
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Insediamento giovani agricoltori |
Intero territorio |
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Formazione |
Intero territorio |
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Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli |
Intero territorio |
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TOTALE ASSE 1 |
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Fonte: Carrefour Lazio, 2000
Tabella 2-7: distribuzione delle misure nell'Asse due del PSR 2000-2006
Misura |
Obiettivo |
Zona di applicazione |
Spesa pubblica periodo 2000-2006 (Euro) |
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Diversificazione delle attività agricole e delle attività affini |
Azione P1 intero territorio Azione P2 classi 1,2 |
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Incentivazione delle attività turistiche ed artigianali |
Classi 1,2 |
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Miglioramento commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità |
Intero territorio |
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Gestione delle risorse idriche |
Classi 1,2 |
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Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali connesse allo sviluppo dell'agricoltura |
Classi 1,2 |
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Servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale |
Classi 1,2 |
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Rinnovamento e miglioramento dei villaggi, protezione e tutela del patrimonio rurale |
Classi1,2 |
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Miglioramento fondiario |
Intero territorio |
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TOTALE ASSE 2 |
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Fonte: Carrefour Lazio, 2000
Tabella 2-8: distribuzione delle misure nell'Asse tre del PSR 2000-2006
Misura |
Obiettivo |
Zona di applicazione |
Spesa pubblica periodo 2000-2006 (Euro) |
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Misure agroambientali |
Intero territorio |
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Zone svantaggiate |
Zone svantaggiate (ex legge 268/75) |
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Imboschimento delle superfici agricole |
Intero territorio |
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Altre misure forestali |
Intero territorio |
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Tutela dell'ambiente in relazione all'agricoltura, alla selvicoltura, alla conservazione delle risorse naturali, nonché al benessere degli animali |
Intero territorio |
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TOTALE ASSE 3 |
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Fonte: Carrefour Lazio, 2000
La suddivisione del piano in assi prioritari e misure, diciotto in complesso, compresa la misura orizzontale per la valutazione ed il monitoraggio (mis. 4.1), alcune articolate anche in sottomisure (azioni), distribuiscono le risorse anche verso progetti molto piccoli, purché mirati ed applicabili nelle zone opportunamente previste dalla zonizzazione.
Con un piano articolato in questo modo si vuole perseguire un progetto di sviluppo mirato ed integrato del territorio, in un'ottica di multifunzionalità dell'azienda agraria.
L'orientamento seguito dalla Regione nella redazione del PSR vuole rispondere al meglio al principio della sussidiarietà, dando ampia possibilità di programmazione alle singole realtà locali. In questo modo è possibile modellare interventi più aderenti alle varie realtà, che nel Lazio si presentano alquanto diversificate, vista l'elevata disomogeneità del territorio sia dal punto di vista fisico che socio-economico. Lo scopo è quello di centrare al meglio l'obiettivo del Piano di Sviluppo Rurale, ovvero il consolidamento dello sviluppo di tutte le aree rurali regionali.
Tutto questo, sempre perseguendo una logica di attenzione alle esigenze di tutela e valorizzazione delle risorse dell'ambiente, inteso nel senso più ampio di "spazio rurale"e non solo di risorse fisiche, materiali.
3.1 La zonizzazione del territorio laziale
La volontà di fare dei progetti mirati ha richiesto alla Regione un ulteriore sforzo per la "zonizzazione" del territorio regionale. Ciò ha portato ad identificare un criterio complessivo di classificazione, con un livello di lettura minimo individuato nel comune. L'obiettivo è quello di fornire un'immagine di partenza da cui il piano possa muoversi per articolarsi, poi, nelle diverse direttrici guida degli interventi.
La zonizzazione rappresenta uno strumento innovativo, ma al contempo flessibile, perché può essere modificato in funzione degli obiettivi da perseguire e delle situazioni da privilegiare. Questo fatto è essenziale per animare un piano che si propone di favorire lo sviluppo delle zone rurali per sette anni (2000-2006), quindi per un periodo sufficientemente lungo per permettere ad un certo trend di invertirsi in senso positivo, liberando risorse da destinare ad altri interventi.
Per accentuare il grado di coerenza tra la zonizzazione complessiva del territorio e le tre priorità di intervento, individuate dai tre assi di intervento, si sono individuati, all'inizio, tre indici territoriali (economico, sociale, fisico), ciascuno dei quali correlabile con una delle priorità, che hanno permesso una prima classificazione del territorio regionale.
L'Indice territoriale economico è stato determinato tenendo conto di due parametri:
Il reddito pro capite comunale, rapportato a quello medio comunitario
Il valore aggiunto agricolo per unità di lavoro, rilevato a livello comunale rapportato, anch'esso, alla media comunitaria.
I. Pianura litoranea
II. Fascia collinare
III. Fascia montana interna aggregata all'Appennino centrale.
Dal prodotto di questi tre indici, scaturisce un nuovo indice che, pur se con un alto grado di approssimazione, individua aree omogenee e misura il livello di sviluppo.
Il risultato finale ottenuto è la suddivisione del territorio regionale in cinque classi omogenee di comuni:
Comuni con deficit di sviluppo
Comuni con sviluppo contenuto
Comuni con sviluppo medio
Comuni con sviluppo sostenuto
Comuni con sviluppo urbano e capoluoghi.
La zonizzazione è frutto di scelte socio economiche e programmatorie, ed individua, nelle fasce uno e due, 183 Comuni eletti ad aree preferenziali od esclusive nell'attuazione di alcune misure dell'asse secondo (diversificazione economica), prevedendo, invece, l'applicazione di tutte le altre misure dei restanti assi all'intero territorio regionale.
Tale orientamento ha come obiettivo quello di concentrare meglio le risorse finanziarie, indirizzandole verso gli obiettivi dove è migliore il rapporto costi/benefici.
Nella provincia di Viterbo troviamo diciannove Comuni che appartengono ad aree preferenziali, che rientrano quindi nelle classi uno e due (comuni con deficit di sviluppo ed a sviluppo contenuto), su un totale di sessanta, pari perciò al 32% del totale. Gli altri quarantuno sì distribuiscono tra le rimanenti tre classi, con prevalenza (34%) di Comuni che rientrano nella classe terza (sviluppo medio).
Tabella 2-9: zonizzazione comuni della Provincia di Viterbo
CLASSE |
DEFINIZIONE |
COMUNE |
TOTALE |
|
Comuni con deficit di sviluppo |
Cellere, Latera; Onano |
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Comuni con sviluppo contenuto |
Arlena di Castro, Barbarano Romano, Canepina, Canino, Capodimonte, Civitella d'Attigliano, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Lubriano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Sutri, Villa San Giovanni in Tuscia. |
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Comuni con sviluppo medio |
Acqua Pendente, Bagnoregio, Bassano in Teverina, Bolsena, Calcata, Carbognano, Castel Sant' Elia, Civita Castellana, Fabbrica di Roma, Gallese, Marta, Monte Romano, Oriolo Romano, Soriano del Cimino, Tessennano, Valentano, Vasanello, Vejano, Vallerano, Vignanello, Vitorchiano |
|
|
Comuni con sviluppo sostenuto |
Blera, Bomarzo, Capranica, Caprarola, Castiglione in Teverina, Celleno, Corchiano, Faleria, Grafnano, Monterosi, Orte, Ronciglione, Tuscanica |
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Comuni con sviluppo urbano e capoluoghi |
Bassano Romano. Montalto di Castro, Montefiascone, Nepi, Tarquinia, Vetralla, Viterbo |
|
Fonte: Carrefour Lazio, 2000
ura 2-4: distribuzione dei Comuni in provincia di VT nelle classi del PSR
Nelle tabella che segue sono state evidenziate alcune delle produzioni tipiche e tradizionali dell'Alto Lazio che provengono da nove Comuni ricadenti nelle classi uno e due del piano di zonizzazione (Comuni con deficit di sviluppo e Comuni con sviluppo contenuto). Queste, se opportunamente valorizzate, possono offrire un'opportunità per colmare, almeno in parte, il deficit di sviluppo che caratterizza le aree della loro provenienza.
Tabella 2-l0: Alcuni prodotti tipici e tradizionale della provincia di VT
COMUNE |
PRODOTTO |
Latera |
Patata, Vino Aleatico |
Onano |
Lenticchia |
Canepina |
Nocciole, Marroni |
Canino |
Olio Dop, Asparago Verde |
Gradoli |
Patata, Vino Aleatico |
Grotte |
Patata, Vino Aleatico, Vino Est Est Est |
Proceno |
Aglio Rosso |
Sutri |
Fagiolo |
San Lorenzo Nuovo |
Patata, Vino Aleatico, Vino Est Est Est |
Fonte: elaborazione personale da PSR del Lazio (1999) e MIPAF (2001)
3.2 Dotazione finanziaria PSR del Lazio
La dotazione finanziaria destinata ai piani di sviluppo rurale in Italia per il periodo 2000-2006, stabilita dal regolamento CE 1257/99, è di 4.339 milioni di Euro, pari a circa 8.000 miliardi di Lire.
Per la regione Lazio sono previsti finanziamenti pari a 1.650 miliardi di Lire per il periodo 2000-2006, di cui 1.130 provenienti da fonti pubbliche (UE, Stato, Regione Lazio) e 520 di investimenti privati.
L'evoluzione della spesa prevista nel corso dei sette anni di durata del PSR, può essere analizzata più in dettaglio nelle tabelle che seguono
Tabella 2-l1: spesa pubblica negli Assi del PSR del Lazio per il periodo 2000-2006
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Totale |
Spesa pubblica asse 1 |
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Spesa pubblica asse 2 |
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Spesa pubblica asse 3 |
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TOTALE |
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Fonte: PSR Regione Lazio (Dati in MEuro)
Tabella 2-l2 importo totale finanziamenti PSR del Lazio, periodo 2000-2006
Misura |
Obiettivo |
Spesa Pubblica |
Contributo UE |
Totale |
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Investimenti nelle aziende agricole |
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Insediamento giovani agricoltori |
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Formazione |
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TOTALE ASSE 1 |
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Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli |
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|
Diversificazione delle attività agricole e delle attività affini |
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Incentivazione delle attività turistiche ed artigianali |
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Miglioramento commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità |
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Gestione delle risorse idriche |
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Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali connesse allo sviluppo dell'agricoltura |
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Servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale |
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Rinnovamento e miglioramento dei villaggi, protezione e tutela del patrimonio rurale |
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Miglioramento fondiario |
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TOTALE ASSE 2 |
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Misure agroambientali |
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Zone svantaggiate |
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Imboschimento delle superfici agricole |
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Altre misure forestali |
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Tutela dell'ambiente in relazione all'agricoltura, alla selvicoltura, alla conservazione delle risorse naturali, nonché al benessere degli animali |
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TOTALE ASSE 3 |
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Verifica e controllo |
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TOTALE PSR |
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Fonte: PSR della Regione Lazio (Dati in MEuro)
La Regione Lazio ha messo a disposizione degli aiuti supplementari a quelli previsti nel PSR, denominati "Aiuti di Stato", provenienti da risorse proprie iscritte a bilancio in appositi moduli di spesa. I dati disponibili coprono il periodo 1999-2002, poiché il bilancio pluriennale della Regione ha programmazione triennale.
Tabella 2-l3: Distribuzione Aiuti di Stato per il periodo 2000-2002
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ASSE 1 |
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ASSE 2 |
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ASSE 3 |
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Fonte: PSR Regione Lazio (Dati in MEuro)
ura 2-5: ripartizione finanziamenti PSR Lazio Assi 1,2,3 per l'anno 2001
I beneficiari delle misure previste dal Piano e che possono partecipare ai vari bandi sono costituiti da soggetti pubblici (Comuni, Comunità montane, Consorzi di bonifica, Università agrarie) e da privati. Fra questi ultimi si riscontrano grosse novità rispetto ai precedenti strumenti di programmazione; infatti, per la prima volta alcune misure sono riferite anche a soggetti che non svolgono attività agricola, e ciò va letto come una volontà di attualizzazione della politica di sviluppo rurale.
Solo per alcune azioni è stato introdotto come requisito di ammissibilità il criterio della redditività, ovvero il raggiungimento di un determinato reddito netto in funzione del lavoro richiesto dall'azienda.
L'importo del contributo concesso cambia in funzione degli assi e delle misure, e varia in secondo la tipologia del beneficiario e della zona in cui è richiesta l'iniziativa.
La procedura di concessione dei contributi e dei premi ai beneficiari avviene con periodicità annuale o pluriennale, tramite l'emanazione di bandi pubblici per la raccolta delle istanze di finanziamento.
Un potenziale beneficiario può partecipare a più azioni tra quelle previste, anche appartenenti ad assi diversi, senza nessuna penalizzazione; anzi alcune misure presentano delle sinergie, come ad esempio la misura 1.1 (Investimenti nelle aziende agricole) con le misure 1.4 (Miglioramento delle condizioni di trasformazione dei prodotti agricoli), 3.1 (Misure agro-ambientali) e 3.2 (Misure per le zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali).
Aderendo congiuntamente a più azioni della misura agro-ambientale si ha diritto alla priorità nell'assegnazione degli aiuti, così come nel caso in cui la domanda di adesione sia presentata dal singolo agricoltore nell'ambito di un'azione coordinata, ossia di una richiesta congiunta avanzata ad esempio da un'associazione di produttori o da una cooperativa agricola.
Per partecipare ai bandi è necessario presentare solamente la "domanda unica di finanziamento", anche per chi intenda partecipare a più di una azione prevista all'interno delle varie misure. Questa costituisce un'ulteriore elemento di innovazione contenuto nel PSR, essendo introdotta per la prima volta nell'ambito dei finanziamenti pubblici all'agricoltura.
Lo scopo è sempre quello di semplificare le procedure di accesso ai bandi in modo che, alla scadenza del 15 Ottobre di ogni anno, giorno della chiusura del bilancio del FEOGA sezione Garanzia, tutte le risorse indicate siano impegnate, evitando che parte di queste rimangano inutilizzate.
I tempi per la presentazione delle domande di partecipazione sono perciò stretti, si hanno a disposizione novanta giorni di tempo, dal 1° settembre al 1° dicembre di ogni anno. Solo per il primo anno la scadenza è stata al 23 Gennaio2001, ovvero dopo novanta giorni dalla data di pubblicazione dei bandi sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, avvenuta il 20 Ottobre 2000.
L'esigenza di fare in fretta richiede uno sforzo alla Regione nel contrarre i tempi dei controlli amministrativi e dell'istruttoria tecnica, al termine della quale è stilato un apposito verbale di ammissibilità.
La valutazione dei progetti presentati attiene alla Regione, che segue i criteri stabiliti dalla legge 241/97.
Sono previsti dei controlli, ex ante, su un campione del 5% delle aziende, da calcolarsi in base alle domande pervenute e ritenute ricevibili, relativamente a ciascuna misura di intervento e per ogni annualità di riferimento.
A livello di azione o di misura, verrà definito il paniere di progetti ammissibili e, in base ad una graduatoria ed alle disponibilità finanziarie, l'elenco dei beneficiari da inoltrare all'organismo atore (l'AIMA, oggi in liquidazione, a cui subentrerà l'AGEA).
Il fatto di eseguire prima l'istruttoria e poi fare le graduatorie dovrebbe permettere di risparmiare tempo, eliminando subito le pratiche che risultano incomplete o inammissibili per la mancanza dei documenti richiesti, dei criteri minimi di ammissibilità o della compatibilità del progetto con gli obiettivi e le finalità del piano.
Terminata la prima fase istruttoria si può avviare la valutazione tecnica economica sui progetti rimasti, tenendo da subito conto della loro cantierabilità, ovvero della possibilità di essere realizzati immediatamente, in modo da avviare al più presto la spesa.
Per ciascun progetto ammesso al finanziamento è ammesso al finanziamento, è individuato un funzionario responsabile dei controlli o dello stato di avanzamento della spesa progettuale.
Il sistema di controllo organizzato dalla Regione si articola su due livelli:
a) periferico, coincidente con l'ambito territoriale e la struttura della Regione a livello provinciale, inerente lo stato di attuazione finanziaria e la realizzazione fisica del progetto
b) centrale, di verifica dell'avanzamento e delle realizzazioni finali del PSR, nonché di sorveglianza delle modalità operative del primo livello di controllo.
Al termine di questa dettagliata descrizione del PSR del Lazio, è opportuno sottolineare le principali misure presenti nel PSR in favore dei prodotti tipici e tradizionali e le risorse che queste rendono disponibili.
3.3 Misure del PSR in favore dei prodotti tipici e tradizionali
La prima misura che è opportuno sottolineare è la 3, inserita nell'asse secondo, che ha come obiettivo specifico il miglioramento della commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità.
Destinatari degli incentivi sono i prodotti tipici riconosciuti con marchi DOP, IGP, AS, in base ai Regolamenti Comunitari vigenti, ed i prodotti biologici conformi al regolamento CE 2092/91.
Le tipologie di intervento ammissibili riguardano interventi finalizzati ai seguenti obiettivi:
investimenti per la costruzione di reti, anche informatiche, di informazione e per lo svolgimento di transazioni commerciali
strutturazione di servizi per la certificazione della qualità, della tipicità, della ecocompatibilità dei prodotti agro-alimentari
creazione di consorzi di tutela dei prodotti di qualità
investimenti per la realizzazione di strutture di commercializzazione.
I soggetti ammessi a beneficiare delle risorse rese disponibili da questa misura, che ammontano ad oltre 16 milioni di Euro[2], sono Agricoltori associati, Associazioni di produttori, Cooperative agricole e loro Consorzi.
Ulteriori risorse finanziarie sono rese disponibili dalla misura 1.1, inserita nell'Asse primo, ed in particolare dall'azione A
L'obiettivo generale della misura è di favorire gli investimenti nelle aziende agricole; in particolare quello dell'azione A2 si propone di favorire la commercializzazione e la prima trasformazione dei prodotti agricoli in azienda.
Sono ammessi al contributo gli investimenti finalizzati ai seguenti obiettivi:
realizzazione di punti vendita aziendali per la commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità aziendali
acquisto di strutture e macchinari per il condizionamento e la prima trasformazione dei prodotti agricoli, comprese le attrezzature informatiche ed i relativi software, in particolare le attrezzature necessarie per le operazioni di selezione, lavaggio e confezionamento.
L'importo della misura è di oltre 141 milioni di Euro, di cui circa 28 milioni di Euro (pari al 20% del totale) destinati all'azione A I beneficiari sono le persone fisiche e giuridiche titolari di imprese agricole ed i possesso dei benefici specificati dal Bando pubblico.
Sempre all'interno dell'Asse primo, troviamo la Misura 1.4 che si pone come obiettivo il miglioramento delle condizioni di commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli. Questa rende disponibili 53 milioni di Euro per investimenti mirati a realizzare i seguenti obiettivi:
realizzazione o ristrutturazione di strutture di condizionamento, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli
realizzazione di linee di trasformazione e confezionamento di prodotti agricoli di qualità certificata o provenienti da agricoltura biologica
introduzione di sistemi volontari di certificazione della qualità.
In totale il PSR ha stanziato circa 97 milioni di Euro per misure in favore della delle produzioni tipiche e tradizionali, cui si possono aggiungere gli incentivi presenti nell' Asse terzo in favore dei metodi di coltivazione biologici o integrati (Misura 3.1 Azioni F1 e F2).
Tutto questo fa dedurre che il PSR del Lazio offre notevoli opportunità per la loro valorizzazione.
3 Iniziative della Regione Lazio in favore dei prodotti tipici e tradizionali
Tradizione, qualità, tipicità e sviluppo delle zone rurali sono i fattori che possono permettere alle produzioni tipiche e tradizionali regionali di affrontare con delle armi vincenti la sfida della globalizzazione dei mercati internazionali. Il Lazio è un grande giacimento di produzioni agro-alimentari, ma questo potenziale è sino ad ora non sufficientemente sfruttato.
Per questi motivi è di fondamentale importanza l'opera svolta dalla Regione Lazio nell'ambito della promozione dei prodotti tipici e tradizionali regionali.
Al momento ci sono diversi strumenti per perseguire tale politica, che si affiancano a quanto previsto nel Piano di Sviluppo Rurale, e che verranno di seguito descritte.
Il primo da ricordare è il "Programma Interregionale Agricoltura Qualità", attraverso il quale la Regione Lazio ha reso disponibili 2,7 Miliardi di Lire, da utilizzare a cura del Dipartimento Sviluppo agricolo e Mondo rurale, in collaborazione con l'ARSIAL per completare il censimento dei prodotti tradizionali e per implementare un database che ne raccolga i risultati e li metta a disposizione degli operatori e dell'utenza attraverso Internet. Presso l'ARSIAL è in fase di attivazione un servizio, a disposizione dei produttori associati, per l'aggiornamento e la compilazione dei disciplinari di produzione e per corredarli degli studi di supporto per facilitare l'ottenimento dei riconoscimenti europei DOP e IGP. Sempre all'interno del programma, sono previsti bandi di concorso per il finanziamento dei costi di prima certificazione secondo le norme ISO 9000 ed ISO 14000. Queste certificazioni internazionali possono facilitare la penetrazione dei prodotti tipici regionali sul mercato internazionale.
Il "programma strategico per la promozione dei prodotti agro-alimentari ed enogastronomici", è un serio e rigoroso piano strategico e metodologico, elaborato dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Lazio, per la programmazione delle attività legate alla promozione dei prodotti tipici e tradizionali regionali, che si affianca alle misure in favore dei prodotti tipici e tradizionali previste dal PSR regionale.
L'obiettivo del piano è di favorire e consolidare la nascita di un sistema sinergico tra il to agro-alimentare ed i settori del turismo, della cultura, dell'artigianato e della formazione professionale.
Il piano analizza la dinamica dei processi di promozione e punta su azioni mirate e razionalizzate nell'ambito del sistema prodotto-territorio. Nel Lazio questo sistema rappresenta un plus valore, viste le grandi risorse agro-alimentari e turistiche di cui dispone la regione. Le province laziali, anche escludendo Roma, godono di un patrimonio di beni architettonici, archeologici, storici ed ambientali di inestimabile valore, che può essere riscoperto anche attraverso la valorizzazione delle specialità gastronomiche regionali.
Il programma prevede anche un criterio di valutazione per misurare il beneficio effettivo derivante alle aziende partecipanti, al fine di poter valutare l'efficacia delle attività di promozione, con l'obiettivo di supportare la crescita delle aziende che partecipano alle manifestazioni. A questo proposito, è richiesto alle aziende che beneficiano delle azioni previste dal Piano di promozione impegno e collaborazione nella raccolta dei dati richiestigli con appositi moduli. I dati raccolti daranno la possibilità di creare una banca dati da cui poter attingere per calibrare e modulare i programmi futuri, nell'ottica di migliorare i benefici conseguibili dagli utenti coinvolti nelle attività promosse.
Le risorse finanziarie messe a disposizione dal programma strategico per la promozione dei prodotti agro-alimentari ed enogastronomici ammontano a circa 15 miliardi di Lire, destinate ad essere impiegate in varie iniziative promozionali in Italia ed all'estero. Sono previsti anche degli interventi più mirati e specifici, come ad esempio lo svolgimento di corsi di formazione sulla cucina tipica laziale rivolti a giovani chef, o la sensibilizzazione dei ristoratori laziali rivolta ad inserire nei loro menù piatti e prodotti tipici regionali. L'elenco di alcune delle iniziative finanziate dal programma strategico per la promozione dei prodotti agro-alimentari del 2001 è riportato nelle tabelle che seguono.
Tabella 2-l4 Manifestazioni estere previste dalla Regione Lazio (Fonte: Regione Lazio)
MANIFESTAZIONE |
CITTA' |
SPESA PREVISTA (lire) |
Arte e vino |
Sendai (Giappone) |
|
Biofach |
Norimberga |
|
Prowein |
Dusseldorf |
|
Glee |
|
|
Anuga |
Colonia |
|
Bruxelles |
Bruxelles |
|
Delices du monde |
Parigi |
|
London wine |
Londra |
|
Hostex show |
Hostex ( |
|
Settimana del prodotto del Lazio |
Manchester |
|
Tabella 2-l5: Manifestazioni nazionali previste dalla Regione Lazio
MANIFESTAZIONE |
CITTA' |
SPESA PREVISTA (lire) |
Fiera agricola |
Verona |
80.000.000 |
Fiera cavalli |
Verona |
|
Mia |
Rimini |
200.000.000 |
Sana |
Napoli |
|
Vinitaly |
Verona |
|
Sol |
Verona |
250.000.000 |
Cibus Med |
Bari |
80.000.000 |
Sana |
Napoli |
170.000.000 |
Flormart |
Padova |
80.000.000 |
Euroflora |
Genova |
|
Expofood |
Milano |
90.000.000 |
Biteg |
Riva del Garda |
|
Cibus tour |
Parma |
|
Vino novello |
Vicenza |
25.000.000 |
Sapori in fiera |
Milano |
|
Agri |
Umbria |
50.000.000 |
Bit |
Milano |
|
Fonte: Regione Lazio
Un'altra iniziativa intrapresa della Regione Lazio in favore della promozione dei prodotti tipici e tradizionali regionali è l'istituzione delle "Strade del vino, dell'olio e dei prodotti tipici e tradizionali", grazie ad una legge regionale promulgata nell'Agosto 2001, in recepimento di quella nazionale 268/99, che promuove e disciplina la realizzazione di percorsi enogastronomici.
Le "strade" sono dei percorsi dove sono segnalati e pubblicizzati i vigneti, le cantine, gli oliveti, i frantoi, le aziende agricole e quelle di prodotti tipici e tradizionali, nonché tutte le attrazioni culturali, naturalistiche e storiche del territorio. Sono previste anche la costruzione di enoteche ed oleoteche regionali.
Tutte le attività di ricezione ed ospitalità dei turisti, degustazioni di prodotti aziendali ed organizzazione di attività ricreative sono gestite dalle aziende agrituristiche locali. L'obiettivo dell'iniziativa è di organizzare e qualificare un'offerta turistica di tipo integrato, valorizzando e facendo conoscere le aree rurali del Lazio, rafforzando così il legame prodotto-territorio.
Le strade, realizzate e gestite secondo quanto previsto da un apposito disciplinare, dovranno essere individuate da appositi "comitati di promozione", i quali dovranno presentare all'Amministrazione regionale il progetto realizzativi, oltre al disciplinare, del percorso enogastronomico.
Da questo discorso si evince che la Regione Lazio si è dimostrata piuttosto attiva e sensibile al tema dei prodotti tipici e della loro valorizzazione, mettendo a disposizione dei produttori tutta una serie di iniziative. Queste, però, per essere sfruttate in pieno devono essere integrate dalla volontà e dall'impegno dei produttori nel compiere investimenti che possano rimediare ai diversi problemi che caratterizzano il settore delle produzioni tipiche e tradizionali, abbandonando mentalità assistenzialista e ritrovando uno spirito imprenditoriale più consono alla gestione di una moderna impresa agricola.
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