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La 'latinizzazione' della letteratura assume, con questa opera, un carattere di assoluta novità, in quanto non si tratta solo di un romanzo, genere non ancora sperimentato dai Latini, ma anche perché esso non trova riscontro in un modello determinato, bensì accoglie in sé motivi e suggestioni ricavate dalle più diverse fonti greche, soprattutto dalla 'satira menippea', per la sua mescolanza di prosa e versi.
L'altro genere a cui il Satyricon si ispira è il romanzo greco erotico-d'avventura, che si caratterizzava sia sul piano dell'amore perseguitato da un dio, in questo caso Priapo, sia sul piano dell'avventura, in cui confluirono anche i generi dell'elegia erotica e della storiografia ellenistica.
Naturalmente protagonista dell'opera non è la coppia del romanzo greco, in quanto si tratta di una coppia maschile, e l'ambiente da cui essa proviene e in cui essa si muove è ben lontano dall'atmosfera indefinita, fuori dello spazio e del tempo, che caratterizza il modello greco.
Per quanto riguarda l'opera in sé, il titolo è variamente riportato dalla tradizione manoscritta: 'Petroni Arbitri Satirarum Libri', 'Petroni Arbitri Satyri Fragmenta' e, nella maggior parte dei codici, 'Petroni Arbitri Satyricon', cioè libri di cose satiriche. Di essa non restano, insieme con 53 brevissime citazioni riportate da eruditi o grammatici, che una serie di estratti, conservatisi in due modi: uno, che tramanda l'episodio quasi integro della 'cena', l'altro, che contiene la prima parte della 'cena' e ciò che la precede e la segue, il tutto ordinato in 141 moduli. Per quanto riguarda l'estensione originaria, si può pensare a circa 1000 ine, delle quali i frammenti a noi pervenuti sembrano appartenere ai libri XV e XVI, che realizzano un complesso schema narrativo fondato sull'avventura e sull'amore.
Filo conduttore di tutta l'azione si può individuare nell''ira di Priapo', movente delle peripezie e disavventure dei personaggi principali, Encolpio e Gitone, due giovani senza famiglia e senza denaro, che si spostano da un luogo all'altro, incontrando molti personaggi. L'azione è divisa in due grossi nuclei, che si distinguono per la diversa localizzazione geografica. Il primo ha per teatro un'imprecisata città greca dell'Italia meridionale (forse Napoli o Pozzuoli) e abbraccia anche l'episodio della 'Cena Trimalchionis'. Ai tre personaggi principali, Encolpio, Gitone e Ascilto, si accomna un retore, Agamennone, che sostiene con Encolpio un discorso sullo scadimento dell'eloquenza contemporanea, viziata dall'asianesimo:
'Nunc pueri in scholis ludunt,
iuvenes ridentur in foro, et quod
utroque turpius est, quod quisque
perperam dicit, in senectute
confiteri non vult . '
'Ora i fanciulli giocano nelle scuole, i giovani sono derisi
nel foro, e cosa più indegna di tutte, nella vecchiaia non
si vuole convenire ciò che ciascuno dice falsamente'.
E la crisi generale della scuola,divenuta palestra di vacui esibizionismi su temi del tutto avulsi dalla realtà della vita: i maestri sono come i parassiti; se vogliono vivere, devono adattarsi alla pretese di chi li a, genitori e studenti. Sembra, questa, la premessa alla denuncia di una degradazione sociale, la cui radice è da identificarsi proprio nella corruzione della parola e della scuola.
Dopo una serie di avventure che si svolgono in una locanda, in una casa di malaffare e al mercato, ha inizio la famosa cena a casa di Trimalchione, un liberto, originario dell'Asia Minore, sfacciatamente arricchitosi, cui partecipano molti altri convitati, a ciascuno dei quali Petronio ha dato una particolarissima caratterizzazione, soprattutto attraverso i discorsi da essi pronunciati. Risultato è una vivacissima galleria di tipi al di sopra dei quali si staglia il protagonista dell'episodio, Trimalchione appunto, nel quale qualche critico ha voluto intravvedere l'allegoria di Nerone.
Liberto arricchito, stravagante e a volte eccentrico, egli è una ura assai particolare, multiforme e poliedrica: continua, via via che si prosegue nella trattazione, a ostentare la sua incommensurabile ricchezza, a fare sfoggio della sua prodigalità, ad assumere un atteggiamento a dir poco volgare e ripugnante, sorprendendo con inattese profondità di pensiero e con un amaro pessimismo:
'sic orbis ventitur tanquam mola, et
semper aliquid mali facit, ut homines
aut nascantur aut pereant'
'così gira il mondo, proprio come una mola, e a
ogni momento ci porta qualche guaio, sia che gli
uomini nascano sia che crepino'.
A completare il quadro della varia e complessa struttura del Satyricon vanno, infine, considerate le componenti poetiche e novellistiche. Troviamo, infatti, 65 trimetri giambici sulla 'Troiae halosis' e i 295 esametri di un 'Bellum Civile', in polemica con Lucano. Per quanto riguarda le novelle, bisogna ricordare quella del vetro infrangibile, del lupo mannaro, del manichino di lia, del fanciullo di Pergamo e, più importante, la storia della matrona di Efeso.
E proprio in questo carattere composito sta la novità di Petronio: i vari episodi, infatti, non urano mai disgiunti fra loro, ma come fasi di una singola avventura che ha protagonisti comuni e come modelli esistenziali positivi che propongono un modello morale di comportamento; è attraverso Encolpio, reduce dall'aver udito un retore, che Petronio esprime il suo giudizio negativo sull'oratoria. Di qui la sua concezione letteraria classica che comporta l'imitazione degli attici, di Tucidide e di Iperide: il 'Bellum Civile', infatti, consisterebbe nella trattazione, in chiave moderna, dell'epopea, gareggiando e superando al contempo il modello virgiliano.
Da ciò si potrebbe concludere, allora, che l'opera è un romanzo di costume e che, nel rappresentare la depravazione e i vizi della società del tempo, finisce con l'esercitare un'opposizione letteraria, morale e politica, nei confronti del principe e dei suoi amici.
Lungi dal proporsi come narratore onnisciente, Petronio presenta l'opera con assoluto distacco. La funzione narrativa è affidata ad Encolpio, la cui ura serve da raccordo tra i vari episodi: egli, infatti, trasmette la sua visione delle cose e i suoi pensieri, attraverso un discorso elegante e raffinato in cui ritroviamo anche espressioni del 'sermo familiaris' e vocaboli 'volgari', coniati dallo stesso autore.
Diversamente da altri autori della latinità argentea, Petronio fu apprezzato molto tardi dalla critica moderna. Tale atteggiamento, che fa seguito all'interesse dimostratogli dagli eruditi del basso impero, come Sidonio Apollinare, è da riferirsi alla lunghezza dell'opera e al tenore del contenuto. Successivamente, durante l'Umanesimo, egli fu molto apprezzato da Poggio Bracciolini, appassionato alla raccolta di codici antichi.
La diffusione delle edizioni 500entesche acuisce la curiosità per il romanzo, di cui si depreca lo stato frammentario. I secoli che seguono vedono accrescersi, particolarmente in Francia, l'interesse per questo autore, tanto che nel'700 il Satyricon divenne lettura alla moda nei salotti e nei circoli letterari. Lo stesso Parini, nel 'Giorno', allude ironicamente alla diffusione dell'opera nei salotti; e il Manzoni intitola 'Panegirico a Trimalcione' uno dei suoi Sermoni (1803-l804), inteso a satireggiare i nuovi ricchi e il parassitismo dei poeti di corte. Nel secondo '800, Petronio fu considerato anticipatore del realismo di Honorè de Balzac, che vide in lui il primo autore che abbia saputo dare una storia dei costumi.
Con il diffondersi della sensibilità Decadente, il Satyricon trovò i suoi più appassionati stimatori, perché specchio di una società in disfacimento, sofisticata ed esausta. J.K.Huysmans, nel suo romanzo ½ Rebours' (1884), celebra Petronio fra gli autori più grandi della latinità; e anche Oscar Wilde attribuisce a Dorian Gray, protagonista del suo più importante romanzo, l'ambizione emulare e superare l'epiteto di 'arbiter elegantiae'.
Suo ammiratore fu anche il poeta T.S.Eliot, che usa come epigrafe per il suo romanzo 'La terra desolata' (1922) l'aneddoto della Sibilla Cumana narrato da Trimalchione, con allusione alla stanchezza e al declino della civiltà occidentale.
L'opera petroniana continuerà, così, per tutto il corso del '900 ad essere fortemente apprezzata in qualsiasi campo dell'arte e della cultura, tanto che, nel 1969, il mondo del Satyricon è stato interpretato dal regista Federico Fellini in un film, 'Fellini Satyricon', di opulenta e licenziosa fantasia 'barocca'.
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